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sabato 9 febbraio 2013

Recensione di Alessandra Peluso su L’ultima volta che sono stato felice di DANIELA PALMIERI (Besa)



In un’epoca in cui il clamore è assordante, ogni evento ha necessità di destare rumore, occorre gridare per farsi sentire - esiste chi soffre la solitudine - il silenzio quello spettrale, angosciante che fa male. Ed è della solitudine che parla Daniela Palmieri nel suo libro “L’ultima volta che sono stata felice”.  
È un romanzo che tenta delicatamente e con estrema cura di parlare della solitudine, di una felicità perduta anche in una famiglia e di come il destino può ad un tratto cambiare e attrarre, pur comportando dei rischi, esperienze nuove che arricchiscono, mutano la vita di un individuo. Così come accade alla giovane e timida Lalla e ad un professore di liceo, anziano, Guido: le loro vite si incrociano e incontrandosi fanno nascere una meravigliosa amicizia che li porterà ad una nuova vita, a sorprendersi, a ritrovare in se stessi senzazioni ed emozioni che nella vita di tutti i giorni passano inosservate, diventano maledettamente consuetudinarie come percorrere la stessa strada da casa a lavoro, oppure stare seduti su una panchina in un giardino pubblico a vivere di rancori, risentimenti, mancanze.
La solitudine purtroppo la si avverte non necessariamente stando da soli, ma spesso in una famiglia, nella vita di coppia, in un luogo di lavoro o anche a cena con amici si è soli, profondamente soli e si avverte il bisogno di fingere. Questa finzione che secondo l’eclettico Georg Simmel trova terreno fertile anche nella famiglia, che spesso non è un luogo sicuro, un rifugio, ma l’avamposto della morte dell’essere di un individuo.
Forse per questo Daniela Palmieri reagisce dimostrando che dalla solitudine ci si può liberare, raccontando nel suo romanzo la storia di personaggi con i quali i lettori si possono identificare e confrontare.
Pagina dopo pagina con un stile semplice e fluido si legge L’ultima volta che sono stato felice, come un compagno di viaggio, un diario da tenere con sè nei momenti di sconforto. Per colmare il vuoto che incombeva nella sua anima, come un tarlo che si insinua sempre più fastidioso e prepotente, Lalla una protagonista del romanzo accetta l’invito di un ragazzo Pino, che però non le piaceva per nulla, non le aveva trasmesso nessuna emozione, rappresentava soltanto un’esigenza necessaria per non ricadere in una lunga e penosa solitudine.
È chiaro che per colmare le proprie mancanze non è necessario conoscere altra gente, nuove distrazioni, alle volte è indispensabile uno sguardo introspettivo nel proprio Io, occorre chiedersi il motivo, le cause che provocano la solitudine e risolvere dapprima le proprie fragilità. La felicità non la si può cercare negli altri, perchè sarà sempre effimera e provvisoria, ma in se stessi. Certo nell’altro si possono trovare delle risposte e scoprire perchè si è soli, così come è accaduto nei personaggi del romanzo. L’amore è il deus ex machina, è il motore che muove l’universo, ed è chiaro anche che trovato si riesca a dare un senso e un significato alla propria vita.  Quando credi come Guido di chiudere l’esistenza con un bilancio disastroso, ecco che ti si presenta l’imprevisto, la sorpresa che ti catapulta in una realtà differente che non ti aspetti e che sembra paradossale. Tuttavia sei felice di viverla e pensando all’ultima volta che sei stato felice, riaffiora la speranza di essere nuovamente felice.   L’esistenza è costituita principalmente dall’amore, da interiorità, da sentimenti che si intrecciano in questo romanzo raccontato con semplicità e purezza di cuore da Daniela Palmieri. Vuole con gentilezza e amabile cortesia comunicare al lettore che l’amore è possibile ad ogni età e che la solitudine se lo si vuole, la si può colmare se solo si accetta di mettersi in gioco, sfidarsi e salire di buon grado su quel treno che il destino, il fato, ti fa scorrere innanzi - con coraggio - percorrrendo il viaggio da soli o in compagnia ma comunque con la propria identità come bagaglio sicuro.
 - E la solitudine può esserti amica o nemica sta ad ognuno di noi conoscerla, comprenderla e prendersi cura di lei - .

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