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venerdì 17 agosto 2007

Noam Chomsky: linguaggio e libertà oltre le illusioni necessarie












La più grande patologia del mondo occidentale, è la creazione di sistemi di controllo del comportamento della gente, ad opera delle grandi corporation della pubblicità e di quelle inserite a pieno titolo nel mare magnum del libero mercato. Un controllo creato appositamente da autorevoli editorialisti, intellettuali, accademici, manager, grazie ad un pressante e stritolante lavoro di sottrazione o distorsione dogmatica (vedasi i casi di Herman Khan nel suo libro On Thermonuclear War, e l’analisi di Gabriel Jackson nella sua opera The Spanish Republic and the civil war: 1931/1937) delle informazioni circa tutte quelle questioni che l’establishment non vuole in nessun modo far trapelare dalla “stanza dei bottoni”, in modo che magari si venga a creare una vasta porzione di popolazione che sappia argomentare da specialisti su argomenti come le scelte messe in campo dal coach dei Los Angeles Lakers su chi far giocare o meno magari nei play-off dell’NBA, anziché magari sul fatto che gravi violazioni dei diritti umani, con il sostegno diretto o indiretto degli U.S.A., si siano verificate poco più in là dei “cortili dello zio Sam”: in Nicaragua (la serpe filo-sovietica cresciuta in seno alla grande madre America), in Salvador (dove i commandos degli Atlacatl hanno ucciso migliaia di civili innocenti) o il Plan Colombia voluto da Clinton per la Colombia come sostegno economico per il paese, in realtà una sorta di embargo “gentile” a favore degli investitori americani, tanto per fare qualche esempio più vicino ai nostri tempi. Per non parlare poi dei casi più eclatanti di orrore e persecuzione nella storia della politica estera degli Stati Uniti, da paragonare alle più terribili atrocità naziste, come i devastanti bombardamenti del Laos settentrionale e la Cambogia nel 1969 o l’invasione del Vietnam del Sud (concetto assolutamente inesistente per le categorie mentali dei politici e politologi statunitensi, pena l’essere tacciati di follia o di spalleggiamento al comunismo terroristico internazionale) . Una modalità operativa propria della fabbrica del consenso creata appositamente per la nascita delle cosiddette illusioni necessarie, quelle che hanno lo specifico compito di rendere una popolazione spaventata dal pericolo costante di un’invasione da parte di demoni russi, o di orde di fondamentalisti provenienti dal Terzo Mondo. La logica è sempre la stessa. Un esempio, a sostegno di questa affermazione, lo si può trarre dal libro di Noam Chomsky Illusioni necessarie, ovvero le versioni modificate di cinque conferenze radiofoniche tenute da Chomsky alla Canadian Broadcasting corporation nel 1989, (Elèuthera), ad esempio alle pagg. 183 e184 : “Gli obiettivi a lungo termine dell’Amministrazione Reagan in Centro America sono stati chiari fin dall’inizio. Shultz, Abrams, Kirkpatrick e compagnia rappresentano l’ala estremista dello spettro politico, con il loro entusiasmo per il terrore e la violenza, ma gli obiettivi generali della sua politica sono convenzionali e profondamente radicati nella tradizione e nelle istituzioni statunitensi; ed è per questo che hanno ricevuto scarsissime critiche da parte della cultura dominante. Ed è sempre per il medesimo motivo che ci si può aspettare che proseguano. Quello che serve è annientare le organizzazioni popolari che lottano per difendere i diritti umani fondamentali (arcivescovo Romero) ed eliminare il pericoloso ultranazionalismo nelle democrazie in fasce (…)”. Complementare l’altro lavoro di Noam Chomsky, Linguaggio e libertà, che raccoglie interventi risalenti agli anni ‘60 e ’70 e una bella intervista introduttiva al volume di James Peck, (NET- MarcoTropea editore) in cui vengono affrontate una serie di tematiche riguardanti importanti episodi della storia contemporanea internazionale americana e non solo, tra cui la splendida analisi sulla rivoluzione anarchica in Spagna tra il luglio 1936 e il maggio 1937, secondo alcuni tra i più autorevoli punti di vista, da chi la rivoluzione l’ha vissuta come Orwell, e da chi la rivoluzione l’ha saputa raccontare teoricamente e non solo, come Rudolf Rocker. Anche se in termini di abbozzo,viene sviluppata teoreticamente una condizione necessaria per scavalcare tutte quelle logiche di controllo e potere, per cui in teoria tutti sono detentori di diritti, ma in realtà nessuno è in grado economicamente di acquistarli. Sembra un paradosso, ma non lo è! Una condizione emancipativa per l’uomo che parte dal linguaggio, strumento indispensabile per costruire e migliorarsi in una costante azione non solo dialettica ma di prassi interattiva all’interno del sistema-mondo, con alla base quattro pilastri fondamentali per arrivare a pensare e costruire il Bene Comune: onestà e sincerità, responsabilità e sollecitudine. Il linguaggio può divenire fenomenologia della liberazione umana!

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