Cerca nel blog

domenica 23 maggio 2010

"Scendo. Buon proseguimento" di Cesarina Vighy (Fazi editore). Intervento di Elisabetta Liguori














Mentre leggi non lo diresti affatto che Cesarina Vighy sia morta. In questo suo ultimo epistolario “Scendo. Buon proseguimento” edito da Fazi, sospeso in una sorta di terzo luogo, tra vita e morte, la Vighy strappa due anni di sano pensiero al suo nemico per consegnarli ai suoi lettori. Il suo nemico è una malattia “ cronica e degenerativa” detta SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica), per molti sconosciuta, per altri inspiegabile, balzata agli onori della cronaca grazie ad alcuni casi eclatanti. Un morbo oscuro (un sasso lanciato alla cieca da un cavalcavia come lo descrive l’autrice) capace di annientare progressivamente i moto neuroni presenti nei muscoli umani e quindi ogni funzione motoria (camminare, respirare, deglutire) lasciando intatte quelle intellettive.

Che sia la letteratura a rivelare questo terzo luogo addolora e rallegra allo stesso tempo. La letteratura come poche altre scienze sa adattarsi. Non soffre di rigidità, di preconcetti, non teme il futuro e dell’ignoto si nutre. Forse per questo la voce della Vighy ci arriva da un altrove imprevisto, eppure chiara e libera da interferenze. La sua verità così intima e dolorosa, diventa pubblica senza essere oscena. La sua, coltissima, ironica, fanciullesca, è la voce di chi conosce una verità terribile e la vive con grande dignità.

E ne ride. Si dice che ogni risata avvicini a Dio, ma quelle di Cesarina Vighy non sono nient’affatto divine. Hanno l’odore dello zolfo infernale e il brio geniale di certe antiche biblioteche. Custodiscono un’anima forte ma non garantiscono la salvezza eterna. Sono moderne, se non addirittura post moderne, per estro, insolenza e capacità divinatoria. Linguisticamente rapidissime in sprezzo alla lentezza fisica della sua portatrice. Non uccidono ma ridicolizzano la morte, annunciandola. Sono carezze e schiaffi. Gentilezze finali, destinate alle persone più care. L’amata figlia soprattutto, l’altra donna, quella con la quale ogni madre si confronta sempre con tormento e che desidera come e ben più dello specchio di Biancaneve.

“A volte me lo svuoterei con un cucchiaio il cervello, per metterci dentro roba buona e fresca” scrive l’autrice di sé, quando il brulicare dei suoi pensieri si fa troppo intenso, ma sono solo momenti. Per il resto del percorso la sua scrittura resta quella di un grande autore: incontro felice di personalità, struttura e lingua. Affermazione condivisa e strenuamente difesa del sé. Solido filtro di un io che ha vissuto la propria esistenza con intensità e tenta di offrire la sua visione del mondo, la più completa e onesta possibile, benché rinchiusa nel recinto delle sue quattro mura e pur servendosi del solo ausilio tecnico di alcuni gatti, un marito sorprendentemente devoto e un albero da giardino. Una visione completa forse proprio perché offerta dal limitare dell’abisso, confine ardito proibito ai più, lungo il quale vibra solo il barbiglio di un onesto, pungente, determinato e progressivo rodarsi del pensiero.

1 commento:

  1. mi accorsi solo ora della doppia negazione, uff...
    perdono Cesarina!

    RispondiElimina

I prodotti qui in vendita sono reali, le nostre descrizioni sono un sogno

I prodotti qui in vendita sono per chi cerca di più della realtà

Cerca nel blog

Galvion, un robot combattente altamente tecnologico

PUBBLICITA' / ADVERTISING Galvion è il nome di un robot combattente protagonista di due opere distinte ma intrecciate: un anime e un man...