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lunedì 21 dicembre 2009

Maddalena Mongiò parla di "Separè" di Annalisa Bari (Giuseppe Laterza) e intervista l'autrice

La grande distribuzione, sempre più aggressiva, non si accontenta di attirare clienti con le offerte a prezzi stracciati. In tempi di crisi lo sconto sul prodotto non è sufficiente a ravvivare un mercato in cui non girano troppi soldi. La ricetta? individuare nuove tipologie di prodotto, da offrire ai clienti, per risvegliare la sopita voglia di acquisti. Parte così lo sconto selvaggio al libro con percentuali di ribasso che possono sfiorare il 40% sulle novità. Questa politica di vendita non può lasciare indifferenti perché incide profondamente sulla realtà editoriale e distributiva del libro. I primi a pagarne le spese i librai indipendenti che mai potrebbero applicare un simile sconto, a seguire la stessa produzione editoriale che potrebbe ancor più essere indirizzata verso titoli a grande tiratura. Per chi ama il libro un’ipotesi sconfortante. Resistere resistere resistere, veniva affermato per ben altre ragioni, ma oggi è il motto da adottare per difendere la possibilità di continuare a fare cultura. In questa stretta mortale il rischio di soffocamento, per gli scrittori che non sono nelle top ten, per gli scrittori che vivono per la scrittura, per gli scrittori che amano dare vita alle storie che popolano la loro fantasia, per tutti loro la possibilità di asfissia è concreta. Ogni euro risparmiato, ogni euro che felici tratteniamo nel portafoglio acquistando libri super scontati, determina una potenziale perdita di patrimonio umano e culturale. Rischiamo di dover rinunciare alla libreria indipendente che ha fatto del rapporto con il cliente il suo punto di forza. Rischiamo di dover rinunciare ai narratori che non fanno cassetta, ma hanno ricchezza narrativa da regalare ai lettori. Questo scenario si profila in un momento culturale in cui gli scrittori spuntano come fossero funghi prataioli, come se un virus si aggirasse impertinente tra le penne di più o meno dotati. Ovvio anche l’editoria a pagamento, vero e profondo cancro della letteratura contemporanea, ha dato il suo contributo alla corposa schiera di aspiranti scrittori. Il tutto alimentato dal glamour che accompagna lo scrittore di chiara fama. Anche il Salento ha vissuto e vive una stagione di grande fervore letterario. Una corposa produzione ha rimpolpato i cataloghi delle case editrici locali e un tourbillon di presentazioni rende effervescente il salotto culturale salentino. “Fu vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza.” Scrisse un grande. Cosa rimarrà del nostro fervore creativo? Poco, molto poco. Molti dei libri che trovano accoglienza editoriale si giustificano unicamente per l’autoreferenzialità dei vari circoli pseudo intellettuali liberamente costituiti. Poche le penne che meritano attenzione, che si presentano al lettore con un bagaglio di competenze e di padronanza del mestiere tali da meritare la lettura. Annalisa Bari è una tra le voci narrative più interessanti del panorama letterario salentino e non. Autrice prolifica, in una manciata d’anni ha già prodotto cinque romanzi e il suo ultimo, “Separé” edizioni Giuseppe Laterza, è appena arrivato in libreria.

“Separé” racconta del mondo dell’avanspettacolo. Perché si è interessata a questo momento della storia del costume e dello spettacolo?
In realtà volevo scrivere un romanzo sugli odori. Gli odori sono di due tipi: quelli familiari che riconducono alla quotidianità, alla famiglia e quelli che riconducono al mondo dei sogni. L’odore del soffritto, del bucato, del caffé, fanno parte del mondo delle esperienze della vita di ogni giorno. Il mondo sognato è fatto di essenze e da qui il passo è breve verso il mondo della donna e di quella dello spettacolo in particolare. La donna del varietà compariva e scompariva, come una meteora, lasciando nostalgia e la memoria olfattiva di un profumo. L’olfatto ha una capacità evocativa e può raccontare, come ben ci ha insegnato Proust.

Parlando di quel mondo ha voluto segnare le differenze che distinguono il mondo dello spettacolo di oggi e di ieri?
È stato un punto di arrivo. La storia mi ha trascinata. La minuzia descrittiva del mondo dello spettacolo di ieri può essere la chiave di comparazione tra quello che era e quello che è l’universo dei lustrini e delle paillette.

“Separé” è un’opera di fantasia o è un romanzo che racconta una vicenda di vita vissuta.
Ci sono aspetti autobiografici. Avevo più o meno sette anni e con la mia famiglia assistetti a uno spettacolo di avanspettacolo. Me lo ricordo bene. Era un mondo lontanissimo da me che vivevo in un paesino sperduto, l’impressione è indelebile e il lettore la ritrova nella voce narrante della bimba, nipote della protagonista, che vive con la zia e l’accompagna in teatro attendendo in camerino la fine dello spettacolo.

Quindi ci sono, nel personaggio della bambina, aspetti in cui si riconosce?
Sicuramente. La scoperta della scrittura, è la mia. Ho raccontato esattamente il modo in cui io mi sono avvicinata alla scrittura. Quello è il mio pezzo d’infanzia, ma è nella psicologia femminile di Giorgia, la protagonista, che io mi riconosco. Come lei, anch’io tendo a rinviare la soluzione di un problema e ad assumere decisioni istintive che possono rivelarsi sbagliate. Come lei, divento aggressiva, ariete che cerca di sfondare il muro. Mi ritrovo in questo personaggio.

Si ritrova anche nel suo spirito di abnegazione?
Giorgia ha condizionato la sua vita per occuparsi della nipote e anch’io agirei nello stesso modo per le persone che amo. Credo sia una caratteristica che accomuna molte donne.

Qual è il romanzo, tra quelli di cui è autrice, che ama di più?
“I mercanti dell’anima” .

Vuole spiegarci il perché?
Mi piace il romanzo storico, amo la Storia. Adoro immaginare la vita di gente vissuta in un periodo storico lontano. Adoro rappresentare la vita di gente anonima che non trova spazio nelle pagine della Storia.

Quindi ha rimpianto per l’assenza di un Grande Fratello ante litteram che documentasse gioie e dolori di un’epoca passata?
No. Non è questo che intendo. Io sono interessata alla vita reale, concreta, i personaggi del Grande Fratello sono fittizi costruiti ad hoc. Chi partecipa a quella trasmissione è sotto i riflettori e si adegua al ruolo che gli è stato assegnato. A me interessa mettere in luce un’epoca e le modalità di vita in quel contesto storico e in quelle condizioni. È una passione, una passione che mi accompagna sin da quando ero una studentessa.

A quando il nuovo romanzo?
È in cantiere. Sto lavorando a un racconto documentaristico sulla famiglia Storace, nel periodo tra le due guerre.

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