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sabato 31 ottobre 2009

Insidie di Gianluca Conte (Il Filo, collana Le cose)

Ricevo da Gianluca Conte il suo lavoro pubblicato dall’editore Il Filo, dal titolo “Insidie”. Si tratta di 31 componimenti poetici intensi senza ombra di dubbio e che non lasciano nulla al caso, soprattutto per ciò che concerne il messaggio in versi che l’autore vuole consegnare ai suoi lettori. Ci sono diversi modi per concepire la Poesia, che vanno dalla ricerca del puro sperimentalismo attraverso una sorveglianza durissima sul ritmo, sulla parola, sulla musicalità del testo, magari anche attraverso la poesia visiva ma senza però caratterizzare queste forme di lirismo in un messaggio specifico, se non appunto rinchiuso nel singolare e particolarissimo flusso di coscienza che trasborda sul foglio bianco. Poi qualcuno come Conte sceglie una prosa poetica serrata ed efficace ricca di ironia acida e perforante per scrivere del sociale, di questo momento di dis/equilibrio in cui ci troviamo a vivere. La forza di questa scelta sta nel fatto che per prima cosa stabilisce una “regola a direzione dell’ingegno” che dice come imperativo categorico di grande urgenza, di resistere al “rumore” e ai perturbamenti che la semiotica di questo mondo produce, lasciandoci sempre più soli alla deriva in un oceano di segni spesso incomprensibili. Altro aspetto importante è un desiderio di recupero della latitudine sociale del fare poesia, che assurge a meccanismo di rottura e di corto circuitazione di stereotipi, abitudini, compromessi, assuefazioni, noie, e paranoie. Il suo esserci è proprio di un nichilismo attivo, che è quello del distruggere per creare, fosse anche con il luogo comune che “ la penna ferisce più della spada”. La consapevolezza di Gianluca Conte, sta nell’aver preso coscienza che il suo Io poetico, è solo, immerso in un mondo e in una realtà che non gli appartengono e di cui non riesce a comprendere i meccanismi. Egli stesso è ragione ed etica allo stesso momento, ma intorno vi è assoluto silenzio e anzi l’emarginazione è “quello che si merita” dal momento che vige un paradossale concetto macroscopico di Giustizia, grazie alla quale il controllo sul corpo del poeta ma in generale su quello di ciascuno di noi, è portato avanti da una mefitica burocrazia illogica e lenta che determina assenza di logos, di parola, di discorso, e dunque comunicazione. A questo punto bisognerebbe sentirsi vittima di una società insensibile ai problemi del singolo e che punta solo ad andare avanti, senza farsi scrupolo di niente e nessuno? Per Conte la Poesia ci salverà!

Una fuga di notizie lo costrinse
A lasciare in fretta il posto di lavoro.
Non sarebbe mai arrivato in tempo
Lo sapeva.
Con una maglietta al sangue di zanzara
Spiaccicata a pancia piena
Bella bevuta/mangiata fatta a spese del dormiente
La dottoressa si avvicinò
Languida e sensuale
A lui
Ignorante inconsapevole
Del danno arrecato al sistema

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