La trasposizione a fumetti del romanzo di Burroghs non è solo un viaggio acido fedele all'originale, ma un classico straordinario da conservare in libreria. Tra “Tropico del cancro” e “Pubblicità per me stesso” magari.William S. Burroghs doveva aver visto “La zona morta” e “Videodrome”, quando decise di affidare a Cronenberg il proprio romanzo più celebre e controverso, “Il pasto nudo”. Qualche anno prima della sua scomparsa, un italiano, il prof. Bad Trip, al secolo Gianluca Lerici, rese la storia di “el hombre invisible” una graphic novel visionaria e surreale, pubblicata nel 1992 da Shake, con una straordinaria prefazione di Fernanda Pivano, scrittrice recentemente scomparsa e traduttrice di quelli che poi sarebbero diventati i classici della Beat Generation. “Quando in Italia è uscito The Naked Lunch è stata una burla – scrive – andavano tutti a ricercare i contenuti pruriginosi, possibilmente col cazzo in mano. In fondo, discendiamo dai canti Fescemnini”. Nel volume di Bad Trip, ciò che manca quasi totalmente sono proprio i contenuti pruriginosi: il disegnatore ha voluto insistere sulla spirale della violenza, sulle contraddizioni della società che sfruttano le debolezze della tossicodipendenza terminale. Il tutto condito con fantastici testi, di un’incredibile pregnanza di significato, ricalcati sui monologhi originali, accentuati da immagini particolareggiatissime, che rendono unico e individuabile lo stile di Bad Trip. Il disegnatore, scomparso nel novembre di tre anni fa, è ancora presente, anacronisticamente e forse in modo incoerente dal punto di vista contenutistico e concettuale, sulle copertine dei libri Mondadori, come quel “Ti prendo e ti porto via” di Niccolò Ammaniti. Leggendo la versione a fumetti de “Il pasto nudo” si ha l'impressione di compiere un viaggio lungo le strane e tortuose pieghe dell'animo umano, all'interno di un incubo atavico che racconta le nostre paure, la nostra solitudine; un libero arbitrio che a volte non porta libertà ma schiavitù. Il libro di Bad Trip è degno di stare tra i classici della letteratura, quelli da cui molti scrittori hanno preso senza restituire nulla in cambio e che, secondo i nostri umori, ci appaiono geniali oppure odiosi.
*redazione Talkink
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