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giovedì 16 dicembre 2010

235° Anniversario della scomparsa: Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen (Newton Compton)











Introduzione di Riccardo Reim - Edizione integrale

Pride and Prejudice è certamente l’opera più popolare e più famosa di Jane Austen, vero e proprio long-seller, ineccepibile per l’equilibrio della struttura narrativa e lo stile terso e smagliante, ed emblematica della «cristallina precisione» austeniana. Attraverso la storia delle cinque sorelle Bennet e dei loro corteggiatori, lo sguardo acuto della scrittrice, sorretto da un’ironia spietata e sottile, annota e analizza con suprema grazia fatti, incidenti, parole di un microcosmo popolato da struggenti personaggi femminili, sospesi tra l’ipocrisia dell’Inghilterra vittoriana e la voglia di un amore romantico e senza compromessi.

«È cosa ormai risaputa che a uno scapolo in possesso di un vistoso patrimonio manchi soltanto una moglie. Questa verità è così radicata nella mente della maggior parte delle famiglie che, quando un giovane scapolo viene a far parte del vicinato – prima ancora di avere il più lontano sentore di quelli che possono essere i suoi sentimenti in proposito – è subito considerato come legittima proprietà di una o dell’altra delle loro figlie.»

mercoledì 15 dicembre 2010

Il libro del giorno: Canto che amavi di Gabriela Mistral (Marcos y Marcos)





















Natura, passioni umane, perdita, conquista, tradimento: i grandi temi della vita nella poesia della più amata figura letteraria femminile del Sudamerica. Finalmente ricompare in Italia la voce della più grande poetessa sudamericana di tutti i tempi. La celebre Gabriela Mistral, popolare come Pablo Neruda, suo amico e corrispondente, o Isabel Allende. La vincitrice di uno storico Premio Nobel, nel 1945: il primo mai vinto da una autrice sudamericana. La sua è una poesia limpida e sferzante come l’acqua. Musicale e avvolgente. Ma anche di importanza politica. I temi ricorrenti nei suoi versi sono la morte, l’amore sconfinato per la madre, scomparsa quando era ancora molto giovane, il rapporto con la sua terra, con la Patagonia, i suoi ricordi più dolorosi.
E dalle sue parole trapela la speranza per un mondo più generoso, proprio come lei, e una fede autentica e commovente in un’entità spirituale misericordiosa, in grado di darle forza nonostante tutto. Il suo impegno politico a favore delle donne, affiché possano finalmente godere degli stessi diritti dell’uomo, è sintomo di un atteggiamento femminista sano, sincero, lontano dal fanatismo e dettato dalla mera fiducia e ammirazione per coloro che ancora devono lottare duramente per raggiungere la tanto agognata parità sessuale.

Gabriela Mistral nasce nel 1889 a Vicuña, magico paesino nel cuore delle Ande. Il cielo stellato più nitido del mondo, l’umile ricchezza del lavoro agricolo sono basi solide che nutrono il suo carattere forte e fantasioso. Gabriela mostra grandi doti organizzative, ed è ben presto insegnante amatissima. Quando pubblica la prima raccolta di poesie, è provveditore agli studi. Nel giro di un ventennio, si afferma come l’autorità culturale più amata e rispettata del suo paese. Console in Francia, negli Stati Uniti e in Italia, vive qualche anno a Napoli e Rapallo. Nel 1945 il re di Svezia le conferisce il
Premio Nobel. Crea una fondazione, tuttora attiva, per accogliere e educare gli orfani. Quando muore, nel 1957, non solo il Cile, ma il mondo intero saluta con grande rispetto la sua scomparsa.

La vita quotidiana in Italia ai tempi di Silvio, di Enrico Brizzi (Laterza ). Intervento di Nunzio Festa





















Senza remore, oggi, è possibile affermare che la più sconvolgente, graffiante, puntuale e originale collana editoriale presente in Italia è della meridionale Laterza, e giustamente si chiama Contromano; senza remore, a continuare, possiamo affermare, in più, che proprio e appunto questa collana ospita l'Imperdibile libro di Enrico Brizzi “La vita quotidiana in Italia ai tempi del Silvio”: pagine che narrano l'Italia. Quello che è stato, verso gli anni Ottanta, come si è trasformata questo martoriato paese, e persino cos'è diventato. Per fortuna, grazie ovviamente alla scelta di fondo, il racconto è dunque d'uno scrittore e non d'un giornalista o, addirittura, d'un saggista, magari uno storico. Altrimenti ci sarebbe stata la possibilità, ovviamente, d'avere tra gli arti superiori un ingombrante e vistosissimo tomo. Invece l'invettiva e l'inventiva, quindi l'ironia di Enrico Brizzi con il suo talento per riuscire a tenere legati alle pagine i lettori, ha consentito d'arrivare alla fine di trecento pagine, sì a tratti impegnative, ma pure molto godibili. In sostanza Brizzi, ragionando a periodi con se stesso in veste prima di bambino e cittadino e poi in panni di scrittore, ovvero chiudendosi anche lui nell'opera, spiega passaggi epocali della storia italiana degli ultimi trent'anni. Ideale prosecuzione d'un precedente libro, questo ultimo parte dal momento dove ancora si dice, a fregare il mondo, che la televisione è lo specchio della società, dunque della realtà. Ma dal libro si comprende, invece, come sempre di più si può giungere al contrario. L'attualità, non a caso, aiuta a sostenere appunto questa ipotesi. Partendo, insomma, da scenari che sanno di Cogne e Avetrana. Insomma l'Italia che diventa televisione. Tramutando quel che rimane dell'Italia pura e genuina nel contenitore che si sta dimostrando quale in più dannoso, per i più, che possa esserci. Davvero gustoso come un'ottima commedia, allora, questo libro 'purtroppo' ci dice di noi. Del reale. Ovvero dell'importa e delle colpe della televisione. A parte retroscena e dettagli d'alcune stesse trasmissioni da palinsesti quotidianamente proni al gossip. Semplicemente, Berlusconi ha vinto l'Italia, salvandosi dall'eventuale galera, utilizzando fortemente la televisione trash che tutti i santi e maledetti giorni comunque accendiamo. Tramite questa avventura del pungente, e fortunatamente ancora ottimista scrittore Enrico Brizzi, che tra l'altro è persona abituata a mettersi in cammino e non ha dunque paura del futuro, fra le altre cose, s'avranno una serie di particolari non proprio analizzati da tutti i libri e tutte le puntate televisive, non retroscena in forma di gossip, bensì delucidazioni che vengono direttamente dalla presa diretta del fatto.

martedì 14 dicembre 2010

Il libro del giorno: Come vedi ti penso di Caterina Gerardi (Milella edizioni)












Il volume si compone di 30 foto analogiche in bianco e nero scattate da Caterina Gerardi ad altrettante sculture femminili, accompagnate da testi brevi di 32 autrici.
Una sorta di Spoon River al femminile, un affascinante racconto per parole e immagini ispirato dal desiderio di dar voce a quelle figure di donne di pietra del primo Novecento, attraverso la meditazione di donne di oggi.
I testi che accompagnano le immagini sono di Chiara Zamboni, Marinilde Giannandrea, Bruna Morelli, Francesca Brezzi, Rosetta Stella, Renate Siebert, Fiorella Cagnoni, Cristina Morini, Françoise Collin, Lidia Ravera, Ilderosa Laudisa, Barbara Alberti, Letizia Paolozzi, Sylvie Coyaud, Suor Luciana Mirjam Mele, Marisa Forcina, Maria Luisa Boccia, Angela Cascone, Alina Marazzi, Mariolina Venezia, Luciana Percovich, Luisa Ruggio, Franca Chiaromonte, Diana Chuli, Ada Donno, Margherita Hack, Maria Cristina Crespo, Rosella Simone, Nella Condorelli, Giuliana Sgrena, Marina Senesi, Joumana Haddad

Tre civette sul comò di Franco Corlianò (Zane editrice)












Un libro dedicato alla memoria e prezioso come uno scrigno pieno di ricordi, non solo quelli dell'autore ma quelli di un'intera civiltà. Una ricerca, quella di Franco Corlianò, lunga trent'anni, che ci consegna una raccolta straordinaria e minuziosa di giochi e giocattoli, filastrocche, ninne nanne, indovinelli, ricette e preghiere della tradizione grika e salentina. Un treno carico di nostalgia che restituisce un tempo perduto che sopravvive nei nostri cuori e che li scalda. Un libro dalla particolare poliedricità: un libro per ricordare, per imparare, un libro da usare per giocare e per tornare a stare insieme nel valore ritrovato della prossimità e delle piccole cose. Un libro gioco, a suo modo multimediale. Un vero trattato di psicopedagogia dell’età evolutiva, riferito ad un tempo in cui giochi e giocattoli si facevano e si costruivano senza porsi troppe domande, quando l’istinto era una forma di saggezza primordiale e superiore e il mercato non imponeva regole alla creatività. Una vera e propria enciclopedia dell’infanzia e, al tempo stesso, un dizionario della tradizione dell’identità salentina e della sua radice mediterranea. “Tre civette sul comò” è la ricerca, sempre appassionata, di un uomo per tutti gli uomini, per tutti quelli che scelgono di attraversare il mistero della vita con un cuore puro e, che in quel mistero, riescono ad arrestare la fuga del tempo, a stanare la “Bellezza” e ad incontrare la felicità.
Franco Corlianò. Porta avanti un’attività di studio della lingua e della cultura della Grecìa Salentina, che si è concretizzata in varie produzioni di tipo letterario, musicale e pittorico. Scrive della Grecìa su vari giornali locali e sul “Quotidiano” di Lecce, partecipa ai due volumi di “Grecìa Salentina” (Ed. Capone), cura i “Quaderni della Kinita”, pubblica le sue poesie in griko su “Lòja j’agàpi”e “Pugliamondo”, cura i racconti griki del “Decalimerone”, pubblica con Barbieri Editore “Il proverbio griko-salentino” e con l’Editore Manni pubblica il tanto atteso “Vocabolario Italiano-Griko e Griko-Italiano” … con grande amore, dipinge su tela la gente grika, la sua gente, firmandosi con lo psedonimo “Murghì”, il soprannome della sua famiglia.
Dopo una serie di esperimenti radiofonici, teatrali e poetici, una grande svolta con la composizione di parole e musica di “Klama” (Pianto) portata al successo da Maria Farantouri con il titolo “Andra mu pai” (Mio marito parte). Sue canzoni in griko sono state interpretate da artisti come Noa, Eleni Dimou, Garry Christian, Morgan, Dimitra Galani, Zaharina Asenova, Xaris Alexiou, Ghiorgos Katzaros, Lenia …
Nasce a Calimera (Lecce) il 7-2-1948 e sin da piccolo manifesta una spiccata predilezione per il griko, la lingua comunemente usata in famiglia, ma non da lui, che appartiene già a quella generazione a cui, per convenzione, il griko non doveva essere insegnato in quanto considerato lingua di cafoni e analfabeti.

lunedì 13 dicembre 2010

Il libro del giorno: Nuvole di byte. Il web 2.0 per la comunicazione nei contesti aziendali di Alessandro Prunesti (Edizioni della Sera)




















Il Web 2.0 è l’innovativo fenomeno culturale, tecnologico e sociale che ha rivoluzionato Internet, ma non solo. Il Web 2.0 ha cambiato per sempre il nostro approccio comunicativo e relazionale: il flusso della comunicazione non è più unidirezionale, ma partecipativo.

Il lettore non ha in mano un volume delle soluzioni, ma una nuova valigetta degli attrezzi abbinata a una serie di occhiali che fanno leggere il mondo con occhi diversi” – dall’introduzione di Andrea Falzin

Chi è senza peccato non ha un cazzo da raccontare, di Vincenzo Costantino (Marcos y Marcos). Intervento di Nunzio Festa

















Come si può recensire, insomma, un autore che da buona parte dei suoi 'conoscenti' è chiamato Cinaski? Prima con sospetto. Chiaramente. Poi con predisposizione ad accogliere, a buon cuore. Poi con parere più attento e non semplicemente sentimentale. Allora questa raccolta di poesie “Chi è senza peccato non ha un cazzo da raccontare” è la 'giusta' opera di un performer capace di lasciarsi smarrisse lui stesso nelle parole che dice ma allo stesso tempo di alzarsi e risollevarsi dai vari amori che prova, quindi persino dalla scrittura; e, ovviamente, bonta d'animo a parte, sta scrivendo un uomo che si ritiene, a ragione per giunta, un personaggio. Eppure proprio questo ci pare sia necessario eliminare. Che, certamente, Cinaski o non Cinaski, beat e beat sì e beat no, quindi leggiamo un milanese sradicato come la maggior parte degli artisti rintracciabili in metropoli. Ma non solo. In un ambiente cittadino “che si nutre di solitudini e disperazione”. Vincenzo Costantino, classe '64, già autore di un libro scritto a quattro mani con Vinicio Capossela, è erede della strada, dalla quale ha preso alcol e fumi di viaggi, adesso ha creato questo “Chi è senza peccato non ha un cazzo da raccontare” come, appunto, se stesse declamando davanti a un pubblico che lo segue. Che sente parole fatte di descrizioni non descrizioni. Qui, infatti, ci sono pezzi di vita di Costantino. La sua, in pochissimi termini, parola di vita: un messaggio che lo stesso scrittore adotta a stile di vita: a nutrimento privo di stile. Piccole provocazioni, che non sono esattamente provocazione. Non fanno baldoria. Questi versi di Vincenzo Costantino provano a reggere il dialogo con il triste stato d'animo della società. Sentiamo allora dalle meglio riuscite: “Mentre spremi un'arancia / canta la lavatrice e l'acqua della doccia / ti riscalda i pensieri / la vita si offre attraverso uno schermo / di persuasione e mentre c'è chi guarda / il sole aspettando la luna / c'è chi guarda intorno aspettano un / segnale. (...)” I segni, i graffi ricevuti dall'autore si mescolano alla tentazione che sconvolge, puntualmente, il verso libero, e per ripensare a un'idea di libertà da inquadrare nel sistema unico vitale. O, meglio, da togliere piano dal quadro della norma costituita, che è, infine, una parte non secondaria dei guai di cui possiam vantarci d'aver in possesso.

domenica 12 dicembre 2010

Il libro del giorno: Metastasi di Gianluigi Nuzzi e Claudio Antonelli (Chiarelettere)





















XY, collaboratore di giustizia, per decenni consigliere di fiducia di Franco Coco Trovato, capo di un’alleanza di ’ndrine del milanese e del lecchese, ricostruisce trent’anni di ’ndrangheta tra la Lombardia e la Calabria. Un esercito di 1500 persone che dagli anni Settanta controlla non solo il traffico di armi e di droga ma anche un’importante quota della liquidità milanese, l’intero sistema di recupero crediti e una buona parte degli immobili commerciali del Nord Italia.
XY ha contribuito a far arrestare 200 persone e oggi chiarisce i legami fra politica nazionale, ’ndrangheta e istituzioni locali della Lombardia: trent’anni di mazzette per ottenere licenze edilizie, commerciali e per sfuggire a possibili controlli. Nel libro sono descritte le amicizie del boss Coco Trovato: in Parlamento, negli enti locali, nelle camere di commercio. Nomi e cognomi di coloro che fanno parte di un sistema illegale necessario per individuare le aziende in crisi e fagocitarle. La ’ndrangheta è presente in tutte le attività produttive, dall’edilizia alla sanità, dalla distribuzione alla gestione dei rifiuti. Il nuovo libro di Nuzzi e Antonelli non racconta la ’ndrangheta tramite freddi resoconti giudiziari. Con una telecamera nascosta, in presa diretta, è un viaggio da dentro: confessioni, retroscena, storie di sequestri, sgarri e vendette terribili, violenza animalesca, omicidi veri e inventati. Raccontati in prima persona. Un impero del male, i nostri vicini di casa.

La testimonianza di XY
«Non si esce da questo giro. Non si esce. Uscire vuol dire andare incontro alla morte.» «Vi squartiamo i cani in casa davanti agli occhi dei figli, vi ammazziamo i bambini. Non temiamo nulla.» La ’ndrangheta ormai ha perso i suoi codici. Corrompe e comanda. Compra e uccide uomini, politici, aziende. Come una metastasi inesorabile, ogni giorno fagocita cellule sane nelle regioni del Nord, arruola un nuovo professionista, avvocato, medico, commercialista che si mette a disposizione.

Le donne il Cavalier l’arme gli amori di Raffaele Gorgoni








Le donne il Cavalier l’arme gli amori

Le cortesie le audaci imprese

Oddio!

Mi ritrovai in una selva oscura

Prorompe un’etica abiura

Di tronfia indignazione

Per boccaccesche gesta

In amplificazione

Mediatica alquanto

M’incanto alla narrazione

Dei fasti non casti

Triviali e veniali

Veline venali

Escort non è una Ford

Forse basta un foulard

Un piccolo regalo

C’erano all’Idroscalo

Tanti decenni fa’

In seta e taffettà

La gonna troppo corta

Mi pesa aver la scorta

Che impaccia i movimenti

Serate deprimenti

Famigli e consiglieri

malvolentieri accolgo

tra la Certosa ed Arcore

Non può capire il volgo

la noia che mi assale

Avere un commensale

che parla di bilancio

cupo senza uno slancio

occhiuto freddo troppo

Si unisce un capogruppo

Questuanti e cortigiani

E’ tardi, è già domani

Domani è un altro giorno

Mi sono sempre intorno

Forse mi lascio andare

Di tanto in tanto, spesso

a un amore ancillare

appena una sveltina

un po’ di adrenalina

appena un po’ di sesso

rubato e malandrino

Scatta il telefonino

una foto indiscreta

Vorrebbero un asceta

tra Grazioli e Chigi

luoghi tediosi e grigi

Mi pensano agli sgoccioli

Volete che vi snoccioli

Delle belle il Catalogo?

Fedifrago fui già

e già lo ammisi onesto

e ne venne molesto

divorzio e molti affanni

Ma state nei miei panni!

Consigli dei Ministri, vertici, trattative

e ancora iniziative, deluse aspettative

Alleati ambidestri, nemici ambisinistri

niente che somministri almeno un po’ di pace

e ascolto sottovoce richieste e petizioni

e sempre petulanti rotture di coglioni

deh, cipresseti miei lasciatem’ire

ancora per un po’ quel tempo e quell’età

chiffon e falpalà mi lasciano ammirare

lasciate respirare ancora il pover’uomo

nel gioco suo poligamo

Alle volenterose lascio

un po’ di briglia sciolta

ogniqualvolta posso

e mi scuoto di dosso quell’ansia e quello spleen

scampoli di Drive In

guepiere di satin e un po’ di lingerie

farfalle distribuii e oggetti senza senso

per un immenso vuoto

cercare di colmare

e greve il doppio senso

della parola amare.

sabato 11 dicembre 2010

Il libro del giorno: Io confesso di John Grisham (Mondadori)




















Quando in una fredda mattina d'inverno uno sconosciuto si presenta nella sua parrocchia e chiede insistentemente di vederlo, il reverendo Keith Schroeder non può immaginare che quell'incontro cambierà la sua vita per sempre. L'uomo si chiama Travis Boyette, ha subito varie condanne per reati sessuali, è in libertà vigilata e sostiene di custodire da molti anni un terribile segreto che è deciso a confessare. Perché proprio adesso? Dice di avere un tumore incurabile al cervello e di volersi liberare dal peso che grava sulla sua coscienza. Con la sua testimonianza potrebbe scagionare Donté Drumm, un giovane di colore condannato a morte in una piccola città del Texas per l'omicidio di una ragazza bianca il cui corpo non è mai stato ritrovato. Boyette afferma di sapere chi è il vero assassino, ma non ha intenzione di rivelarlo a nessuno se non al reverendo Schroeder. Mancano quattro giorni all'esecuzione. Basteranno per salvare Donté, o almeno per una sospensione della condanna? "Io confesso" è un thriller dal ritmo teso che riconferma profondo interesse di John Grisham per i grandi temi sociali e di attualità, offrendo un'amara riflessione sul sistema giudiziario americano e soprattutto sulla pena di morte.

Ann Featherstone Il circo maledetto (Newton Compton)











Corney Sage . Withechapel, Londra
"Permettetemi di presentarvi un omicidio. E permettetemi di presentarvi il sinceramente vostro Corney Sage, cantante e attor comico, ballerino di clog dance, personaggio assai divertente e intrattenitore a tutto tondo. In verità, non assistetti all’omicidio, conoscevo a malapena la persona che lo commise (anche se le cose non stanno proprio così) e non avevo scambiato che poche parole con la poveretta che venne fatta fuori, e tuttavia io c’ero: ero lì al principio e anche alla fine, sebbene tutto ciò mi sia costato il senno e la salute e sebbene, ancora oggi, di tanto in tanto mi capiti di svegliarmi la notte in preda agli incubi. Ma fermatemi, ve ne prego. Non posso svelare la fine avanti al principio, sarebbe come se mi impuntassi a indossare le scarpe prima delle calze. E bisogna risolvere alcune cose prima che io possa raccontarvi dell’omicidio quindi, da professionista quale sono, vi ringrazio per la vostra indulgenza e confidando nei vostri buoni uffici spero che nulla vi recherà offesa. Per così dire"
Dietro le quinte della Londra vittoriana è di scena il sangue
Corney Sage, comico, ballerino e cantante, ha appena finito il suo numero quando, all’uscita del teatro, si imbatte nel corpo senza vita di una giovane donna e intravede l’assassino darsi precipitosamente alla fuga. Anche l’attrice Lucy Strong ha visto tutto, e quando quella sera stessa il colpevole torna sul luogo del delitto, Lucy e Corney capiscono che le loro vite sono in pericolo. Per mettersi in salvo decidono di abbandonare Londra e separarsi, tenendosi in contatto soltanto attraverso messaggi in codice su un giornale di annunci. Ma l’assassino è già sulle loro tracce, ed è un vero mago dei travestimenti… Dai salotti dell’alta società allo squallore dei bordelli, dalle tavole dei palcoscenici alle arene dei circhi, tra spettacoli da baraccone e corse contro il tempo, Il circo maledetto è un avvincente thriller psicologico incastonato nel ritratto inedito di una Londra vittoriana cinica e misteriosa.

venerdì 10 dicembre 2010

Il libro del giorno: Crass Bomb by DIY (Agenzia X)


















Dio e poliziotti nelle strade, nelle scuole, nelle case. Hanno il tuo nome, il tuo numero, tu hai solo le loro regole. Stiamo cercando i metodi per rimuovere questi poteri. È tempo di cambiare le carte in tavola, il futuro appartiene solo a noi.
da Big A Little A – Crass (1980)

Attivi dal 1977 al 1984, i Crass furono un collettivo politico e musicale che s’impegnò a fondo per trasmettere un ideale consapevole ed egualitario. Sono considerati i fondatori della scena anarcopunk e i principali promotori delle pratiche del Do It Yourself.
Il loro originale concetto di azione diretta comprendeva, oltre ai concerti in cui mischiavano arti visive e incitamenti anarchici, anche attività di coordinamento di comunità post-hippy e spazi occupati, la redazione di riviste underground e una casa discografica. I Crass hanno sovvertito la cultura dominante, infliggendo un segno indelebile sulla vetrina patinata della società dello spettacolo, con un messaggio radicale che ancora oggi può servire da detonatore per migliaia di giovani potenziali attivisti del dissenso.
Crass Bomb è un libro antologico con i migliori saggi, i racconti e le grafiche del gruppo libertario che all’epoca rappresentò una vera bomba a orologeria pronta a scoppiare contro gli squali del business che speculano sulla ribellione giovanile.
Completa il volume una struggente dichiarazione scritta nel 2009 da Penny Rimbaud, ex batterista della band, e alcune traduzioni emotive di loro brani musicali firmate da ex punk e traduttori professionisti che per primi hanno amato i Crass.

DIY (acronimo di Do It Yourself) è un collettivo editoriale formato dalle redazioni di Agenzia X e La Felguera Ediciones di Madrid.

176 pp. - illustrato

La verità della notte di Anja Snellman (Castelvecchi editore)












La Finlandia. Dominata per 7 secoli dalla Svezia di re Eric che impose oltre la lingua anche la religione. La Finlandia conquistata dalle armate dello Zar Alessandro I. La Finlandia che il 6 dicembre 1917, poco dopo la rivoluzione d'Ottobre in Russia, dichiarò la propria indipendenza. La Finlandia pugnace durante la seconda guerra mondiale, contro l'Unione Sovietica durante la Guerra d'inverno (1939-1940) e poi dal 1941 al 1944 nella “famigerata” Guerra di continuazione. La Finlandia membro dell'Unione Europea nel 1995 ed unico Paese scandinavo a scegliere l'euro come moneta, al posto del marco finlandese. La Finlandia oltre ad avere una storia ricchissima di avvenimenti importanti, è un paese che ha una tradizione culturale di grande rilievo se si pensa a personaggi come Sibelius (compositore e violinista a cui è dedicato un monumento in Helsinki) o come Mika Waltari (scrittore finlandese nato a Helsinki, di grande popolarità). Nell’immaginario collettivo paesi come Finlandia, Norvegia, Svezia, sono inoltre le patrie per eccellenza del gothic/black/ metal dove le sonorità tipiche dell’oscurità che si nutrono di esoterico e magico si fondono nella plumbea ed austera melodicità delle tradizioni celtiche (per intenderci le cosmogonie di Odino e Thor). Questo la dice lunga su una serie di fenomeni della letteratura nordica che stanno invadendo le classifche mondiali e che trovano la loro ragion d’essere proprio in questo crocevia di multiversi di senso. Grazie alla casa editrice Castelvecchi ora, e solo dopo essere stata tradotta in 12 lingue, in Italia sarà possibile conoscere e apprezzare il talento della regina delle letteratura nord/europea. Parliamo di Anja Snellman e del suo recente thriller dal titolo “La verità della notte” (Lemmikkikaupan tytot, 2007). Si tratta fondamentalmente di un’opera forte, su alcuni aspetti di realtà “patologica” dei giovani moderni. L’autrice riesce a trasmettere la disperazione e la deriva di una porzione di società invisibile ovvero quella che ingoia come in un gigantesco buco nero il problema della prostituzione minorile, un mondo fatto di personaggi anti/umani che vivono di soprusi fisici e psicologici. Jasmin Martin, scompare nel nulla. Lei è una giovane come tante. Una visione fugace nella memoria ad accesso casuale di un testimone: parlava con un uomo ben vestito e più maturo di lei. Le ricerche non servono a nulla come inutili sono gli appelli della madre. A distanza di qualche anno viene ritrovato il cadavere di Linda, amica di Jasmin. Ma Jasmin poi , è veramente morta e sepolta? Un libro che ci fa scoprire che non sempre la luce è più forte delle tenebre.
Anja Snellman è figlia di immigrati provenienti dalla Repubblica di Cardia, è nata a Helsinki nel 1954 ed è cresciuta nel quartiere popolare di Kallio: luogo in cui ha assorbito suggestioni e ispirazioni destinate a riflettersi nella sua scrittura. Nel 1981, con la pubblicazione di Sonja O., firma il romanzo d'esordio più venduto della storia della letteratura finlandese. Da allora ha dato alle stampe altri venti libri, ha conquistato innumerevoli premi letterari ed è stata tradotta in dodici lingue. Vive tra Creta e Helsinki insieme a suo marito e a due figlie.
La verità della notte di Anja Snellman (Lemmikkikaupan tytot, 2007). Traduzione Adriana Cicalese. Castelvecchi Editore

giovedì 9 dicembre 2010

Il libro del giorno: Il cerchio e l'ellisse di Placido Cherchi (AISARA)



















Quando De Martino cominciò a ritrattare le tesi più ardite del Mondo magico, furono in molti a pensare che il ritorno all’ovile dell’ortodossia crociana avesse preso, in lui, la china dello smantellamento totale. E nacque la leggenda di un’autocritica demartiniana tutta impostata sul piano di un’acquiescente resa al rappel à l’ordre dei «maestri». Ma, come prova la visione della storia elaborata da La fine del mondo, i punti d’arrivo delle meditazioni sviluppate lungo il filo delle parti non ritrattate avrebbero finito per essere la piena riaffermazione dei punti di partenza. La radicale autoreferenzialità della cultura, postulata nell’opera postuma dalle tesi sull’«ethos del trascendimento», è un trionfante e compiuto tornare alle metanoie che avevano dato all’impalcatura teorica del Mondo magico tutti gli ardimenti della sua straordinaria modernità.
Lungo una ricostruzione che non perde mai di vista le logiche interne dei percorsi demartiniani, questo libro sfata la leggenda di un De Martino aporetico e di un’«autocritica» tutta dispiegata sul piano del mea culpa, dimostrando che le ellissi del «rilancio», ben lontane dal parlare il linguaggio della contraddizione, disegnano anzi un tessuto di pensiero che per coerenza e profondità appartiene de jure ai ranghi più alti della cultura filosofica contemporanea.

PLACIDO CHERCHI è nato a Oschiri (SS) nel 1939. Ha studiato a Cagliari con Ernesto De Martino e Corrado Maltese, interessandosi contemporaneamente di problemi etno-antropologici e storico-artistici. Tra i suoi lavori si segnalano: Paul Klee teorico (De Donato, Bari 1978), Sciola, percorsi materici (Stef, Cagliari 1982), Ernesto De Martino: dalla crisi della presenza alla comunità umana (Liguori, Napoli 1987), Nivola (Ilisso, Nuoro 1990), Il signore del limite. Tre variazioni critiche su Ernesto De Martino (Liguori, Napoli 1994), Il peso dell’ombra. L’etnocentrismo critico di Ernesto De Martino e il problema dell’autocoscienza culturale (Liguori, Napoli 1997).

Sordillo Edvige e Luisa: "Sincronia della sorellanza (LietoColle)










Sincronia della sorellanza, un libro che fonde insieme gli universi di due sorelle solo fisicamente lontane, che hanno saputo an­nullare le distanze che talvolta si creano. Ho sempre pensato che il lavoro di una coppia di sorelle poetesse fosse un progetto interessante ed originale perché esalta la coralità dei moti dell’anima. Sincronia come fusione, come armonia. Questo libro è un modo di essere, raccon­ta la ricerca del superamento del dolore attraverso la condivisione ed approda all’accoglienza di esso. È un percorso tutto femminile poiché l’accoglienza è Madre.
La forza di questi versi è quella di un concerto a quattro mani, e pro­prio come in un concerto i due musicisti non perdono il loro personale carisma, ma ne creano un terzo a loro comune fatto di reciproci con­trappunti.
Patrizia Falcone

EDVIGE

LACRIMA
Rotolo da occhi che annegano,
solco le guance e precipito alle labbra,
ultima d’infinite sorelle che colmano
piene di fiumi, di secoli.
Mi addormento agli angoli delle ferite,
anche quando lasciano cicatrici invisibili.
Senza tara, ho il peso della pena che porto,
lascio – ignara – il mio segno, il mio pegno.
Rendo – asciugata o avvizzita – ogni traccia
a chi ha svelato la faccia, a chi
ha affidato, indifeso, alla mia breve vita
un dolore segreto.

LUISA

SCIE SENZA OMBRA
Siamo duellanti
in una battaglia dolente
colpi inferti
senza freno e senza mistero
cicatrici profonde
suturate dal sangue
pensieri oscurati
da luci ormai spente.
Cuori silenti e respiri affannosi
percorsi ambigui e individuali
ricerca di serenità.
Suoni e musiche lontani
rimbombano senza eco
dissolvendosi
in un passato capitolato.
Due corpi stremati
e un unico presente
una rete senza fondo
che disperde il pescato
sorrisi sepolti
da occhi svuotati
sommersi dalle onde della vita
che repentina ci porta con sé.

mercoledì 8 dicembre 2010

Il libro del giorno: Il Paese Bello di Stefano Sgambati (Intermezzi)





















Uomini che si ricordano al mattino di un maglione dimenticato altrove, un giovane Holden “non più giovane” che somiglia a Johnny Depp, un orecchino di perla che scivola tra i rimpianti di una spensieratezza perduta, un marito che non sa di essere violento, una ragazza ammazzata pronta a tutto per ritornare in vita, una donna prigioniera di un divano, Eluana Englaro.
Sette racconti come sette nuovi peccati capitali: intervallati da brevi intermezzi luminosi, queste storie costruiscono parola dopo parola una stretta prigione claustrofobica, densa di pessimismo e ironia amara, fino all’ultimo racconto, un “what if” grottesco e politicamente scorretto che chiude il cerchio e la cella del nostro bel Paese.

“Mi spiacerà morire per non vederti più” di Roberto Pazzi (Corbo editore)










Due storie d’amore, una omo l’altra eterosessuale, s’inseguono nel romanzo con cui Roberto Pazzi torna alla Grande Storia di Cercando l’Imperatore, Vangelo di Giuda e Conclave, i suoi libri più tradotti. La vicenda si apre nel 590, con la visione dei giovani barbari in catene nel Foro romano, i bellissimi Angli il cui riscatto è conteso fra due cugini dalla nascosta identità. E si dipana fino al 596, a Roma, in piena età longobarda, nel passaggio fra la nuova morale e l’antica, vissuto da quei due cugini che più diversi non potrebbero essere : Gregorio Magno papa, che invierà in Britannia una missione per convertire gli Angli, e il colto senatore romano Eusebio Simmaco, della stirpe che aveva difeso, contro Sant’Ambrogio, la cultura del paganesimo travolta dal cristianesimo. Questi vive con naturalezza ancora pagana, immune da sensi di colpa, la sua sessualità, e s’invaghisce del ventenne palafreniere Celeste, amante della figlia Ottavia. I due giovani innamorati, per sottrarsi alle sue brame, si rifugiano presso Gregorio. Fuggono quindi da Roma, inseguiti da Eusebio, che non si rassegna al negarsi di Celeste. E lo scenario si amplia in un costante movimento dei personaggi fra Roma e la Tuscia, e fra il monte Amiata e Roma, ponendo in campo i re longobardi, prima Autari e poi Agilulfo, insieme alla loro regina Teodolinda. La morte di Autari in misteriose circostanze, durante una caccia al cervo sull’Amiata, consente al lettore una pausa nella duplice vicenda amorosa del romanzo. L’occhio intanto scorre sulle rovine di Roma e dell’Italia insanguinata dalla guerra gotica che aveva portato la città eterna a subire, fra il 535 e il 553, ben cinque assedi, passando da un milione e cinquecentomila abitanti a soli quindicimila. Dopo varie e tumultuose peripezie, il matrimonio di Ottavia e Celeste e la nascita dei primi figli sembrerebbero placare Eusebio ma … Tutto questo, e molto altro ancora, viene raccontato a un ospite, in vacanza, dello stesso albergo, da un personaggio odierno, l’ ingegnere milanese Gregorio Eusebi, oppresso dal mestiere di famiglia. Narrato di nascosto dalla moglie, che non sfugge al fascino dell’ospite, il romanzo è il suo modo di reinventarsi, profittando di uno sconosciuto per fargli credere di averlo scritto davvero. Gregorio mette così in scena giorno per giorno una verità che ignorava di sé e si farà strada mentre l’ospite lo ascolta incantato … Il nuovo e più lungo romanzo di Roberto Pazzi nasce dalla fascinazione dell’età dei barbari che, distruggendo Roma antica, avevano creato una nuova realtà storica che si distende su tutto il Medio Evo, fino all’età moderna. Molto influisce sull’ispirazione dell’autore il misterioso destino dei Longobardi che, calati in Italia nel 568, dopo aver tenuto sotto il loro dominio gli italiani, finirono per sciogliersi nel popolo che avevano conquistato e scomparire dalla Storia. Lo scontro e incontro fra opposte civiltà, moralità, sessualità, religiosità, è il riferimento d’obbligo, nell’ammiccamento costante al presente dal quale nasce il romanzo. Si pensi allo scandalo della pedofilia nella Chiesa, alla sessuofobia della stessa, a una risorgente intolleranza della diversità sessuale a vari livelli in Italia, non solo di governo, a un terreno culturale ed educativo che impedisce, a differenza della restante Europa, la promulgazione nel Bel Paese, a causa della negativa pressione del Vaticano, di una legge sulle coppie di fatto, come sul testamento biologico. Sono state anche queste limitazioni delle libertà civili di un popolo a muovere l’autore a scrivere il suo romanzo storico. Con un animo, si passi il confronto, simile a quello con cui Manzoni scriveva del malgoverno degli spagnoli del Seicento, avendo di mira l’oppressione straniera in casa sua degli Austriaci dell’Ottocento. Il quadro storico di “Mi spiacerà morire per non vederti più” è piuttosto preciso anche se con qualche licenza, come l’anticipazione al regno di Autari della vicenda leggendaria della caccia di re Rachis, che si dice abbia ispirato la fondazione dell’abbazia di San Salvatore sull’Amiata. Da una parte la civiltà pagana, la classicità greco romana, con la ricchezza infinita della sua Letteratura e del suo pensiero filosofico che da Platone arriva, attraverso l’emanazionismo di Plotino, fino alla diffusione dei primi vangeli cristiani. Dall’altra il cristianesimo delle origini, che s’impadronirà lentamente dell’anima dei barbari, e in cui prevarrà, dopo Origene di Alessandria, col concilio di Nicea del 325 ferreamente presieduto dall’imperatore Costantino, la rottura con il pensiero antico, appena interrotta dai due anni di regno dell’imperatore Giuliano, dal 361 al 363. L’opera di Roberto Pazzi entra nel cuore di uno degli aspetti più delicati e sacrali, intimi e universali di quelle due civiltà nel momento in cui l’una, quella cristiana, inizia a prevalere sull’altra, quella pagana : la sessualità. E mettendo in scena una doppia storia di passione e di amore, una omo e una eterosessuale, mostra il profondo e inconciliabile dualismo fra etica omofoba e sessuofoba cattolica e libera espressione dell’eros non finalizzato alla procreazione che era alla base del pensiero classico. Sono i temi che hanno guidato a interpretare il mondo antico Federico Nietzsche, Sigmund Freud, Oscar Wilde, Marguerite Yourcenar, Andrè Gide, Henry de Montherlant, Hermann Broch, Gore Vidal, Costantino Kavafis, Pier Paolo Pasolini. Sono le rivisitazioni del passato servite a capire i disagi, le lacerazioni, i ritardi, le intolleranze, i dualismi, le schizofrenie e i sensi di colpa che tormentano in Occidente l’anima moderna. Il lungo titolo, così diverso da quelli brevi dei sedici romanzi di Roberto Pazzi, è una scelta espressiva che allude a un profondo rinnovamento. E’ un titolo eccessivo, passionale, sensuale, un “titolo di pancia”, new romantic, che parrebbe persino un mantra, una frase logorata dall’uso, tanto è comune alla condizione amorosa e, in quella, allusiva all’eterno legame fra amore e morte.

domenica 5 dicembre 2010

Il libro del giorno: Ngaio Marsh, DELITTO A TEATRO (Elliot)













«Tutti siete sospettati. E tutti mentite e recitate». L’ispettore capo di Scotland Yard, Roderick Alleyn accetta volentieri l’invito a teatro fattogli dall’amico giornalista Nigel Bathgate, aspettandosi di passare una bella serata. Lo spettacolo scorre piacevolmente fino all’ultimo atto, quando uno degli attori, Arthur Surbonadier, viene ucciso, colpito al cuore da un proiettile sparato dalla pistola di scena. Alleyn entra subito in azione e, nell’indagare sulla vita della vittima, scopre che Surbonadier era un tipo poco raccomandabile, ricattatore e seduttore, e che molti nutrivano del rancore nei suoi confronti. Affiancato dal fido assistente, l’ispettore Fox, e dall’amico Nigel, Alleyn dovrà scavare molto a fondo prima di riuscire a scoprire il colpevole. Pubblicato nel 1935, Delitto a teatro è un giallo nella migliore tradizione inglese, percorso da una sottile vena di umorismo. Il ritmo veloce e incalzante conduce senza sosta il lettore fino allo svelamento del mistero, in uno dei migliori capitoli della serie che vede per protagonista l’ispettore Alleyn, ora per la prima volta pubblicato in Italia. Fra gli anni Trenta e Quaranta, Ngaio Marsh è stata – insieme ad Agatha Christie – una delle “Queens of Crime”, vincitrice dei maggiori premi per romanzi gialli e autrice di bestseller che stanno oggi tornando all’attenzione del grande pubblico a livello internazionale.

NGAIO MARSH- Ngaio Marsh (1895-1982), scrittrice e regista teatrale neozelandese, è autrice di numerosi gialli molto popolari nel mondo anglosassone. La sua produzione vanta oltre trenta titoli, molti dei quali ambientati nel mondo del teatro. Nel 1966 ottenne la nomina di Dame Commander dell’impero britannico. Nel 1978 è stata premiata dai Mystery Writers of America.

Ngaio Marsh, DELITTO A TEATRO - traduzione dall’inglese di FRANCA PECE

«Un’impeccabile narratrice» - «THE NEW YORK TIMES»

Gioca e vinci alla fiera













Gioca e vinci sempre con 10righedailibri alla Fiera Più Libri 2010
10 righe dai libri regala libri e sconti ai visitatori della fiera!

In questo gioco tutti vincono!
I giorni 4, 5 e 8 dicembre 10 righe dai libri sarà presente alla fiera Più libri più liberi ospite presso gli stand E04 - E06 Armando - Sovera che gentilmente hanno offerto una postazione alla divulgazione della luttura.
Chi consegna il volantino compilato allo stand partecipa al gioco e di sicuro vince libro o un buono sconto extra da spendere negli stand degli editori che hanno aderito all’iniziativa “speciale fiera – gioca e vinci sempre”.
Centinaia sono i libri gratis messi in palio dagli editori www.10righedailibri.itArcana, Armando, Cargo, Castelvecchi Editore, Edizioni Angolo Manzoni, Edusc, Elliot Edizioni, Fandango Libri, L'ancora del Mediterraneo, Il saggiatore, Sovera, Testepiene. presenti in fiera:


Per partecipare registrati su 10 righe dai libri:
Stampa il volantino, consegnalo in fiera a 10 righe dai libri, gioca e vinci sempre!

sabato 4 dicembre 2010

STORIA RAGIONATA DELL’HIP HOP ITALIANO di Damir Ivic (Arcana)






















Non ingannino i periodici momenti di hype, di esposizione su tutti i media, di video su MTV e di copertine sui maggiori magazine specializzati: la storia dell’hip hop italiano è qualcosa che scorre sottotraccia. Da sempre.
Anche quando finisce con l’affiorare o addirittura trionfare nel mainstream, e la cosa succede ciclicamente, si porta dietro i cromosomi e i tic di una vita fieramente underground, storicamente lontana dai radar abituali della critica musicale.
Questa Storia ragionata dell’Hip Hop italiano non è una raccolta esaustiva di tutti i protagonisti, di tutte le uscite discografiche, di tutti i passaggi storici; certo, dischi, eventi, e profili biografici non mancano, tutt’altro, ma quello che potete trovare fra queste pagine sono prima di tutto gli strumenti e capire davvero le unicità di ciò che è stato ed è il movimento hip hop nel contesto del panorama musicale (e non solo musicale) italiano, per smascherare luoghi comuni che per molti anni hanno offerto un’interpretazione distorta e lacunosa del fenomeno e, in definitiva, per fare un tuffo dentro questa scena facendola parlare in prima persona: gli inizi eroici e i carbonari, i primi momenti di successo, le faide interne, i ripiegamenti, i momenti di crisi, i trionfi, il difficile rapporto col mondo musicale tradizionale.
Un piccolo epos, quasi un romanzo con tutte le sue figure, teorie principali o secondarie, colpi di scena. Ma anche un fondamentale documento che aiuti a tracciare come mai è stato fatto prima una linea che colleghi Assalti Frontali a Fabri Fibra, i Sangue Misto a Radio Deejay, i Club Dogo ai centri sociali, l’immaginario all’americana con la militanza sociale.

DAMIR IVIC - Trentasei anni, giornalista musicale, se si parla di rap e hip hop le vicissitudini di questa scena le ha vissute dall’interno, in prima persona. Per Arcana ha già pubblicato Fuck it. Let’s all stand up, un’approfondita analisi delle rime di Eminem, oltre ad essere coautore di Su la testa!. Collabora anche con MTV, fa parte dello staff di Dissonanze ed è content editor e consulente aziendale per vari marchi.

Madame Foucault di Raffaele Gorgoni













Sorvegliare e pulire

Fu il suo materno motto

Spesso pianse a dirotto

Per farlo ammutolire

Persil Olà e Ava

Erano il suo supplizio

Fin dallo sposalizio

Austera gli imponeva

Auchan Conad e Standa

Totale istituzione

Addomesticazione

E bagni di lavanda

La casalinghitudine era la sua preghiera

Dovere spirituale da mattina a sera

Il mini pimer e il bimby

I suoi strumenti amati

Ferri da stiro e lembi

Lenzuoli ben piegati

Lui dalle scappatelle passò al giardinaggio

Smise il libertinaggio

Per bouganville e rose

Garofani e mimose

Il giudice chiuse gli atti

Parenti esterefatti

Lo disse dal principio:

E’ un duplice suicidio.

venerdì 3 dicembre 2010

Il libro del giorno: Lucinda Holdforth, LE BUONE VECCHIE MANIERE. La nostalgia per un comportamento civile in un mondo cafone (Orme editori)












Una lettura divertente, educativa, e perché no, un regalo perfetto per ogni maleducato che vi rende impossibile la vita. Le buone maniere, come ci ricorda il filosofo americano Ralph Waldo Emerson, sono il pilastro della civiltà in cui viviamo, il frutto di molti piccoli sacrifici. Ed è forse proprio questo il nostro problema: al giorno d’oggi l’idea di sacrificio è assolutamente fuori moda, mentre la maleducazione e la prevaricazione sono diventate una vera e propria norma (tramandata da genitore in figlio) per farsi largo nel lavoro, nel traffico, al supermercato. E se tutti, in pubblico, non facciamo altro che celebrare l’importanza della buona educazione, in privato ognuno continua a fare quello che vuole, senza limiti e regole di comportamento, contribuendo inevitabilmente al completo imbarbarimento della nostra civiltà. In questo libro Lucinda Holdforth ci invita a una seria riflessione, ricordandoci che un comportamento civile, oggi come in passato, è essenziale alla nostra libertà, intellettuale e fisica, e che la nostra incapacità di autoregolarci ci riempie la vita di leggi e ordinamenti con cui lo Stato decide cosa si può fare e cosa no, perché noi, cittadini, siamo incapaci di deciderlo da soli. Spiritoso, intelligente, ricco di riferimenti letterari e filosofici (da Aristotele e Pericle a Tocqueville e Proust, fino al contemporaneo Borat), Le buone vecchie maniere descrive l’importanza della buona educazione dall’antichità ad oggi.
Lucinda Holdforth è una giornalista. Ha lavorato come consulente per il canale televisivo ABC (Australian Broadcasting Corporation) e per il Dipartimento Affari Esteri del Governo australiano. Collabora con lo staff dell’ambasciatore australiano negli Stati Uniti, Kim Beazley. Vive a Sydney.
«Lucinda Holdforth è il Marco Aurelio della buona educazione». ELLE
«Lucinda Holdforth affronta una prova durissima: difendere la buona educazione in una società sempre più cafona. E lo fa con grande eleganza intellettuale, recuperando gli insegnamenti di Rousseau e Rosa Parks, l’esperienza del Bloomsbury Group, le parole della Bibbia, i manuali del XIX secolo e il capolavoro di Castiglione. Ci fa divertire, ripensare a quanto accade nella nostra vita quotidiana, e soprattutto smantella il luogo comune che vorrebbe temi come questo legati alla cultura conservatrice e reazionaria».
Stephen L. Carter, THE DAILY BEAST
«In una civiltà che mostra poca pazienza ma abbonda in egoismo, Lucinda Holdforth, con molta cortesia, va dritta al punto della questione: abbiamo bisogno di comportamenti civili se la civilizzazione significa vivere tutti insieme». KIRKUS REVIEWS

Lucinda Holdforth, LE BUONE VECCHIE MANIERE. La nostalgia per un comportamento civile in un mondo cafone traduzione dall’inglese di Elisabetta Stefanini. COLLANA IL NASO

Una lunga incomprensione. Pasolini fra Destra e Sinistra, di Adalberto Baldoni e Gianni Borgna (Vallecchi). Intervento di Nunzio Festa

















Necessario, indispensabile... Quanti aggettivi possono essere affidati a un libro che non è possibile non leggere? E quanti, di più, se lo stesso volume ci racconta dettagli mai indagati che riguardano la vicenda letteraria e umana dell'indomabile maestro, artista e intellettuale, poeta scrittore giornalista saggista critico regista Pier Paolo Pasolini. Non lo sappiamo. Non vogliamo saperlo. E nemmanco saranno usati quelli che subito vengono in mente; ma si provi meglio a comprendere di che cosa, esattamente, dovremmo tutti leggere. In special modo quanti dicono, giustamente e/o ingiustamente, d'essere debitori di Pasolini. Intanto, con alta probabilità, volutamente s'è scelto di dare le maiuscole, nel sottotitolo, ai termini storici “destra” “sinistra”. Con questo libro, fatto a quattro mani, diviso per metà nel racconto di Gianni Borgna (sinistra) e per l'altra metà da quello di Adalberto Baldoni (destra), introdotto da uno scritto sincero e che aiuta a riflettere ancora una volta, ovviamente a stesura del filosofo Marramao, oltre a scoprire alcuni aspetti che, forse per nostra ignoranza, non erano noti sulle opere del Pasolini senza salsa piccante e sulla sua vita, si potrebbe una volta per tutte spegnere alcuni fuochi morti del cugino Naldini e di varie penne, seppur in altro molto più attente, vedi ovvero Belpoliti. Entrambi gli autori, per cominciare, e Borgna è stato anche molto più vicino a Pasolini di Baldoni, parlano con una sincerità di fondo che traspare. Entrambi, poi, offrono a lettrice e lettore che sia piccoli e grandi punti, non oscuri forse ma taciuti, che su Pier Paolo Pasolini non erano noti almeno ai più. E lo fanno con un linguaggio oculatamente 'divulgativo'. Tralasciando alcuni piccoli passi dove Adalberto Baldoni, comunque, non riesce proprio a convincere, ma si tratta davvero – va riconosciuto – di poche circostanze, il merito del racconto a due, con il quale tra l'altro, per esempio, gli autori citano momenti che si toccano e quasi combaciano, o perlomeno s'incastrano, è d'aprire finalmente una lettura non politicizzata delle opere. Nel senso di non invischiata nelle strategie di partiti e sette. Anzi mettendo a nudo le piccolezze, e persino molte bassezze, non solamente della sinistra ufficializzata ma persino della destra in tutte le sue forme. Compreso il centro da Pasolini condannato: che era la DC. Perché è proprio vero che, per buona parte dei suoi rappresentanti della dirigenza: “la destra lo detestava per le sue idee e soprattutto per la sua dichiarata omosessualità; la sinistra, che pur lo annoverava tra le sue file, non accettava molte delle sue analisi anticipatrici e ancor meno la sua irriducibile autonomia di pensiero. E anche il mondo cattolico, di fronte alle sue opere, si divideva tra estimatori e detrattori”. Il libro potrebbe chiudersi nello sviluppo di quest'anomalia. Ma in più abbiamo la testimonianza, su tutto, che molti degli studenti dell'assalto di Valle Giulia erano fasci: con ciò che ne consegue: soprattutto in quanto Pasolini di questo non era assolutamente a conoscenza. Poi, viene benissimo fuori la diversa predisposizione del Baldoni e del Borgna. Che entrano nei libri, nei film di P.P.P. comunque con rispetto. E infine non sono solamente gli autori a parlare. Nemmeno solamente Pasolini e le sue opere. Oltre le poesie, invece, s'aprono diversi testimoni di quell'epoca. Ci scuseranno, in definitiva, gli autori del pregevole “Una lunga incomprensione” se però non ci viene voglia di leggere altri scritti loro, ma semplicemente di riprendere in mano tutti i libri che abbiamo in casa del maestro. Pasolini, d'altronde, ha letto questi tempi. Da altri tempi. Come hanno testimoniato, su tutti, le commissioni parlamentari che decenni dopo la morte del nostro poeta hanno scritto delle malefatte 'acclarate' del Potere. Come raccontano i sempre fervidi intrighi del Palazzo. Le lucciole morte in buona parte della clerico-fascista Italietta che prova a fare l'America dopo aver sfottuto l'Urss. Approfittiamo dell'occasione, per giunta, a ricordare che recentemente Effigie ha ripubblicato “Questo è Cefis”, libro inchiesta che in un certo senso sta alla base dell'incompiuto “Petrolio”. Per giunta, ricordiamo ancora che abbiamo bisogno di avere la verità sulla morte di Pier Paolo Pasolini.

Una lunga incomprensione. Pasolini fra Destra e Sinistra, di Adalberto Baldoni e Gianni Borgna, prefazione di Giacomo Marramao, Vallecchi (Firenze, 2010), pag. 342, euro 16.00.

giovedì 2 dicembre 2010

Il libro del giorno: Perchè Dante? di John Alfred Scott (Aracne editrice)













Questo volume offre una risposta esauriente alla domanda fondamentale posta dal titolo, Perché Dante?, mediante una disamina critico-analitica di tutti gli scritti canonici dell’Alighieri. Perché Dante è una versione interamente riveduta e aggiornata di Understanding Dante (University of Notre Dame Press, 2004), di cui Piero Boitani formulò il seguente giudizio, pubblicato nel 2005 su Il Sole e 24 Ore: «Scott porta alla critica dantesca il sapiente equilibrio che gli viene da una vita dedicata al poeta, della cui opera traccia un bilancio dettagliato, esauriente, suggestivo e di chiarezza esemplare: la migliore introduzione complessiva all’autore della Commedia che si possa leggere ai nostri giorni». Tale giudizio è stato ribadito da Matthew Treherne sul Times Literary Supplement del 23 giugno 2006 («the richest and clearest account in any language of Dante’s oeuvre»). Dopo gli studi compiuti a Oxford (Paget Toynbee Dante Prize, Oxford University, 1956), John Scott inaugurò un pionieristico programma di italianistica presso l’Università di Bristol. In seguito, è stato docente d’italiano presso l’Università di California a Berkeley, l’Università della British Columbia (Vancouver), l’Università di Reading (Inghilterra) e, dal 1978, The University of Western Australia (Perth). Autore di numerosi saggi danteschi – e, in particolare, di Dante magnanimo (1977), Dante’s Political Purgatory (1996), Understanding Dante (2004) –, Scott è membro della prestigiosa Australian Academy for the Humanities. Nel 2000 è stato eletto Honorary Life Member of the Dante Society of America. Attualmente, è Professore Emerito e Honorary Senior Research Fellow presso The University of Western Australia.

Pamela Serafino “ L’Amore fuggitivo” ( Progetto Cultura). Intervento di Francesco Capoti





















Può la forza dell’amore sconfiggere il male oscuro che si annida nell’anima di Sara? Può l’amore salvare Antonio dall’ombra di un passato che schiaccia il presente? O questo amore è piuttosto una gabbia nella quale restano imprigionati i protagonisti? Litigi, ricordi, segreti, sospetti, insidiano l’armonia della vita. Con una scrittura elegante, ricca di metafore, l’autrice ci conduce nei meandri più profondi della psiche umana laddove si annidano le contraddizioni e cade ogni finzione sociale. Come un sipario che si solleva lentamente e all’insaputa dei protagonisti, la narrazione procede per scatti improvvisi, svela scene inattese, dilata il tempo in un un’attesa indefinita. Inconsapevoli, i protagonisti, si schierano su piani opposti e paralleli attorno a cui ruotano due mondi contrapposti, che riflettono i problemi della nostra società e l’intramontabile paura di vivere.

mercoledì 1 dicembre 2010

Il libro del giorno: Il problema del significato nelle scienze strutturali di Pierre Bourdieu (Kurumuny)





















Com’è possibile il riconoscimento e la decifrazione del significato globale delle cupole, delle somme teologiche, della composizione grafica dei testi? E, circolarmente, in base a quale criterio è possibile assumerli come segni o significanti di concordanze logiche che attraversano differenti sistemi simbolici piuttosto che come semplici coincidenze cronologiche? Ecco i temi di cui si occupa Bourdieu in questo breve scritto. Il problema di una teoria della conoscenza che abbia al proprio centro sia la costituzione degli oggetti di conoscenza che la loro decifrazione oggettiva viene così affrontato in modo diretto e senza ritualismi. Tuttavia, prendendo a pretesto il dibattito interno alla filosofia dell’arte, tale operazione viene compiuta senza ignorare lo scarto fra i significati non solo estetici che un artista attribuisce intenzionalmente ad un’opera e i significati che un interprete è in grado di decifrare e di “costruire”. In esso si gioca il tentativo – tutto svolto su un filo esilissimo di argomentazione teso fra il paradosso e la regressione all’infinito – di cogliere una alternativa possibile e percorribile al riduzionismo metodologico e all’intuizionismo, “agli amici della terra” e ai “fisiognomici”.

L'autore
Pierre Bourdieu (1930-2002) è una delle figure più rilevanti della sociologia della seconda metà del Novecento. Intellettuale molto controverso, ha lavorato ad una concezione unitaria delle scienze sociali, provando ad elaborare una teoria antropologica generale. Fra le sue principali opere tradotte in italiano Per una teoria della pratica, Il senso pratico, Meditazioni pascaliane, Le regole dell’arte, La distinzione.

Il curatore Carmelo Lombardo insegna Storia del pensiero sociologico presso la Facoltà di Sociologia – Sapienza Università di Roma.

Sabina de Gregori BANKSY IL TERRORISTA DELL’ARTE (Castelvecchi)














Molte le congetture sul nome e sull’identità dell’artista nato e cresciuto a Bristol, ma tuttora nessuna certezza. Dopo l’adolescenza nella città natale, nei primi del 2000 Banksy è a Londra e comincia a farsi conoscere. Esordisce raffigurando topi, ma in breve i muri della città si animano con i suoi personaggi ironici, pungenti, provocatori e irriverenti. E da subito è un fenomeno: la stampa parla di Banksy effect. La sua si manifesta immediatamente come un’esplicita e aspra provocazione nei confronti dell’establishment, del potere, della guerra e del consumismo. I suoi stencil, immediati e ricorrenti come manifesti pubblicitari, appaiono ovunque, anche nei luoghi più bizzarri della città, e spesso ne sottolineano e spiegano i caratteri. L’artista di Bristol è anche celebre per le sue “incursioni”. Si è intrufolato nei musei, negli zoo, nelle gallerie e nei negozi di tutto il mondo, divenendo l’indiscusso re della guerrilla art. Oggi Banksy non è solo un fenomeno di costume, ma la sua imponente presenza sulla scena internazionale ha costretto il mondo dell’arte a fare i conti con il suo linguaggio. Lo star system lo adora, le sue opere vanno a ruba per migliaia di euro, la stampa lo celebra, eppure egli ha saputo mantenere e difendere il suo anonimato. Il funzionamento di questo ingranaggio - nel complesso e scambievole rapporto Banksy-mercato, Banksy-museo, Banksy-committenza - appare come l’aspetto più suggestivo e appagante dell’osservazione critica di questo geniale interprete figurativo del nostro mondo.
SABINA DE GREGORI - Nata a Ginevra nel 1982, vive e lavora a Roma. Laureata in Storia dell’Arte, studia i linguaggi del contemporaneo e la street art. Banksy il terrorista dell’arte è il suo primo libro.
Sabina de Gregori BANKSY IL TERRORISTA DELL’ARTE
Collana: I Timoni
pp.196 – euro 22,00
“Alcune persone diventano poliziotti per rendere il mondo migliore, altri diventano vandali per rendere il mondo un posto più bello da vedere” Banksy. Il primo libro italiano dedicato alla vita e alle opere di un artista celebre in tutto il mondo

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