Mino De Santis, ha percorso il Salento e la Puglia, in lungo e in
largo, portando la sua musica e le sue storie nelle piazze della sua terra.
Dopo essere già approdato in Trentino Alto Adige, in occasione dello Sky Wine
2012, accompagnato dagli Ululati di Lupo Editore, la nuova etichetta
musicaleditoriale della talentuosa casa editrice salentina, si prepara ad un
nuovo viaggio, un viaggio moderno e allo stesso tempo antico. È l’ora di una
nuova “storia”, alla maniera di quegli emigranti che, tanti anni fa, andavano
in Svizzera, con la speranza in tasca, questa volta per portare versi, musica,
e cultura. Una tradizione artistica, quella a cui si lega De Santis, che
costituisce un vero e proprio filone, e che in questi mesi è divenuta più che
mai attuale. Mino De Santis sarà a Bellinzona, il 30 novembre prossimo, ospite
proprio di una persona che, come racconta De Santis nelle sue canzoni, è
partita negli anni sessanta, lasciando la sua Galatone, per trovare fortuna.
Questo tipo di occasioni di solito sono il pretesto per parlare di un artista e
della sua arte, questa volta approfitterò per fare alcune domande al signor
Alessandro Montefusco, che lavora in Svizzera da più di quaranta anni e che si
è reso artefice di questa occasione di scambio tra il suo Salento e la sua
Svizzera.
Sig. Montefusco, il 30 novembre prossimo,
per festeggiare il 15° anno di attività dell’autocarrozzeria Isolabella, avete
deciso di invitare Mino De Santis per tenere un concerto, invitando tutti i
vostri amici e clienti più affezionati a quella che si prospetta essere una
vera e propria festa, le chiedo, da quanto tempo lavora in Svizzera, e quali
sono i ricordi a cui è più affezionato, sia in Italia che in Svizzera?
Sono in Svizzera dal 1966. Dopo il periodo
scolastico ho iniziato a lavorare, precisamente dal 1970, nel Canton Jura a
Delémont, dove la mia famiglia si era trasferita. I ricordi a cui sono più
affezionato di quel periodo è senz’altro il Salento della mia infanzia
trascorsa a Galatone in contrada “Inferno” (braghe corte e piedi scalzi). Della
Svizzera sicuramente ricordo di più gli amici della mia gioventù.
Le statistiche e i giornali ci raccontano
di giovani italiani che, sempre più numerosi, studiano e accumulano la propria
esperienza per partire e abbandonare il nostro paese; la sua esperienza è stata
simile? Ci può raccontare come sono stati i primi anni, anche per i più
giovani, come è stato avviare un’attività?
A 12 anni, al termine della prima media, raggiunsi
la mia famiglia. Mio padre lavorava assieme a tanti altri Salentini nel Canton
Jura (è il cantone di lingua francese). Lì completai i miei studi obbligatori e
trascorsi il mio periodo di apprendistato come carrozziere, per 4 anni.
L’attività in proprio la incominciai, per la prima volta, nel 1977, avevo 23 anni,
per altri quattro anni. In seguito provai altre strade professionali. Dopo
avere messo su famiglia e dopo avere scoperto il Canton Ticino, dove il clima
era sicuramente più favorevole rispetto alla Svizzera del nord, mi sono
trasferito con la mia famiglia. In questo splendido Cantone dopo un periodo di
lavoro come dipendente con mansioni di responsabilità presso una concessionaria
di autovetture ho colto l’opportunità di rilevare una carrozzeria già
esistente, spinto dal desiderio di lavorare in proprio. Ed è proprio questo
obiettivo di indipendenza che mi ha incoraggiato a creare e sviluppare la mia
impresa. La motivazione che mi ha spinto a fondare la mia impresa è stata la
fiducia nelle mie capacità di artigiano.
Dopo tanti anni, grazie al suo lavoro,
lei si sarà perfettamente integrato nella sua città; cosa si sente di suggerire
a qualcuno che volesse intraprendere il suo stesso percorso?
Se dovessi aggiungere ancora qualcosa a quanto
scritto più sopra suggerirei di sviluppare le proprie capacità e metterle al
servizio degli altri lavorando con professionalità, con lo spirito di servizio
nei confronti degli altri e non mettere per forza come primo scopo
l’arricchimento.
Mino De Santis, nelle sue canzoni,
affronta spesso il tema dell’emigrazione e del lavoro, mostrandone tutti gli
aspetti, può darci anche lei il suo augurio e invito al concerto del 30
novembre?
Mino De Santis nella sua canzone “Vane alla
Svizzera” tratta il tema dell’emigrato con molto sarcasmo, sarcasmo che
condivido in parte anche perché parallelamente esiste un’emigrazione salentina
che ha saputo integrarsi perfettamente nella società svizzera raggiungendo dei
traguardi tutto rispetto e arricchendosi di questa nuova realtà, senza per
questo rinnegare le proprie radici. Invito quindi tutti quelli che lo
desiderano a raggiungerci il 30 novembre per festeggiare con noi.
Anche qui
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