Questa è la storia di una donna la cui vita ha sterzato
all'improvviso. Ma è anche molto altro. Un kit di sopravvivenza per cavarsela
da sole, tra alberghi, treni, piazze deserte, amici, amori e agguati di malinconia.
Una guida gioiosa, eccentrica, ricca di consigli pratici ed esistenziali: da
come infilare l'intera vita in valigia a come gustarsi una città acchiappando i
piaceri, le emozioni, l'altrove e se stessi. Un libro che fa bene al cuore, al
cervello e a numerosi altri organi, perché mescola con naturalezza intelligenza
e ironia. Queste pagine sfuggono a una semplice definizione: sono un corso di
autostima, un racconto divertente, un diario involontario, un manuale
intemperante. Soprattutto sono vive, effervescenti, e fanno meglio - molto
meglio - di una seduta dall'analista. Fanno quello che farebbe una cara amica.
Se sei giú, ti fanno venire voglia di metterti in ghingheri e uscire. Se sei
incline a guardarti l'ombelico, ti fanno venire il sospetto che là fuori, in
mezzo alla gente e alle cose che ancora non conosci, si giochi una parte
importante della partita.
Viaggiare da sole significa buttarsi con curiosità nei
luoghi in cui capita di trovarsi per scelta, per lavoro, per fuga. Significa
cambiare valigia («è il trolley l'invenzione che piú di ogni altra, pillola
anticoncezionale inclusa, ha contribuito alla liberazione delle donne»);
scegliere l'albergo giusto, mangiare a un tavolo per uno senza sentirsi tristi.
Anche da sole si può prendere un aperitivo sulla terrazza di un bar di Istanbul
guardando il Bosforo. E dirsi che, certo, per mangiare le ostriche sarebbe
meglio essere in due, ma in fondo la scelta peggiore è non mangiarle affatto. E
a poco a poco, grazie alla forza dei pensieri e della scrittura, le pagine di
questo libro trasmettono un'energia davvero contagiosa, ti spingono a partire
anche da fermo, preoccupandoti di aprire delle porte e non di chiudere casa.
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