"Se la cinematografia
italiana fosse ancora quella dei primi anni Ottanta, questo libro diverrebbe un
film. Lo dirigerebbe Alina Marazzi, Emma sarebbe, chi sa, Sonia Bergamasco,
Maxine senza dubbio Lola Créton e la filosofa Catherine Forest, chi lo sa, magari
una Maddalena Crippa
La cinematografia italiana è in
mano, come pare, a Paolo Sorrentino: per cui ci si tiene il libro e, come si
suole, se ne aspetta un altro, ma di corsa e, se possibile, un poco più
lungo". Rare volte ci capita di prendere a prestito così tante parole, per
le nostre scritture di letture. Ma queste di Giovanni Choukhadarian non
possiamo lasciarle solamente su www.mentelocale.it. Quindi ne approfittiamo
volentieri, per testimoniare il nostro apprezzamento verso "Il posto delle
donne" di Rossana Campo; anche perché di sguincio polemizzano su un altro
aspetto (che più di così non ce la sentiamo di toccare, però): l'ex Belpaese,
appunto quando era Belpaese o giù di lì, aveva veramente il suo 'cinema
d'autore'. Comunque Emma fa la cameriera in un bistrot parigino. Ed è stata
scaricata dal suo amore, Carmen. Dunque incontra casualmente la giovane e
apparentemente spensierata Punketta, al secolo Maxine. Che invece muore proprio
dopo un paio di giorni dalla lampante avventura con Emma. Che poi si pone
l'obiettivo, "obbiettivo" scriverebbe un altra bella penna italiana,
di trovare il motivo dell'inattesa, improvvisa, assurda scomparsa della
ballerina di lap dance. Cinematrografico all'ennesima potenza, l'ultimo romanzo
di Rossana Campo, passata per un illuminante libricino sulla pratica buddista -
del quale tra l'altro vi diremo presto -, diventa una pellicola alla Allen
mischiata alla farina di Bertolucci ripassato nel colore d'Antonioni. Alcune
pagine sono fionde sicure di ferirci. Perché trovano gli altri obiettivi:
maschilismo e violenza sulle donne. Ma resi meno asfissianti in quanto
descritti in una trama tutta fatta da curve erotiche e compassione. Allentate a
loro volta dalla potenza comica, a tratti perfino sardonica, d'una Campo da Oscar
della Narrazione. In questa storia l'autrice di "In principio erano le
mutande", utilizzando anche citazioni imbattibili d'opere letterarie (vedi
l'omaggio alla Stein, che passa per l'amica e confidente, appunto, Kiki Stein)
e musicali, sottotraccia pone il mistero delle cose. Quando sia oppure non sia
questa mondo "il posto giusto per le donne", nella vita può capitare
comunque di sostituire una mancanza con pensieri fissi usati quali, volta per
volta, mete da raggiungere senza far troppo pensare alla sconfitta subita.
"Il posto delle donne", a dir poco godibile assasi, è un'altra felice
opera della scrittrice nata a Genova. Allora per questo va riletto almeno una
volta all'anno.
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