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mercoledì 14 maggio 2008

Absinthium di Irene Leo

















Se l'acqua lava ciò che penso,

forse un iris nasce tra quel fango, dopo.

Chiara la notte senza sangue e corpo, a volte

è la mia mano,

pesante lama che ti (of)fende mio amato Sempre.

Ma non c'è occhio cieco tra le ciglia del grano morto,

l'onda ferrosa della vita attanaglia la lingua

ed io lo so che tutto è.

Da quassù le orme dell'invisibile

sono mie,

stelle laconiche di tempo,

abbottonate tutte sulle maniche.

Spilli che reggono il gioco

della prossima estate.



fonte http://digilander.libero.it/mikima33/assenza.jpg

5 commenti:

  1. grazie per avermi linkato... so che è molto difficile ma non mollerò, lascerò perdere solo quando mi renderò che non ci sono speranze per il romanzo, un saluto da angela

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  2. il testo di irene mi sembra davvero buono.
    non ho capito quel (of)fende, però...

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  3. Grazie Rossano :) ...
    è un doppio senso, come a dire che tutte le verità non hanno mai senso unico...e al chiarore di una coscienza più reale e meno soggettiva si manifestano tra le parentesi :)
    un caro saluto a presto
    I.

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  4. molto bella, non sento di aggiungere niente, provoca immagini particolari..

    "Ma non c'è occhio cieco tra le ciglia del grano morto,

    l'onda ferrosa della vita attanaglia la lingua

    ed io lo so che tutto è."

    soprattutto questo, spettacolare

    RispondiElimina
  5. Grazie Nicole! :)

    Irene L.

    RispondiElimina

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