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venerdì 29 giugno 2012

La ricostruzione della casa. Poesie scelte 1976 – 2006 di Alessandro Ceni, a cura e con una nota critica di Daniele Piccini (Effigie) e Stagione di vacche magre e altre poesie (1950 - 1957), di Dinos Christianòpoulos, traduzione e nota di Roberto Capel Badino (Effigie). Intervento di Nunzio Festa


"Scenderò su di voi come una tenue trama invernale, una nebbia, / per condurvi all'esaltazione e al regno, alla caduta e all'esilio." Questo distico che abbiamo prelevato di forza da "Airone grigio", l'incanzante e fluidamente gentilmente e discorsiva urticante poesia d'apertura della raccolta "La ricostruzione della casa" di Alessandro Ceni, versi scelti da un periodo che si colloca emozionalmente tra il '76 e il 2006 e sistemati con cura dal poeta e critico d'accademia e fama Piccini annuncia e riannuncia l'implacabile opera di scarnificazione della quale il poeta è capace. Il poeta, pittore e traduttore Ceni, penna tra l'altro da sempre sotto l'occhio delle critica più esperta, ha in mano un bisturi, e con quello come un chirurgo impazzito taglia le nostre carni già provate dall'assurdo tempo corrente. (...) "Gli uomini dentro di loro non vedono, / gli occhi danno occhiali di terra / che sbracciano per prova / in un vagone di lampadine e rimpiangono / la testa dell'amore sotto la rete / del letto che arde in croce disteso": una lirismo chiaro e sfumato, che rovina le incertezze sedute intorno a noi. Prima che il capo si volti "all'immobile lacrima di un altro". Ceni è tra i nostri maggiori poeti viventi. E i versi che leggiamo e rileggiamo adesso, esiliati dai libri precedenti del lirico toscano, fanno un cammino negli anni che non può dimostrar altro. Le poesie di Alessandro Ceni sono un dolore che ingrandisce il dolore dell'umanità. Perché il loro compito e di seguire il moto, astraendone la lama che sappiammo, autodistruttivo dell'esistente. L'umanità si fa male da sola. Ma il poeta Ceni, solamente rubando l'arma della fustigazione, aumenta l'accanimento. Ché la mancanza dell'oggetto dell'avvilimento peggiora la situazione, della fustigazione. La poesia di Alessandro Ceni è un lunghissimo enjambementes, dove ogni figura retorica è una ricaduta nella malattia che la precede. La ricostruzione della casa è il primo titolo della collana effigiana di poesia Ginestre. Il secondo è, 'cosa' affrontata in prima battuta dal testo a fronte, la poesia greca di Dinos Christianòpoulos, il libro "Stagione di vacche magre". Per conoscere meglio l'autore, consigliamo innanzitutto il saggio del traduttore di quest'opera. Puntuale, completo dei rimandi a un'originalità sorella di Christianòpoulos. Quest'avventura letteraria mette insieme le prime traduzioni italiane di "Stagione di vacche magre" e "Ginocchia straniere", pubblicate in Grecia nel '50 e nel '54. Nonostante, davvero in questo poeta sentiamo molto Kavafis, autore abbastanza letto in Italia, l'ex Bel Paese ha dei grossi debiti con questo poeta. Nella sezione che dona Ginocchia straniere, per fare un piccolissimo esempio, la lingua si veste di felicità, per esser "parola nuda" che osserva la ricerca dell'amore. Se Ceni, allora, è la sostanza che aumenta la sostanza, Christianòpoulos toglie sostanza dalla parola al fine di sentirla più prossima a sé stesso.           

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