venerdì 31 ottobre 2008

Paolo Pacciolla e Anna Luisa Spagna e Lecce per parlare dell'India


PAOLO PACCIOLLA ANNA LUISA SPAGNA
LA GIOIA E IL POTERE (Besa editrice)

Lecce - 31 ottobre 2008 alle ore 19,00
presso il Convento dei Teatini.

Interverranno l'on. Adriana Poli Bortone e il prof. Roberto Perinù.






Un percorso storico nella musica e nella danza dell’organismo sociale indiano: la musica vedica della casta sacerdotale, che sottolineava e dava forza ai vari momenti dei riti sacrificali; le esecuzioni orchestrali e le danze nelle splendide corti dell’India – da quelle antiche, buddiste o indù, a quelle musulmane e poi inglesi – dove musica e danza erano affidate alle donne ma erano praticate anche dai re e dai guerrieri; musica e danza nei templi medioevali e moderni, i palazzi degli dei attorno ai quali ruotava la vita delle città; la scena cittadina, con le processioni sacre e regali e le varie forme di intrattenimento. Ma anche un’analisi delle idee estetiche che le arti dello spettacolo dovevano esprimere e veicolare: le ragioni e le finalità delle arti, il rapporto con le cosmogonie e l’analogia con i culti e le pratiche spirituali. E, ancora, il rapporto delle arti con le forme naturali, in particolare quelle della vita vegetale. Inoltre, un’esposizione degli elementi grammaticali fondamentali e delle principali forme musicali e coreutiche. Una ricerca sulla musica e la danza che restituisce a queste arti la centralità che avevano nel pensiero e nella società dell’India di tutte le epoche.


PAOLO PACCIOLLA inizia la ricerca sulla musica classica indiana (Dhrupad Pakhawaj) nel 1995. Ha pubblicato la monografia Il pensare musicale indiano (Besa, 2005). Suoi scritti sono apparsi sulle riviste “Melissi”, “In Corso d’Opera” e negli Atti del XI, XII e XIII Convegno Nazionale di Studi Sanscriti, tenutisi a Milano (2002), Parma (2004), Roma (2006).
Compone ed esegue le musiche per gli spettacoli di Sutra - Arti Performative, presentati in diverse rassegne e festival in Italia e all’estero.

ANNA LUISA SPAGNA inizia la ricerca sulla danza classica indiana (Odissi e Chhau di Seraikella) nel 1995. Suoi scritti sono apparsi sulle riviste “Melissi” e “In Corso d’Opera”. Con il nome Racconti del Corpo sviluppa una ricerca fra danza e pedagogia legata al tema del femminino.
È coreografa e danzatrice negli spettacoli di Sutra - Arti Performative, presentati in diverse rassegne e festival in Italia e all’estero.

giovedì 30 ottobre 2008

Enzo Fileno Carabba - Le colline oscure - Armi da taglio 3 (Barbera editore)


IL LIBRO

Angelo di mestiere tenta di insegnare l’amore per i libri alla fauna studentesca che popola il labirintico Istituto ogni giorno più grande. Nel tempo libero ruba giocattoli ai bambini ricchi e li rivende. Sarebbe un’esistenza già abbastanza bizzarra se non fosse che la campagna attorno a lui comincia a popolarsi di Madonne: appaiono, marciano tra gli alberi e a volte si scontrano con ferocia. Da dove vengono? Che cosa vogliono?

In una realtà attraversata da misteri e da rivelazioni, da tafani e da tagliole, si intrecciano le vicende di turisti americani new age e bambini muti, vecchie zie e manager d’assalto, donne che Angelo ama e donne che dovrebbe amare. Ed è così che pagina dopo pagina la scrittura incantevole di Enzo Fileno Carabba ci trasporta in un mondo fantastico e ci porta a scoprire l’unica verità possibile: il Maligno si annida dappertutto, le colline incombono oscure e occorre organizzarsi per provare a resistere allargando spiragli di luce.



L’AUTORE

Enzo Fileno Carabba (Firenze, 1966) è autore di diversi libri, tra cui Jakob Pesciolini (Premio Calvino 1991), La regola del silenzio e La foresta finale, tutti editi da Einaudi. Il suo ultimo romanzo prima di Le colline oscure è stato Pessimi segnali, uscito in Francia nel 2003 nella prestigiosa Série Noire di Gallimard e l’anno dopo in Italia da Marsilio: lì compariva per la prima volta Angelo, protagonista anche di queste pagine.

martedì 28 ottobre 2008

Marcello Sacco parla del Presidente Nero di Lobato

Il motivo per presentare al lettore italiano Il presidente nero [...] sembrerebbe quasi ovvio, nell’anno della campagna elettorale di Barack Obama, John McCain, Hillary Clinton e Sarah Palin.
Diceva Aldous Huxley, nella prefazione del 1946 al suo Brave New World, che un libro sul futuro, qualunque sia la sua qualità artistica o filosofica, ci interessa solo nella misura in cui le profezie che contiene possono avverarsi o no. Ebbene Il presidente nero [...] fu scritto quando neanche l’egemonia mondiale degli USA si poteva considerare così ovvia [...] e già ci parla di una società futura in cui vige il telelavoro e il voto telematico, l’opinione pubblica si orienta leggendo giornali proiettati su schermi luminosi presenti in ogni casa, l’elettorato ha accantonato la lotta di classe e si identifica con i suoi leader secondo sesso, colore della pelle e fotogenia, mentre è in corso una campagna elettorale in cui, a contendersi la Casa Bianca, ci sono un conservatore bianco, un leader nero e una donna. [...] Ma Lobato non prevede solo questo. Prevede lo shopping e l’università a distanza, le ferie coniugali (cioè brevi separazioni periodiche in luogo del divorzio), i villaggi turistici, la dittatura sociale della moda e quella domestica del bambino. [...] E a proposito di capitalismo, Lobato vede nel fordismo e nell’industrialismo americano la fine dei contrasti fra capitale e lavoro; considerazione che oggi molti sottoscriverebbero e molti altri non riuscirebbero a leggere senza sorridere o inorridire. Ma tra il sorridere e l’inorridire si annida appunto una delle questioni cruciali che la lettura di questo libro solleva. Come valutare la distanza tra l’autore e la materia trattata? Fino a che punto il futuro descritto è auspicato e fino a che punto temuto? Questo è infatti un libro in cui il teorico della letteratura interroga il testo e domanda al suo autore empirico: “Ci fai o ci sei?”
Monteiro Lobato, va detto subito, con questo romanzo si guadagnò la fama di scrittore razzista, non tanto (o non solo) per la sua visione stereotipata delle razze, quanto per le teorie eugenetiche che circolano in queste pagine. Ma un libro sul futuro si fa leggere innanzitutto se propone profezie realizzabili (anche se dovessero far più paura ai lettori che al profeta) [...].
Sull’eugenetica, la dottrina formulata da Francis Galton per “migliorare” la razza umana, forse si sa molto e molto poco [...]. Quando alla fine degli anni ‘10 viene introdotta in Brasile, l’eugenetica sembra dare inizialmente voce, nella sua versione più moderata, alla necessità di migliorare le condizioni igieniche delle classi più povere, tanto nei suburbi come nelle campagne. Tuttavia, il suo côté razzialista, pur non provocando l’orrore dei campi di concentramento europei, genera un dibattito che oggi, se non scandalizza, fa quasi tenerezza. Nel paese meticcio per eccellenza [...] intellettuali e scienziati brasiliani si domandavano se la condizione creola del loro popolo non l’avesse per caso reso inadatto alle sfide della modernità [...].
L’incontro di Lobato con l’eugenetica avviene in questa fase. Più che un intellettuale “impegnato”, nel senso che si dà oggi al termine, lui è un intellettuale impresario. Per tutta la vita non farà che realizzare o teorizzare imprese, affari, linee guida economiche, investimenti [...], abbraccia e respinge con disinvoltura vari credi. Compare sulla scena letteraria con una polemica contro il caboclo, il contadino di ascendenza india che vive di un’arretrata agricoltura di sussistenza, descrivendolo come un fungo, un parassita, ma negli anni ci si affeziona e ci ripensa, scoprendo coi marxisti che è uno sfruttato; idolatra l’economia USA, ma ammira anche Lenin; apprezza il ruolo della donna nella rivoluzione sovietica, ma maschera di sarcasmo la sua antipatia per le suffragiste inglesi; critica gli artisti connazionali che imitano il Futurismo, ma tesse elogi marinettiani alla guerra igiene del mondo; spera che l’eugenetica possa effettivamente purificare il sangue brasiliano, ma non esita ad osannare Gilberto Freyre, il sociologo che a New York, con Franz Boas, aveva imparato a distinguere determinismo razziale da influsso culturale e ravvisò proprio nel meticciato l’identità del Brasile e del colonialismo lusitano. Teoria, questa, che se ha a sua volta rischiato di generare l’idea autoassolutoria di un colonialismo buono, ha anche avuto il merito, fra gli altri, di estrarre il Brasile dalle sabbie mobili di ridicoli complessi d’inferiorità, incamminandolo verso quell’orgoglio creolo che oggi si ritrova un po’ dappertutto, dal pensiero sociale alla musica popolare. È il Brasile sincretico e multirazziale cantato da Vinicius de Moraes (“bello come la pelle soffice di Oxum”, la venere mulatta del candomblé), ma anche quel microcosmo misto eppur rigorosamente gerarchizzato, con le sue balie ingenue e i negri da cortile, che ritroviamo proprio nella letteratura infantile di Monteiro Lobato.
Per lui il paradosso statunitense sta proprio in quella sorta di segregazionismo rigido e tuttavia fortemente egualitario, coerente e democratico fino ad affacciarsi sull’abisso di una nuova guerra civile. [...] Una visione del melting pot a stelle e strisce in bilico fra utopia agghiacciante e distopia involontaria, tra profezia catastrofistica e wishful thinking in agguato. Dunque a un delirio letterario come questo si può scavare una nicchia in quel subgenere della fantascienza che è il romanzo distopico, proprio accanto a Brave New World o 1984, con buona o cattiva pace del suo autore empirico e dei suoi coinquilini anglosassoni. Perché, quale che sia l’adesione della persona reale alle idee delle sue personae, certe affermazioni – che rappresentano oggi un curioso florilegio di dottrine protonaziste – poste in bocca a una perturbante Beatrice ariana, frullate in una trama romanzesca improbabile, punteggiate di svenevoli commenti amorosi di un timido travet carioca che ascolta basito aneddoti giunti direttamente dal futuro remoto, oggi suonano a “modeste proposte” swiftiane e sembra davvero impossibile, quando il climax narrativo porta il delirio ai suoi piani più alti, pensare che non si rida anche un po’ col (e non del) loro autore.

Marcello Sacco ha curato la post-fazione al volume

Il presidente nero, Controluce, Nardò 2008

mercoledì 22 ottobre 2008

Roberto Pazzi nel Salento












Roberto Pazzi torna nel Salento per presentare il suo sedicesimo romanzo
"Dopo primavera" - edito da Frassinelli


La vita di Aldo Mercalli, passata a scrivere libri di successo e a inseguire fantasmi amorosi, cambia la sera in cui, rientrato in casa, trova ad attenderlo un uomo identico a lui. La sorpresa iniziale si tramuta presto in fastidio e, alla fine, in apatica rassegnazione alla convivenza coatta, fino a quando il protagonista si lascia sedurre dalla tentazione di servirsi del misterioso gemello per emendare gli errori e le scelte di un’esistenza imperfetta, dominata dall’ansia di salvare gesti e parole dall’inevitabile decadimento della durata. La faustiana complicità con il diabolico servitore entra in crisi nel momento in cui, dal passato, riemerge una donna. Sveva non si accorge subito di ricevere, nell’amante, le attenzioni di due uomini diversi... Ma poi sarà lei a porgere ad Aldo il filo per uscire dallo sdoppiamento. L’autore di Vangelo di Giuda e di Conclave, calandosi in uno dei dualismi più sofferti – lo scarto fra quel che si è e quel che si sarebbe voluto essere – ritrova nelle finzioni della scrittura uno specchio tra i più limpidi per rappresentare e capire misteri e ambiguità della natura umana.

Roberto Pazzi, tradotto in 27 lingue, è stato collaboratore del C. della Sera ed ora del New York Times.

Due volte finalista al Premio Strega, ha vinto, tra gli altri, i premi Comisso, Montale, Superflaiano, Stresa e Scanno.

The OBSERVER ha scritto di lui: “E’ un fuoriclasse della scrittura. E’ il successore di Calvino”.

“Pazzi sa dare vita ad allegorie fantasiose che ricordano al lettore la magia e la forza immaginifica di Calvino” (The New York Times)

“Pazzi ha la stoffa del grande narratore” (L’Express)

“E’ un narratore raffinato e incantato di fatti che non accaddero o che si verificarono soltanto in quella storia che ha luogo al di là dello specchio di Alice”

(C. Sgorlon)


Gli appuntamenti con Roberto Pazzi:


Giovedì 23 ottobre 2008


Martignano : Palazzo Palmieri
ore 20,00
Presenta Elio Coriano, interviene Luigino Sergio


Venerdì 24 ottobre 2008
Università di Lecce

ore 17,00

conferenza nell’aula Ferrari dell’Ateneo. Patrocinio della Facoltà di Scienza della Formazione.

Conferenza: “Perché scrivere, perché leggere”.

Introduce il prof. Giovanni Invitto, presenta il prof. Carlo Alberto Augieri



III^ Circoscrizione Lecce
Leuca – Ferrovia - Stadio

ore 19;30

Quartiere in festa
Evento “Piovono libri”
Sede del IV Circolo
Via Cantobelli

Presenta Raffaele Polo



Sabato 25 ottobre 2008
Lecce
ore 18:00

c/o la Sala lettura Biblioteca Provinciale “N. Bernardini”.
Presenta M. G. De Judicibus, Presidente Pro loco di Lecce.
L'incontro è curato dalla Pro Loco e dalla FIDAPA di Lecce.
Seguirà degustazione


info: Alessandro Turco

lunedì 20 ottobre 2008

Immaginaria 08

















La fabbrica dei gesti
riparte con
"IMMAGInARIA"
Laboratorio Coreografico/Teatrale
condotto da

Silvia Lodi e Stefania Mariano

Lezione Prova
Venerdì 31 ottobre 2008


Formazione e ricerca dove scoprire, apprendere, creare, lavorare sulla danza ed il teatro attraverso il training fisico e gli elementi fondamentali della dinamica, peso e respirazione. E ancora: l'improvvisazione personale e di gruppo, la composizione, il lavoro con il testo, gli elementi di base della danza contemporanea e l'uso della voce.

Il laboratorio è rivolto a danzatori, attori e musicisti provvisti di esperienza, e a chiunque abbia la curiosità e l'interesse a scoprire e risvegliare le proprie capacità sensoriali, espressive e creative. L'obiettivo del lavoro è espandere e coltivare la propria capacità di comunicazione con gli altri e con lo spazio. Il laboratorio intende, attraverso gli strumenti pratici e teorici, sviluppare una coscienza corporea con l'intento di far dialogare i due linguaggi: teatro e danza. Inoltre, si vuole approfondire il piacere della ricerca, concedendosi il giusto tempo per analizzare e scavare, svelando un percorso che va sempre più in profondità.

Sono previsti percorsi di studio per due livelli: principianti - avanzati. Il laboratorio si concluderà a giugno 2009, presentando al pubblico un primo studio sul lavoro svolto.

La lezione PROVA è fissata per venerdì 31 ottobre 2008, dalle 18.00 alle 20.00, con l'obbligo di prenotazione.

Max 12 partecipanti.
Non si può effettuare più di una lezione prova gratuita.
La frequenza è bisettimanale.

Per prenotarsi: chiamare il n. 347.5424126
fabbricadeigesti@gmail.com

giovedì 16 ottobre 2008

La città perfetta, di Angelo Petrella, Garzanti (Milano, 2008) di Nunzio Festa

La Napoli di Petrella va oltre Rea e La Capria. Con questo romanzo, oggi chiaramente, possiamo decisamente dire – e con tutto il rispetto che arriva da modestie antiche e giovani – che Angelo Petrella è uno degli scrittori al momento più importanti da leggere e ricordare; che Petrella – oggigiorno è salito più in alto di un Ermanno Rea della Dismissione come di tanti La Capria ugualmente significativi. E questo giusto per pensare a due compaesani, diciamo. Ma questo solamente per esempio (appunto…). I centri operativi mobili e immobili del narratore napoletano, quelli che sanno di divise a dir poco sporchissime e allo stesso tempo di anni stati di Pantera e occupazioni, sono bagnati nella Napoli che è mondo intero, immenso, per certi versi spropositato. Nella lettura più attenta, occorre ammettere subito, ci aiuterà un bravo Fattori e il super attento F. Forlani. Dal Napoli, ancora, allo stadio alla lotta armata. I protagonisti del romanzo sono creati per testimoniare con dettagli speciali una storia presente nutrita di qualche anno fa e della possibilità che molte cose descritte possano ripetersi o farsi. Sanguetta è un adolescente dei Quartieri Spagnoli e ha in carcere la grande scelta di diventare informatore dei servizi segreti. Chimicone è uno studente di liceo che farà la Barricata Silenziosa per azionare la lotta armata dopo la fine delle occupazioni studentesche ed è follemente innamorato di Betta. L’Americano è un cocainomane digossino in cerca d’una vendetta. Intanto la bella Napoli è di proprietà del camorrista Sarracino. Siamo, occorre preannunciare, in un periodo che inizia dal 1988 e termina nel 2003. L’autore è nato nel ’78 e con cura vuole occuparsi di un paio di decenni più avanti, di anni che saranno pure quasi completamente suoi. Con la Città perfetta Petrella, dopo i bellissimi noir creati con Meridiano zero, mette insieme un mare di documentazione e una fiction che ricorda il cinema, ma specialmente è capace di mescolare un linguaggio corposo e tagliente quanto denso di tante particolarità altre e uniche al magma che sono i cuori umani. Si corre il rischio, è anche vero, di farsi corteggiare da soldi e sangue, da vicende malavitose e scelte politiche le più varie. Dalle grandi svolte, come un pizzico di PCI e alcuni grammi di calcio maradonesco, alle certezze più crude. Una su tutte la fluida gestione delle questioni che alla medesima maniera Stato e camorra tante volte somministrano alle persone ignare. Con questo superbo libro molto si riesce a vivere. Le dinamiche che vengono fuori con suono delle bombe e gli altri colpi sparati sono le relazioni e le macchinazioni celebrali che stanno intorno e dentro a tanti corpi disegnati e persino facilmente da parallelo con la realtà. Però non basta. Infatti il libro ha la lingua scelta perché addirittura a pezzi inventata e il linguaggio originale di Angelo Petrella messa insieme ai ritmi voluti e assegnati dallo scrittore. La critica e il pubblico dovrebbero applaudire all’eccellente penna.

martedì 14 ottobre 2008

La poesia ... a distanza




















In fondo, siamo un paese di santi, poeti e parlatori. Per questo e per tutti, la
rivista letteraria internazionale Storie e la casa editrice Leconte
presentano il primo

CORSO di POESIA a distanza

I metodi e lo stile dei grandi poeti contemporanei per scrivere e migliorare
le proprie poesie.

Lezioni, Interventi, interviste didattiche, poesie inedite di:
Raymond Carver, Tess Gallagher, Ariel Dorfman, Gerald Malanga,
Molly Peacock, James Ragan, Michael Hogan, Dario Bellezza,
Anne Winters, Ayse Lahur Kirtunc, Ira Cohen e Liliana Ursu, fra gli altri.
Dal verso libero alla poesia in prosa, fino all’haiku e alla poesia Slam.

30 lezioni a tema, 2 dispense didattiche, 2 libri-saggio di Gregory Corso e su
Charles Bukowski, 8 tutor a disposizione, 12 esercizi e 6 esercitazioni,
un Forum dedicato agli allievi e in più un Concorso a Premi (Premio Fatti Poetici
2009) riservato agli iscritti.

Diploma in 6 mesi con valore di credito formativo.

Scopo del Corso è quello di stimolare ogni iscritto a scoprire, esercitare
o perfezionare la propria attitudine alla scrittura in versi. Un esauriente compendio
della produzione poetica contemporanea italiana e internazionale che si avvale
di una quantità di nozioni, consigli, esempi, esercizi ed esercitazioni progettate
per incoraggiare la necessità quasi terapeutica di leggere e scrivere poesia.
Un programma studiato per illustrare gli aspetti fondamentali della materia
e che, al tempo stesso, si pone come punto di partenza per l'elaborazione di
uno stile poetico personale.

Le migliori poesie dei corsisti saranno pubblicate su Storie e su due antologie
a tema allegate alla stessa rivista.

Per saperne di più, questo il promo del Corso:
http://www.storie.it/promocorsodipoesia.htm

Per ulteriori informazioni: www.storie.it - 06.6148777

E che la poesia sia con voi.

in foto il poeta Gregory Corso

domenica 12 ottobre 2008

Estratto da Il paese delle spose infelici di Mario Desiati (Mondadori 2008)

Ho avuto parte della mia infanzia e adolescenza sterminata dal disagio, uncini metallici che hanno forato l’anima delle sue espressioni più vive. L’eroina aveva sterminato i nostri fratelli maggiori. I residui di quella generazione giravano abbruttiti tra un centro polivalente e l’altro. Avevano il cervello bruciato, le facce erano scavate con i tratti smussati dalla tossicodipendenza. Venivano chiamati metallari perché come i componenti di quei gruppi hard andavano vestiti di scuro e portavano in faccia un colore esangue (ma non era cipria, era il vuoto dei loro globuli rossi). Tuttavia gli sbagli di quei fratelli maggiori non erano esemplari. Della mia adolescenza ricordo questa costellazione di amicizie, problematiche, tremende, autodistruttive. La mia famiglia bella e perbene non capiva le ragioni per cui annegassi in quei gruppi disadattati. Non capiva perché rifiutavo le piscine, i corsi di inglese in America o in Inghilterra, le scuole salesiane, i miei coetanei di bella famiglia, i pomeriggi con i rotariani e i lions. Non capivano perché ero sempre sulla strada o a Pezza Mammarella a farmi insultare e malmenare da un pallone sbucciato. Non capivano che per me l’Esperia e le sue decine di storie intrecciate erano la mia vita, sin dal primo momento in cui avevo iniziato a viverle.Non capivano perché Daniele, il figlio del grande avvocato che stava percorrendo la strada paterna, fosse per me un nemico mortale e non un luminoso esempio o più semplicemente un amico.

fonte www.vertigine.wordpress.com
diretta da Rossano Astremo

mercoledì 8 ottobre 2008

Scripta

















"Scripta" dei modi dello scrivere e del dire poesia


Rassegna breve di scritture, voci, espressioni che dal 15 ottobre 2008, al 14 gennaio 2009 sarà ospitata dalla Biblioteca Provinciale "N. BERNARDINI" di Lecce





Con: Margherita Macrì, Biagio Lieti, Antonio Natile, Irene Leo, Massimiliano Manieri, Nicola Verderame, Gianni Minerva, Marthia Carrozzo




SCRIPTA è ciò che è scritto, o che, chissà, come dimostreremo, può rendersi tangibile anche nella voce, aprendo a nuove possibilità del dire poesia, non più relegato tra le pagine rilegate, non più costretta in caratteri tipografici, ma libera di svincolarsi per essere nell'inconsistenza dell'ascolto che la riceve.
Nostro filo di raccordo sarà poi, per questa prima edizione, il Corpo:
corpo dello scrivere e del dire, corpo che fa scrivere; attraverso cui veicolare voci, espressioni; corpo con cui afferrare e fermare allora nei versi il sentire di ciascuno. Scritti sul corpo, o per il corpo, versi dei poeti qui proposti, proveranno ad intessere un dialogo forte e attento con l'ascolto, andando a rivitalizzare il vecchio corpo polveroso di questo luogo, il corpo storico che ci accoglierà negli interstizi sottili delle sue memorie, facendolo poi riverberare e pulsare attraverso ciò che parte dalla pagina e dalla pagina si diparte, chiaro input ad una nuova coscienza del dire poetico dei nostri giorni.

Direzione artistica di Marthia Carrozzo

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