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mercoledì 25 luglio 2012

La felicità del testimone di Elisabetta Liguori (Manni). Intervento di Vito Antonio Conte


C’è un tempo per ogni cosa. E ogni cosa ha il suo tempo. Queste poche parole compongono due piccole frasi che (per me) contengono un concetto salvifico… E, percorrendo la mia strada, sono quasi diventate un mantra da librare sottovoce quando il tempo sembra essere (o davvero è) in dirittura d’arrivo, prossimo a tagliare il traguardo, col petto sul nastro, nel mentre arranco, con l’affanno, le gambe acide e pesanti, la mente capace soltanto di mandare nebbia sporca agli occhi, nella penultima curva. Quasi una filosofia di vita. Che, soprattutto in quei momenti, mi ricorda quanto poco valga il tempo senza il proprio Tempo. Soltanto la cura e l’attenzione del proprio Tempo possono far stare davvero al passo col tempo. Pausa. Che questo non sia l’incipit di un saggio l’avrete capito dalla “pausa”, ma casomai vi fosse sfuggito ora lo sapete. Le pause sono necessarie. Sempre. Comunque. Quella di cui sopra si è materializzata sul filo e potrei dire che aveva il sapore del… cuscus. Da lì sono andato nel Maghreb: kuskusu; poi, ho ascoltato la voce di un berbero: seksu; e, quindi, il mio volo è planato in Francia: couscous. Di ritorno, riannodando quel che dicevo, aggiungo che –finalmente- ho letto un libro che mi aspettava dal dicembre dell’anno passato: “La felicità del testimone” (Manni Editore, Collana Punto G, pagine 271, € 17,00, 2011), di Elisabetta Liguori. Un libro sorprendente. Liquido. Spiazzante. Non tanto per la storia narrata, quanto per come è narrata. Non tanto perché non te l’aspetti dall’Autrice, quanto per l’importanza della svolta. Non tanto per l’anomalia del noir, quanto per la distanza (abissale) dai precedenti noir (“Il credito dell’imbianchino” e “Il correttore”) di Elisabetta Liguori. S’è vero, come credo, che il genere che chi scrive adotta per dire quel che gli sta dentro e/o quel che lo tocca da fuori, ebbene penso che Elisabetta Liguori abbia concluso la sua esperienza col noir proprio con questo libro, che compie una trilogia (con i citati precedenti) che non lascia spazio a similari esperienze. Ché ne “La felicità del testimone” tutto il meglio del repertorio espressivo di Elisabetta Liguori è stato toccato. Beninteso, ci potranno essere altri noir, l’Autrice ci regalerà altri romanzi (cimentandosi con altri generi letterari), di sicuro la verve narrativa l’accompagnerà e ci farà compagnia finché respiro avrà e voglia di leggerla avremo, ma non sarà più la stessa cosa. Ecco, dire quel che ho notato (io che rifuggo le classificazioni…), m’è servito per appuntare questo: “non sarà più la stessa cosa”. Voglio dire che dopo questa altissima prova letteraria, niente (come si suol dire) sarà più come prima. Elisabetta Liguori, col prossimo libro che sarà (…), supererà la scrittrice nata che è, ma niente sarà più come prima. Ché “La felicità del testimone” è un punto d’arrivo. Ma è anche un luogo, ché questo libro è anche un luogo –come di pietra miliare-, dal quale si può e si deve iniziare un altro viaggio. Come alla fine di ogni fine. Questo libro chiude un percorso più dei precedenti e che coi precedenti era cominciato e s’era fatto strada. Questa è la mia lettura. Senza presunzione critica e con tutti gli altri senza che volete. Dovrei motivare quel che ho scritto. Credo di cavarmela se, evitando il già detto e ogni ovvietà, aggiungo che questa storia –tra quelle scritte da Eisabetta Liquori (da me lette)- contiene la meraviglia della perfetta unione, dell’intimo connubio, dell’inseparabile contaminazione, richieste dal romanzo quando la narrazione segue i tempi del realismo: la realtà e la fantasia stanno così bene insieme, ci stanno da dio, si godono come pazze, che non distingui (da lettore) l’una dall’altra. E, se si condivide quel che pensa Richard Millet a proposito del romanzo, ossia che “il romanzo può ancora sfuggire a se stesso, essendo in fin dei conti un’esperienza dell’inferno”, ebbene “La felicità del testimone” (eliminate definizioni di genere e mie elucubrazioni mentali) è un romanzo autentico che sbaraglia l’impostura di tanti scrittori odierni che si fregiano di essere tali perché ben inseriti nella mistificazione della scrittura siccome imposta e elargita da un sistema che della letteratura ha fatto simulacro a uso e consumo di invertebrati lettori. Ché Elisabetta Liguori ha qualcosa d’importante da trasmettere e lo fa con una lingua che arriva dritta ai sensi e si fa senso e, parola dopo parola, similitudine dopo similitudine, aforisma dopo aforisma, abisso dopo abisso, riemerge piena di levità: ch’è quella leggerezza che ogni uomo vorrebbe provare dopo averla detta per intero. In questo libro, Elisabetta Liguori l’ha detta tutta. Per intero. E, si sa, il vuoto è una brutta bestia. Ma fare il vuoto è felicità. Già, la felicità! Se va bene puoi toccarla e esserne toccato, attraversarla e farti attraversare, provarla e nutrirla. Ma poi? Si sa, anche questo si sa, è uno stato temporaneo. Ma è davvero uno stato temporaneo? La risposta, la mia, non so se possa interessare a qualcuno. Elisabetta Liguori ce l’ha indicata. È nelle pagine di questo libro. Oltre il fatto di cronaca da cui muove la narrazione e che diventa narrazione. Oltre i personaggi -che, se esistesse la perfezione, non esiterei a dire- perfettamente delineati caratterialmente. Oltre ogni realtà descritta. Oltre la fiction. Mirabilmente amalgamate (l’ho già scritto). E, dunque, oltre tutto, questo è un libro sulla ricerca della felicità. Non credo esista una ricetta universale per trovarla. Credo di sapere cos’è. È lunghi capelli sciolti, tesa sulle punte dei piedi, braccia larghe verso l’orizzonte ch’è una vallata spersa nel blu, naso sù. È una striscia di fumetto e nuvolette senza parole. È quattro gambe a pelo d’acqua e il resto (che non si vede) su un pontile di legno a dondolare un ritmo solo. È un campo giallo dove tutti gli altri colori fanno a gara con le nuvole di sopra sapendo di perdere. È mani nelle mani dopo che mano ha stretto mano. È linguaccia a fragola di una bimba che sgrana occhi birichini tra le dita. È una coccinella su un girasole ma potrebbe essere su qualsiasi altro fiore. È un film in B&N dove cappelli si guardano e non importa altro. È sguardo di occhi aperti su occhi chiusi intanto che il cielo scorre. È il sonno di un bambino che vederlo è sogno. È una sigaretta dopo un bacio per mischiare sapori. È un aquilone senza filo che sospeso comunque sta. È una canzone qualunque tranne quella. È “Ciccio” pancia all’aria e “Nino” che porge la zampa. È il vento nei capelli, tra i capelli, nelle radici dei capelli, e oltre quelli. È quella detta e mai provata e quella provata ma indicibile. È quella che tutti cercano: lunga come un arcobaleno e corta come un accento. È quella che le parole stanno prima e dopo ma la narrazione non finirà mai. E ancora… Epicuro e molti altri hanno segnato strade, ma nessuna via che porta diritta verso la felicità. Ognuno può inventarsi la propria. Elisabetta Liguori ci dice che esiste la felicità e che ci vuole “un gran coraggio per continuare a essere felice”. Ah, dimenticavo: c’è un’intera pagina del libro che da pura poesia è diventata prosa. Ma la sua origine non può essere nascosta. Rimane poesia. Che il cambiamento stia in una diversa frequentazione della poesia?


“Il corpo estraneo (Una tragedia on the road)” di Marco Montanaro (Caratteri Mobili Edizioni, Collana Molecole). Intervento di Vito Antonio Conte


Non ho mai dovuto aspettare così a lungo, dopo averlo prenotato, un libro! Oltre un mese! E il buon Marco voleva portarmelo lui, di persona. Ché di quel libro avrei avuto il piacere di parlarne, poi. Ho declinato l’offerta di Marco: i libri si comprano, gli ho detto! Ma, intanto, la data della presentazione si avvicinava e del libro ancora niente. Ci siamo sentiti. Con Marco. Ripetutamente. È sempre un piacere. Quando accade. Sempre nulla di già detto... E quella voce, la sua, un po’ tremula, in divenire, a tradurre in lemmi il pensiero che scorre… Mi ha mandato il PDF e così ho iniziato a leggerlo il suo ultimo libro. Poi, finalmente, è arrivato in libreria. L’ho ritirato. Ho ricominciato a leggere. Dall’inizio. Sino all’ultima parola: “anch’io”. Ho metabolizzato. E ho cominciato a pensare, come sempre mi succede in simili occasioni, a quel che avrei detto… Il ventuno a sera, alla libreria Ergot, cosa dirò? Sì, perché, in fine, stasera farò parole de “Il corpo estraneo (Una tragedia on the road)”, (Caratteri Mobili Edizioni, Collana Molecole, pagine 111, € 12,00), insieme all’Autore, Marco Montanaro, e Ennio Ciotta. Cosa dirò? Andrò a braccio. Improvviserò. Tanto per cambiare. Ché non riesco mai a preparare nulla, in circostanze del “genere”. Ma la “specie”, stavolta, è diversa. E quando dico “specie” intendo la scrittura e, ovviamente, lo scrittore (che l’ha resa, ché dire generata aprirebbe un altro capitolo). La scrittura è nuova, siccome può essere nuova una scrittura che contiene la “cifra” del suo Autore. Voglio dire che in questo libro Marco Montanaro ha lasciato un segno del suo intendere “scrivere”: niente di preconfezionato, nulla di preordinato, nessuno spazio al rapimento del lettore e/o alle aspettative del lettore stesso, e –paradossalmente- sangue e sudore che sgorgano a fiumi da ogni pagina, da ogni frase, da ogni parola, ché Marco Montanaro ha dato corpo (diventato tangibile) a un racconto lungo (ch’era sconosciuto dentro di lui) sudando e sanguinando ogni singola parola de “Il corpo estraneo”. Si può scrivere soltanto quel che si è attraversato nell’esistenza. E allora scrittura e scrittore, in questo caso, coincidono, ché questo libro e il suo Autore sono (a me sembra) così: rifiuto di ogni regola nota, rigetto di qualsiasi ruffianeria letteraria, reiezione di qualunque canone acquisito, in nome di una legge superiore: quella dell’onestà intellettuale e del rispetto del prossimo. Che possono realizzarsi davvero esclusivamente rendendo di sé quel che si è! Marco Montanaro mette in atto se stesso e quel che lo circonda traverso parole che formano periodi che starebbero in piedi anche se isolati e letti di per sé soli. Il monco e il rimando sono contenuti diffusamente in questo libro. Sembra un mare aperto dove la narrazione sdonda s’un surf toccando acqua e cielo e dove nessuna terra è in vista. Ho pensato a cosa dire di questo libro e come cominciare a parlarne stasera. Mi sono passati per gli occhi almeno sei diversi incipit. 1) Corpo estraneo è il ventinovesimo album de “I Nomadi” ed è uno dei tre singoli estratto da quel lavoro musicale del 2004. Musica. Assente quasi del tutto nel libro, quanto a riferimenti. Più che presente per ogni scena. Per ogni movimento. Per ogni stare e andare. 2) Alla fine della lettura m’è venuta voglia di masturbarmi… la pornografia non c’entra niente; certo erotismo sì. Un certo eros disperato, che fa venire in mente l’atmosfera di quella canzone di Lucio Dalla tanto nota ch’è inutile ricordarne il titolo. E non mi riferisco all’erotomane Danilo, ovvio… penso a tutto quel che volete e a niente in particolare. 3) La sensazione che ho avuto, giunto all’ultima pagina del libro, è stata di bagnato, d’umidore diffuso sulla pelle e dentro, fradicio nei capelli… No, qui l’erotismo non c’entra. Mi sentivo proprio come un panno appena tirato fuori da una vaschetta colma d’acqua. Mi si sarebbe potuto strizzare ogni braccio, ogni mano, le gambe e i piedi, il petto e no, l’uccello no (Danilo docet), ma persino l’anima. Tutto avrebbe grondato acqua. Ché questo libro mi ha fatto avvertire tutta l’umidità del mondo e m’è venuto desiderio di sole, di deserto, di terra spaccata dalla siccità… 4) Il titolo del libro evoca immediatamente una brutta sensazione di blocco, di asfissia, di alterazione… Il corpo paralizzato da un elemento esterno, sconosciuto, ignoto, tinto di nero, la gola serrata da mani invisibili, l’impossibilità di respirare, l’aria già incamerata sta finendo, l’affanno sta vincendo, ogni parte del corpo è in estrema tensione, gli occhi strabuzzano fino a esplodere, voglia disperata di gridare ma la voce non esce, un urlo, ci vorrebbe un urlo, ma le mani invisibili stringono sempre più, perché nessuno presta aiuto? Nessuno può! L’unica è cercare l’ultimo sforzo sovrumano, riprendere senso e sputare via l’estraneo ch’è di traverso in groppo. Ché tenerlo dentro uccide! 5) Il sottotitolo suggerisce una certa pietà e un sentimento di paura… Che, poi, rinvengo nei personaggi che animano questa storia “sulla strada” e nella storia stessa… 6) “Corpo Estraneo” è il titolo di un romanzo di Robin Cook. L’avrà letto Marco Montanaro? 7) “Il corpo estraneo” è anche un poemetto (di trentasei pagine) di Vilma Costantini. Non ho letto neppure questo! E Marco? 8) E, poi, c’è anche “Un corpo estraneo”, testo teatrale di Renzo Rosso… 9) Questo libro è il terzo di Marco Montanaro e (avendo io letto il primo e non ancora il secondo) mi verrebbe da dire ch’è il più Dannoso, ma potrò affermarlo soltanto quando avrò colmato la lacuna della lettura del suo secondo libro.  Ecco, avevo pensato ben più di sei modi per cominciare a dire de “Il corpo estraneo” e me li sono giocati tutti qui. Mi toccherà inventarmene un altro. Stasera. Sarà facile. Perché questo libro fornisce spunti infiniti su qualcosa che non finisce mai d’accadere e quella cosa la viviamo ogni maledetto-benedetto giorno. Vorreste sapere cosa, vero? Beh, vi toccherà venire alla libreria Ergot, questa sera! E non fatemi pensare, ché “è in questi momenti che avverto una certa solitudine. La solitudine è una grande balla, come la religione, la musica, l’incontro; ma val bene crederci per non sentirsi soli davvero”. E questo è soltanto un piccolo assaggio della scrittura di Marco Montanaro, che ha il colore dell’avorio perché ridotta all’osso; la consistenza di quella terra spaccata di cui sopra è parola; il ritmo di una ballata per sola voce, tipo: “As Yet Untitled” di Terence Trent D’Arby; la melodia della pioggia nel mentre ci cammini sotto senza proteggerti, ché lavarti così è purificarti; l’incedere del ramingo, ché per ricominciare tutto deve finire; il mistero di una valigia chiusa che tale deve restare prima di disfarsene. Poi, chissà!?!

Sofia Schito con il suo lavoro La B Capovolta al Premio Kallistos


L'Amministrazione Comunale di Alliste ha deciso di conferire il "Premio Kallistos - Sezione Giovani Eccellenze 2012" a Sofia Schito, autrice de LA B CAPOVOLTA (Lupo Editore). TALE RICONOSCIMENTO MIRA A VALORIZZARE LA SUA ATTIVITA', CON L'AUSPICIO CHE POSSA CONSOLIDARSI NEGLI ANNI E DARE LUSTRO AD ALLISTE E FELLINE. Consapevole di quanta strada ci sia ancora da percorrere, mi auguro che così possa essere. Intanto ringrazio di vero cuore chi ha creduto in me sin dall'inizio e ha voluto fortemente che mi fosse conferito questo premio: il Sindaco del Comune di Alliste, Avv. Antonio E. Renna, il Presidente del Consiglio Comunale, Dott. Angelo Catamo e il Dirigente Comunale, Avv. Luca Leone. Lupo Editore, L’appuntamento è previsto per giovedì 26 luglio 2012 ore 21,00 presso Piazza San Quintino ad Alliste (Lecce)
Si può parlare della Shoah in tanti modi. In "Se questo è un uomo" Primo Levi lo ha fatto con poesia, coinvolgendo l'umanità intera in un capolavoro che tocca l'emozione di tutti, nel suo unire la bellezza della parola all'orrore umano. E in questa storia proprio "Se questo è un uomo" e Primo Levi guidano un bambino che vivrà con la grazia propria della sua età un evento che ancora gli uomini non si riescono a spiegare. L'infanzia entra nella Storia più cupa ed aberrante, provando a sfiorare il mistero del buio della coscienza dell'uomo europeo. Levi la accompagna nei luoghi del degrado della nostra civiltà, e lo fa con la sua prosa immortale come intermezzo, che cerca di spiegare l'inspiegabile all'innocenza di chi non ha ancora saputo tutto dell'Uomo. Questo romanzo ci condurrà per mano in un incubo che non può essere lasciato solo al passato. Una storia che ci porterà a sentire l'inesorabilità del male ammantato dall'ingenuità dell'infanzia e dalla profondità della letteratura. Un libro che fa della semplicità lo strumento di narrazione per rispettare quei fatti senza rinunciare all'immaginazione e alla speranza. Riuscirà l'ingenuità dell'infanzia a lenire la drammaticità della realtà? O nulla si può al cospetto di quello che l'uomo è capace di fare quando conosce l'inverno della sua coscienza? Un libro scritto senza artifizi intellettuali, che parla con la lingua dei ragazzi di quello che i ragazzi non dovranno mai conoscere.
Sofia Schito vive a Felline, in provincia di Lecce. Da anni impegnata in attività che vedono coinvolti ragazzi delle scuole elementari e medie, trae da loro continua ispirazione. Ama scrivere da sempre, sin da quando a scuola ha sentito parlare per la prima volta di soggetto, verbo e complemento. Lo testimoniano le scatole sull'armadio della sua stanza piene di diari che ha cominciato a scarabocchiare quando era poco più che bambina. La storia invece è una passione che le è venuta negli anni. Lo testimoniano i voti, poco lusinghieri, che ai suoi compiti dava il professore del liceo. Ogni volta che le restituiva un compito corretto, la domanda era sempre la stessa: "Sofia, a che serve copiare?". Per lei allora aveva un senso, significava evitare di trascorrere interi pomeriggi a memorizzare date, luoghi e avvenimenti. Col passare del tempo, per fortuna, si è resa conto che la storia è ben altro. Dopo la maturità scientifica, si iscrive alla facoltà di Lettere dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e al terzo anno, al momento della scelta dell'indirizzo, forse per una sorta di legge del contrappasso, sceglie proprio l'indirizzo storico. La B capovolta è il suo primo romanzo per ragazzi. Nella scelta dell'argomento, ci sono buone probabilità che si sia ispirata alle iniziali del suo nome.

Info . http://www.lupoeditore.it/lupo/ - 0832949510

martedì 24 luglio 2012

SENTIERI A SUD 2012 ... si parte con il primo sentiero!


Anche per questo 2012 si rinnova l’appuntamento con la rassegna “SENTIERI A SUD”, dedicata alle produzioni e agli attraversamenti culturali, tra musica e poesia, tra documentario e racconto, tra cultura antica ed evoluzioni moderne: uno spazio di confronto su vari temi in un luogo ricco di storia e di storie. “SENTIERI A SUD” nasce con l’idea di condividere in uno spazio fisico e mentale, un luogo dell’anima che è stato fulcro della vita di una comunità, impressioni utili a favorire una maggiore conoscenza della cultura orale salentina e di coloro che sono oggi le nuove voci narranti in questa “isola sonante”. Si parte con il primo sentiero mercoledì 25 luglio 2012 alle ore 21,00 nelle campagne di Kurumuny a Martano con "Ricci i tuoi capelli, arie e canti popolari di Cannole" edito da Kurumuny con contributi critici di LUIGI CHIRIATTI, CIRO DE ROSA, SALVATORE ESPOSITO, RAFFAELE CRISTIAN PALANO, ADRIANA BENEDETTA PETRACHI. E’ previsto l’intervento musicale delle Cantrici di Cannole
"Ricci i tuoi capelli - Arie e canti popolari di Cannole" aggiunge un ulteriore tassello nel percorso di ricerca musicale al quale la casa editrice salentina Kurumuny, con assiduità, dedica parte del suo ricco catalogo; basti pensare ad uscite recenti come "Corimondo", "Canti e suoni della tradizione di Carpino", "Uccio Aloisi il Canto della Terra", "Uccio Bandello la Voce della Tradizione", dove la formula del booklet+cd reinventa la trasmissione della tradizione. "Ricci i tuoi capelli" dà voce a un canto tutto al femminile. La maggior parte del repertorio presente in questo lavoro è rappresentato dai canti diffusi in tutta la Penisola e questo elemento conferma, ancora una volta, come la poesia popolare e la sua musica, che toccano corde del sentire comune, sono conosciute ovunque, appartengono a tutti e suscitano uguali sentimenti anche se il "modo" di esecuzione assume caratteristiche diverse e le fanno appartenere al luogo e al tempo in cui vengono eseguiti. Al centro dell'indagine che ha dato vita a questa pubblicazione è la voce che è corporeità, spessore, timbro, calore comunicativo, e che si fa mezzo per riannodare i fili della memoria, per narrare, testimoniare. I canti a sole voci di questa raccolta possiedono una marcata valenza emozionale: sono storie più o meno conosciute, che raccontano dell'amore, della fatica del lavoro, delle relazioni sociali, della quotidianità, dell'emigrazione, della lontananza. Il cantare di queste donne è giocoso e nudo, senza orpelli e senza palchi e riflettori, un cantare distante dai codici spettacolari che è il segno di quanto l'analisi della pluralità sonora salentina non possa darsi del tutto completata e riveli ancora tesori, al di là del mare, sole, mieru (vino) e pizzica, giustamente celebrati, ma più spesso spacciati e consumati con superficialità. Il volume è corredato da due Cd che contengono un'antologia di brani scelti, per un totale di 42 tracce. Il Cd "Ricci i tuoi capelli, arie e canti popolari di Cannole" è promosso con il sostegno di PUGLIA SOUNDS - PO FESR PUGLIA 2007/2013 ASSE IV" ed è patrocinato dalla Provincia di Lecce, dall'Istituto Diego Carpitella e dal Comune di Cannole.

Cell.. 3299886391

HOLLOW MMIX – indipendent clothing


“Hollow was founded in 2009 by three lifelong friends, Dan, George & Joel based out of their love for surfing and the urban lifestyle. Since Hollow began we've released over 25 designs and sold to 19 countries on a regular basis, including United States, Cananda, Germany, Australia, Switzerland and of course the mighty United Kingdom to name a few. We pride ourselves on delivering the best quality product (every way we possibly can) to our consumers. All of our items are limited edition, once they're sold out - they're gone! Thanks for supporting Hollow :)”


Io viaggio da sola di Maria Perosino (Einaudi)


Questa è la storia di una donna la cui vita ha sterzato all'improvviso. Ma è anche molto altro. Un kit di sopravvivenza per cavarsela da sole, tra alberghi, treni, piazze deserte, amici, amori e agguati di malinconia. Una guida gioiosa, eccentrica, ricca di consigli pratici ed esistenziali: da come infilare l'intera vita in valigia a come gustarsi una città acchiappando i piaceri, le emozioni, l'altrove e se stessi. Un libro che fa bene al cuore, al cervello e a numerosi altri organi, perché mescola con naturalezza intelligenza e ironia. Queste pagine sfuggono a una semplice definizione: sono un corso di autostima, un racconto divertente, un diario involontario, un manuale intemperante. Soprattutto sono vive, effervescenti, e fanno meglio - molto meglio - di una seduta dall'analista. Fanno quello che farebbe una cara amica. Se sei giú, ti fanno venire voglia di metterti in ghingheri e uscire. Se sei incline a guardarti l'ombelico, ti fanno venire il sospetto che là fuori, in mezzo alla gente e alle cose che ancora non conosci, si giochi una parte importante della partita.
Viaggiare da sole significa buttarsi con curiosità nei luoghi in cui capita di trovarsi per scelta, per lavoro, per fuga. Significa cambiare valigia («è il trolley l'invenzione che piú di ogni altra, pillola anticoncezionale inclusa, ha contribuito alla liberazione delle donne»); scegliere l'albergo giusto, mangiare a un tavolo per uno senza sentirsi tristi. Anche da sole si può prendere un aperitivo sulla terrazza di un bar di Istanbul guardando il Bosforo. E dirsi che, certo, per mangiare le ostriche sarebbe meglio essere in due, ma in fondo la scelta peggiore è non mangiarle affatto. E a poco a poco, grazie alla forza dei pensieri e della scrittura, le pagine di questo libro trasmettono un'energia davvero contagiosa, ti spingono a partire anche da fermo, preoccupandoti di aprire delle porte e non di chiudere casa.

lunedì 23 luglio 2012

Paola Scialpi al Joli Park Hotel di Gallipoli


Paola Scialpi presenta dal 25 luglio al 10 agosto 2012 presso il Joli Park Hotel di Gallipoli (Lecce) in via Lecce 2, le sue opere dedicate al Tango. «Il tango non è maschio; è coppia: cinquanta per cento uomo e cinquanta donna, anche se il passo più importante, l' "otto", che è come il cuore del tango, lo fa la donna. Nessuna danza popolare raggiunge lo stesso livello di comunicazione tra i corpi: emozione, energia, respirazione, abbraccio, palpitazione. Un circolo virtuoso che consente poi l'improvvisazione. (Miguel Ángel Zotto)»
Il tango trova la sua origine in Argentina e Uruguay come espressione di una cultura popolare, per poi divenire vera e propria forma d’arte , che comprende nella sua fenomenologia musica, danza, testo e canzone. Danza sensuale, di grande fisicità e seduzione che vive nella simbiosi performativa ed esistenziale della coppia. 
In questo momento di profonda crisi sociale a livello mondiale, l’artista Paola Scialpi presenta un progetto pittorico, bello, ludico, sensuale, gioioso e giocoso. “Tango” è dunque  il titolo di questa mostra che Paola Scialpi presenta al pubblico al Joli Park Hotel di Gallipoli. Nelle sue opere non c’è posto per l’essere maschile spesso relegato in secondo piano, proprio mentre risuonano le note della danza e mentre una donna archetipo della leggendaria Eva si serve del tango per sfoderare le sue “armi” migliori in fatto di seduzione. Una gamba tornita che fa capolino tra le balze di una gonna rossa o una scollatura ardita e generosa, la fanno diventare vera e assoluta protagonista di un percorso di seduzione che rifuggendo da baluardi di fumose rivendicazioni, ammalia l’uomo che si lascia morbidamente trascinare nel vortice ritmato della passione. L’artista torna alla leggerezza con i suoi colori che da anni la caratterizzano, il bianco, rosso e nero che sembrano rappresentare perfettamente le atmosfere del tango argentino

Palazzo Jannuzzi Relais


“Sorrento has an incomparable geographical and political position, and that is why since ancient times has been a popular destination for many people, who, with their passages have influenced the culture and traditions of this charming place kissed by God and the sun . The etymology of the name “Sorrento” is not entirely certain, some scholars state it is attributable to the myth of the Sirens (Sirentum) while others argue that the term derives from the greek word which means surreal “contribute“, “flows” and in this case would relate to the hydrological and morphological conformation of the Sorrento peninsula, marked by two rivers that flow into the sea by defining both the old boundaries of the city. Some archaeologists state that in the hilly areas an origin of the first settlements actually date back to Neolithic times, and can be seen partly in the Museum Correale of Sorrento, partly in Vallet Gorge Museum of Villa Fondi in Piano di Sorrento (tombs of the civilization of Gavdos). Among the famous and illustrious people visiting Sorrento are: Lord Byron, John Keats, Walter Scott and Goethe. Sorrento is the birthplace of the famous poet Torquato Tasso (1544-1595), and the city’s main square is dedicated to him. A statue stands in his honor. Tasso, is the author of the famous Gerusalemme Liberata and he is considered the most famous and influential Italian poet of the sixteenth century. The famous tenor Enrico Caruso loved Sorrento, and visited many times, especially during his convalescence after his surgery. The great singer-songwriter Lucio Dalla, dedicated a song to Enrico Caruso . Dalla,enjoys Sorrento and has become an honorary citizen .”


Guida rapida agli addii di Anne Tyler (Guanda)


Aaron, giovane vedovo ancora sconvolto dalla perdita della moglie Dorothy, comincia a riceverne le visite. Per strada, al mercato, al lavoro, Dorothy lo affianca silenziosa nei mesi del lutto. Per Aaron, balbuziente, leggermente zoppicante, soffocato per tutta la vita dalle attenzioni di donne troppo premurose - dalla madre apprensiva alla sorella invadente, alle fidanzate votate più ad assisterlo che ad amarlo - l'incontro con Dorothy era stato una liberazione. Finalmente una donna diretta, pratica, quasi asociale ma per nulla sentimentale e soprattutto refrattaria a ogni pietismo, una donna che lo trattava come un uomo e non come un bambino da accudire. Insieme si erano costruiti un rifugio, vivendo in una simbiosi assoluta che portava ciascuno a coltivare le proprie idiosincrasie e ad amplificare quelle dell'altro. Ma ora che lei non c'è più, tranne che nelle sue brevi apparizioni, Aaron è costretto ad avventurarsi di nuovo in un mondo dove i vicini di casa lo foraggiano ogni giorno con abbondanti provviste di cibo; la sorella insiste per ospitarlo; i colleghi fanno di tutto per rendergli la vita più facile e qualcuno già cerca di combinargli un incontro con una giovane vedova altrettanto sola e bisognosa d'affetto. Con tono leggero e divertito, e la consueta capacità di tratteggiare i personaggi, Anne Tyler descrive il percorso tortuoso che dallo smarrimento della perdita conduce alla scoperta di nuove, infinite possibilità, sfociando in un inno alla vita e alla sua stupefacente varietà.

DERREN BROWN


“Dubbed a ‘psychological illusionist’ by the Press, Derren Brown is a performer who combines magic, suggestion, psychology, misdirection and showmanship in order to seemingly predict and control human behaviour, as well as performing mind-bending feats of mentalism. For the past ten years Derren has created TV and stage performances that have stunned audiences, debunked the paranormal and encouraged many to improve and enhance their own mental abilities. His first show appeared in 2000, Derren Brown: Mind Control, and followed with Trick of the Mind, Trick or Treat and a series of Specials including the controversial Russian Roulette and the hugely popular Events. (…)
Derren is a keen writer and has penned four books to date. Whilst his first two books, Absolute Magic and Pure Effect, are both out of print his third release Tricks of the Mind spent over 30 weeks on the Amazon best-seller list. His fourth release Confessions of a Conjurer was released in.(…)
Derren has consistently stunned audiences across the nation with his live stage shows, earning him a string of award nominations. He has won both the Laurence Olivier Award for Best Entertainment Show, and a Silver Rose d’Or for Variety. A 2011 tour is planned as well as a possible broadway run. While his performances create the illusion that he has some kind of paranormal powers, Derren is a prominent sceptic and a pronounced atheist. The Blog is a repository of news items that explore these facets of Derren’s persona. The articles are submitted by visitors to the Blog and discussed in the comments sections. A diverse range of topics are covered, encompassing Science, Technology, Art, Magic, Religion and some good old-fashioned silliness. In addition to his award-winning performances on stage and television, Derren is also an accomplished artist. Specialising in a unique style of caricatured portraiture, Derren’s work has been exhibited at the prestigious Rebecca Hossack Gallery in central London as well as being published in a collected volume of works in which Derren also writes about his passion for the medium and his development as an artist.”


domenica 22 luglio 2012

Madagascar 3

CHI E' E.M.? L'autore misterioso di "La regina del catrame"


“Settembre 2011. Alla nostra redazione di Corbaccio arriva una mail della Signora B, agente letterario, in cui si propone la lettura di tre romanzi polizieschi di un autore sconosciuto: Emilio Martini. Si tratta delle avventure di un commissario di polizia con la segreta aspirazione di diventare scrittore. Editor e redattrice, decidono di leggere il manoscritto. Sono affascinate: i sapori delle gustose cene che il commissario si concede durante le indagini, il realismo dell’ambientazione e l’atmosfera sono gli elementi che le conquistano. Incuriosite, decidono chiedere qualche informazione in più sull’autore: chi è, cosa fa nella vita. La Signora B ignora chi sia Emilio Martini, ha ricevuto l’incarico di occuparsi della ricerca di un editore e così ha proceduto. L’unica notizia è che si tratta di uno pseudonimo: il nome proprio è un omaggio a Salgari e il cognome è stato scelto perché ricorda un prodotto italiano di valore. In casa editrice si scatena la ricerca online a “Emilio Martini”: Facebook, Google e tutti i mezzi di Internet vengono utilizzati, ma senza risultati. Alcuni ‘Emilio Martini’ esistono, ma cascano dal pero quando vengono interpellati, non sanno assolutamente nulla del commissario Bertè né sono scrittori. Le supposizioni si fanno sempre più numerose: perché un autore dovrebbe celarsi? È timido? Refrattario a comparire? Può essere un autore già famoso per altre opere che non vuole ‘contaminare’ la sua carriera con un semplice poliziesco… magari un professore di filosofia, un saggista, uno storico? Può essere un abile simulatore di stile…


Il giallo nel giallo, il mistero nel mistero… Ma, dall’analisi del testo emergono alcuni indizi: non può essere giovanissimo, è di certo un assiduo, frequentatore della Liguria ma molto probabilmente è milanese, visto l’amore con cui parla di Milano, e soprattutto dimostra di conoscere a fondo l’ambiente della Questura… quindi, logicamente, un poliziotto che per ovvi motivi ha deciso di celarsi sotto falso nome. Oppure per converso la scelta di non comparire può essere dettata da un’altra impossibilità: è un malavitoso, un latitante, qualcuno che conosce l’ambiente poliziesco ma sta dall’altra parte della barricata…
E allora? Allora Corbaccio ha deciso di accettare la sfida del misterioso Emilio Martini e di pubblicare le indagini del commissario Gigi Berté, una nuova, agile serie per chi ama indagini, ambientazioni, situazioni e noir tutti italiani raccontate in tre romanzi, di cui il primo è “La regina del catrame”.

 CHI È E. M.? - Comunque non ci daremo per vinti e la figura misteriosa che si cela dietro lo pseudonimo di Emilio Martini. Pubblicheremo tutti gli indizi su http://www.facebook.com/CommissarioGigiBerte

IL DIARIO DELLA SIGNORINA SNOB DI FRANCA VALERI (LINDAU EDIZIONI)


“Lindau ripropone ai lettori italiani «Il diario della signorina Snob» uno dei più bei volumi di Franca Valeri, pubblicato alla fine degli anni ’50 da Mondadori, in una edizione arricchita dalle deliziose illustrazioni di Colette Rosselli (la «Donna Letizia» della posta femminile di «Grazia», poi moglie di Indro Montanelli). «Il diario della signorina Snob» rappresenta da un certo punto di vista la quintessenza della comicità di Franca Valeri: una comicità colta, ironica e nutrita di una instancabile osservazione del costume nazionale. I tic, le manie, le ossessioni (anche linguistiche) dell’Italia negli anni del miracolo economico sono raffigurati con una acutezza e una precisione assolutamente inesorabili. Ciò che però è assolutamente sorprendente è che, nell’Italia di allora, è prefigurata molta dell’Italia di oggi e la «signorina Snob» sembra tolta dalle pagine di certi rotocalchi di cronaca rosa e mondana. Di fronte alla prosa della Valeri molta produzione di comici (e comiche) recenti anche di grande successo sembra declassarsi al rango che forse le compete: quello di innocenti goliardate, tanto «trasgressive» quanto davvero poco graffianti.

Franca Valeri si è imposta nella rivista da camera a partire dagli inizi degli anni ’50 quando ha esordito anche nel cinema dove ha lavorato con i più grandi registi della commedia all’italiana. È un personaggio televisivo di grande popolarità, ha fatto cinema e teatro e ha scritto numerosi volumi.”

sabato 21 luglio 2012

HUVAFEN FUSHI


“Huvafen Fushi is currently closed for refurbishment from May 20th and will reopen on July 28th, 2012. After eight years of delivering dreams in true Huvafen Fushi style, we will reopen to fulfil even bigger ones. For any enquiries or information, please email reservations@huvafenfushi.com or call +960 6644222. Underwater spa rooms. Underground wine. Pristine waters below your ocean bungalow's glass floor. Immersed in surreal beauty in a private courtyard onshore. "Rooms" at sea - 68-foot sleek designer yacht or a traditional Maldivian dhoni, fitted with modern indulgences. Cuisine in the raw. Private dining experiences. A stretch of private beach or 1001 nights boudoir chic. Bespoke cruises. Reef journeys. Floating at infinity's edge. Thousands of bottles in the Maldives' most impressively stocked cave, guided by global chefs. Spa treatments that invite you to come out of your shell - in a LIME Light - Crystal Ritual or a Turquoise Explosion.

Per Aquum - The signature company of Universal Enterprises, Per AQUUM Retreats • Resorts • Residences is a specialist luxury retreat, resort, spa and residence management company that offers a different kind of company ethos: one that is passionate, visionary, imaginative and naturally modern. Each property embodies regional traditions and combines luxurious fittings and  furnishings in a culturally sensitive way. No two properties are alike. Literally translated, Per AQUUM means ‘through water', and the vision of the company is to develop and manage properties in desirable locations using naturally modern, ecologically responsible design. Per AQUUM currently manages properties in the Maldives and the UAE.”


Vittoria Coppola con il suo GLI OCCHI DI MIA FIGLIA (Lupo Editore/EdizioniAnordest) e Nicoletta Bortolotti con il suo E QUALCOSA RIMANE (Sperling&Kupfer) in un unico incontro


Lupo Editore incontra Sperling&Kupfer. Imperdibile incontro organizzato dal Salotto Letterario di Porto Cesareo. Importante occasione per partecipare ad una doppia presentazione. In una sola occasione due autrici protagoniste delle cronache nazionali della cultura di questi ultimi mesi: Vittoria Coppola con il suo GLI OCCHI DI MIA FIGLIA (Lupo Editore)  e Nicoletta Bortolotti con il suo E QUALCOSA RIMANE (Sperling&Kupfer). L’appuntamento è previsto per domenica 22 Luglio alle ore 19:00 presso il LIDO BASSA MAREA in VIA 2 a PORTO CESAREO (LE). Modera l’incontro e coordina le autrici Stefano Donno

Gli occhi di mia figlia di Vittoria Coppola (Lupo editore) - “L’amore è unico: a volte nasce dal niente, cresce con niente, si spezza per niente”, è questa la frase che compare sulla quarta di copertina del mio romanzo, “Gli occhi di mia figlia”, uscito nell’autunno del 2011 con Lupo Editore e ripubblicato, nel gennaio 2012 da Edizioni A Nord Est e Lupo Editore. “Gli occhi di mia figlia”, nel Natale 2011, è  stato premiato dalla Redazione di Billy il vizio di leggere, rubrica del TG1 Focus, come “Miglior Libro sotto l’albero”. In seguito ha partecipato al concorso che lo avrebbe letto “Libro dell’Anno 2011 per il TG1″, riportando più di 162.000 preferenze, espresse direttamente sul sito della rubrica “Billy, il vizio di Leggere”. In seguito al conseguimento di questo riconoscimento il libro è stato ristampato nella sua seconda edizione e distribuito in tutta Italia.

E qualcosa rimane di Nicoletta Bortolotti (Sperling e Kupfer)- Non ho bisogno del tuo amore. Sembra dire questo Viola, con gli undici anni di silenzio che l'hanno divisa dalla sorella Margherita, compagna di un'infanzia ormai troppo lontana. Un'infanzia di ginocchia sbucciate, risate e mille giochi inventati insieme per non vedere la tristezza della mamma e le assenze del papà, nella Milano dei concerti di Vecchioni, delle canzoni di Ornella Vanoni e delle Feste dell'Unità, dove mamma e papà si baciavano, cantavano, litigavano e si baciavano ancora.
Ma oggi, dopo tutti questi anni, Viola ritorna: la sorella più piccola, quella che non aveva mai paura del buio, che baciava gli sconosciuti e si innamorava del vento, libera e generosa di sé come Bocca di Rosa, è tornata per chiedere alla sorella più grande di passare un giorno al mare, loro due sole. Per raccontarle finalmente il segreto che l'ha tenuta così a lungo lontana. E dimostrarle che un amore da lontano non è un amore da meno.
Con una scrittura cristallina, Nicoletta Bortolotti racconta una storia di famiglia agrodolce e delicatissima. La storia di un amore assoluto, e di un'infanzia che se n'è andata in punta di piedi, senza voltarsi ad aspettare. Un romanzo di un'intensità straordinaria, ma lieve e incantato come una bolla di sapone.

Info:
tel. 0832-949510




LA FESTA DEL CINEMA DEL REALE DAL 25 al 28 LUGLIO 2012


Dal 25 al 28 luglio torna a Specchia (provincia di Lecce) la Festa di Cinema del reale: giunto alla sua nona edizione, l’appuntamento  propone quattro giorni all’insegna del cinema più spericolato, curioso e inventivo. Più che una rassegna, una originale “festa di sguardi” che promuove le narrazioni del reale e il documentario e fa dialogare film e musica, fotografia e scrittura, cucina e grafica, coinvolgendo il territorio e trasformando uno dei borghi più suggestivi d’Italia – e in particolare la “sala en plein air” allestita nella corte del Castello Risolo – in una vera Cittadella del Cinema del reale, abitata (oltre che dai cittadini di Specchia) da autori, produttori, studenti, turisti e appassionati.

Autori invitati: oltre all’ospite d’onore Alexander J. Seiler ci saranno Daniele Vicari, Stefano Savona, Franco Arminio, Gustav Hofer e Luca Ragazzi, Mariangela Barbanente, Benoit Felici, Valentina Pedicini, Mario Perrotta, Chiara Idrusa Scrimieri, Christian Sabatelli, Pippo Cariglia, Sophie e Annalisa Chiarello. Inoltre, a presentare i film di Riccardo Napolitano (1928-1993), la montatrice Carla Simoncelli, compagna del regista. Il Premio Cinema del reale, conferito ad autori, produttori, distributori, e operatori culturali che danno impulso alla creazione, realizzazione e diffusione del cinema del reale in Italia, sarà consegnato quest’anno dal Governatore della Regione Puglia, Nichi Vendola e dalla Presidente della Apulia Film Commission Antonella Gaeta.
Cinema del reale è un cinema “ambulante”, senza botteghino (tutte le proiezioni sono a ingresso libero) e senza effetti speciali. È il cinema che attraversa periferie, fabbriche, deserti, mari, isole, metropoli, fiumi, terremoti, televisioni; che “si fa fuori”, per strada e ovunque, e invita le persone ad incontrarsi, a guardare i luoghi dove viviamo, le cose che succedono, raccogliendo memorie e amnesie per attraversare luci e ombre del presente, del passato, del futuro. Un cinema che dispone di limitate risorse economiche ma è dotato di grandi capacità inventive.


Crisi, amori, follie - Sono le tre parole chiave della nona edizione della Festa di Cinema del reale. Parole che esprimono ciò che viviamo: crisi di identità, di economia, di lavoro, di abitazione, di democrazia e crisi di amori; amori di persone, luoghi, territori, immagini; follie creative e follie di violenze, speculazioni, leggi e reclusioni. Parole che, insieme a molte altre, risuonano nelle immagini (non solo cinematografiche) che animano questa ‘festa di sguardi’ e che fanno di “Cinema del reale” un corpo a corpo con le realtà possibili.

Alexander J. Seiler       - Agnès Varda, grande protagonista della scorsa edizione, passa il testimone all’ospite d’onore di quest’anno, uno dei grandi autori del documentario europeo, lo svizzero Alexander J. Seiler, Palma d’oro nel 1963 con il cortometraggio A fleur d’eau e autore legato a filo doppio al nostro Paese. Risale infatti al 1964 uno dei suoi capolavori, Siamo italiani, autentico “resoconto etnografico” sulla grande comunità di emigranti nostri connazionali, costretti a fare i conti con la discriminazione svizzera. Un film intenso e importante, che a Specchia si vedrà insieme al suo “seguito ideale”: quel Vento di Settembre che, realizzato nel 2002, indaga la cosiddetta “emigrazione di ritorno” vissuta quarant’anni dopo da chi ha deciso di lasciare la Svizzera per tornare ad Acquarica del Capo, nel Salento. Storie di anziani rientrati a casa dopo decenni di duro lavoro, che aspettano per tutto l’anno la visita dei figli rimasti in Svizzera, vivendo sulla propria pelle un nuovo, costante sradicamento. Perché lì come qui, spiega Tonuccio, «la distanza e il desiderio ti spezzano il cuore».

Quattro grandi del documentario italiano - A dialogare con Seiler, una “pioniera” del documentario europeo, l’italiana Cecilia Mangini, amica e grande promotrice della Festa, che quest’anno presenterà Ring Sardegna, un estratto da Domani vincerò e parteciperà all’incontro Raccontare il territorio. Oltre al film della Mangini, anche due brevi opere firmate da due maestri, amici e sostenitori di “Cinema del reale”, da poco scomparsi: Vittorio De Seta (il cui Isole di fuoco sarà musicato dal vivo dal compositore Gabriele Panico) e Ansano Giannarelli (con una straordinaria indagine del 1972 su ritmi e visioni in fabbrica: Analisi del lavoro). Un tributo particolare sarà dedicato a Riccardo Napolitano, eccezionale cineasta e instancabile promotore dei circoli del cinema FICE. Due i titoli scelti per questo omaggio: 1904, N. 36 racconta attraverso immagini drammatiche la vita (meglio: la “non” vita) all'interno di un ospedale psichiatrico del 1967. La legge che regola l'organizzazione degli ospedali psichiatrici è ancora la numero 36 del 1904: si basa sul concetto di pericolosità e inguaribilità del malato e sul ricovero coattivo che assomiglia più a una detenzione in carcere. Il film, oltre a mostrare le immagini dei ricoverati, ripresi senza volto (anche se i primi piani delle mani sono altrettanto indicativi nel testimoniarne la sofferenza) all'interno dell'ospedale, lancia proposte alternative già all'esame di esperti psicologi e chiede l'abrogazione della legge vigente ormai superata dalle nuove teorie della psicologia.
L’altro film è Funerali verdi (1971), documentario di denuncia contro gli sprechi legati al mercato ortofrutticolo le cui spietate logiche di profitto impongono la distruzione di enormi quantità di prodotto per mantenere alti i prezzi.


Visioni doc  - Accanto a questi grandi, una selezione del meglio della produzione italiana dell’ultima stagione: dal viaggio in Italia, alla ricerca dei buoni motivi per amarla o lasciarla, compiuto da Gustav Hofer e Luca Ragazzi in Italy: Love It or Leave It, al viaggio a Teora, un piccolo paese dell’Irpinia colpito dal terremoto dell’80, intrapreso da Franco Arminio; dal campo di calcio abbandonato de L’altra città, che a Lecce ospita un torneo antirazzista che diventa un vero laboratorio sociale (come raccontano Cristian Sabatelli e Pippo Cariglia) a My Marlboro City di Valentina Pedicini, che attraverso 4 storie e altrettante generazioni ci fa scoprire cosa è rimasto della Brindisi che fu capitale del contrabbando di sigarette. E ancora: Unfinished Italy di Benoit Felici, che con amara ironia punta gli occhi sull’incompiuto, lo stile architettonico più praticato nel Belpaese dal dopoguerra ad oggi; Ferrhotel di Mariangela Barbanente, microcosmo somalo in un piccolo albergo dismesso a due passi dalla stazione di Bari; Ritals – Domani me ne vado di Sophie e Annalise Chiarello, curiosamente vicino al cinema di Seiler nel raccontare l’emigrazione di Maria e Vincenzo negli anni ’50 dal Basso Salento in Francia (e ritorno, all’insegna di un nuovo spaesamento).

Filmare eventi collettivi,  raccontare il territorio e storie di migranti -  Due incontri e un seminario vengono proposti in quest’edizione: CRISI / AMORI / FOLLIE: FILMARE STORIE DI MIGRANTI, con Alexander J. Seiler, Mariangela Barbanente, Christian Sabatelli, Pippo Cariglia, Sophie e Annalisa Chiarello, Daniele Vicari;    RACCONTARE IL TERRITORIO con Franco Arminio, Giuseppe Cristaldi, Benoit Felici, Cecilia Mangini, Alessia Rollo, Maira Marzioni, Valentina Pedicini, Mauro Marino, Stefano Cristante, Luigi Russo; Il seminario FILMARE EVENTI COLLETTIVI, che fa il punto su cosa vuol dire essere testimoni di momenti di partecipazione che – in piccolo o in grande, in positivo o in negativo – sono destinati a entrare nella memoria collettiva: tra i partecipanti, il critico cinematografico Antonio Medici, il direttore artistico della Festa Paolo Pisanelli (che in Ju tarramutu ha filmato la rivolta delle carriole de L’Aquila); Stefano Savona, che con Tahrir Square (Premio David di Donatello 2012, in programma al festival) ha offerto all’Occidente un eccezionale documento in presa diretta sulle proteste che infiammarono Il Cairo durante la primavera (araba) dello scorso anno; e Daniele Vicari, che in Diaz (anche questo in programma) ha ricostruito – tra fiction e materiali d’archivio – i fatti del G8 di Genova.  

Italia-Grecia -  La Festa di cinema del reale vuole illuminare quest’anno il ponte linguistico e culturale che congiunge l’Italia e la Grecia: per farlo ha scelto Encardia, il film di Angelos Kovotsos che – attraverso l’omonimo gruppo musicale, che si ispira alle forme musicali e alle canzoni della ricca tradizione del nostro sud – va alla ricerca delle tracce di questo inscindibile legame. Una su tutte, il Griko, antico idioma ellenico ancora oggi parlato in alcune zone della Calabria e della Grecia salentina. Prima della proiezione, la musica degli Encardia dal vivo.

Evento speciale “Formato ridotto” - Tra gli eventi speciali della Festa, anche Formato ridotto, il film collettivo che segna l’incontro tra Home Movies e gli scrittori Enrico Brizzi, Ermanno Cavazzoni, Emidio Clementi, Ugo Cornia e Wu Ming 2, che hanno elaborato dei testi originali trovando nelle immagini dell’Archivio Nazionale del Film di Famiglia l’occasione di sperimentare nuove tecniche narrative. Grazie ad approcci molto diversi tra loro, in un’opera unica convergono cinque episodi dagli esiti sorprendenti, singoli episodi di breve durata, di volta in volta trasfigurati in saggio, racconto, cronaca, divagazione. Forme del cinema documentario accomunate da una matrice comune: il variegato universo emiliano-romagnolo.


Sguardi e visioni - Non solo cinema, alla Festa di Cinema del reale, ma anche una meravigliosa festa di sguardi con allestimenti, performance, workshop fotografici, videoinstallazioni, a cura di Big Sur Lab, che si dipanano nelle sale e sul terrazzo del Castello Risolo, in Piazza del Popolo e tra i vicoli di Specchia.
Nella sezione “Sguardi e visioni” ci si imbatte nei ritratti Pop&Brut di Marco Biffoli, singolare artista del Centro di attività espressive La Tinaia (ex ospedale psichiatrico di Firenze) autore di coloratissime tele in cui l’inquietudine della contemporaneità emerge dai volti dei personaggi noti del mondo della politica, dell’arte e della storia. Diariovisioni è un fotoracconto ‘glocally’ in cui si susseguono le immagini della Festa ‘condivise’ in contemporanea nella piazza di Specchia e su Facebook, realizzate da Alessia Rollo che cura anche Lou fai, una collettiva di fotografia esito del workshop sul tema dell’autorappresentazione. Attra-verso, invece, è un lavoro di scrittura documentaria realizzata a quattro mani da Franco Arminio e Maira Marzioni che, andando a zonzo per i vicoli di Specchia, postano su manifesti e locandine impressioni e scritture paesologiche sulla Cittadella. Dell'accudire mette in mostra contenitori di umori stra-ordinari, piccole coppette in cartapesta che accolgono il fare creativo dei laboratori espressivi del Centro per la Cura e la Ricerca sui Disturbi del Comportamento Alimentare (DSM ASL Le).
Come in una sorta di cineclub le stanze del Castello Risolo diventano contenitori di visioni con quattro videoinstallazioni: La follia di Zavattini, immagini e parole tratte dal film di Ansano Giannarelli; Facce, opera video a cura di Paolo Pisanelli e Francesco Maggiore di Big Sur realizzata con gli studenti del liceo artistico “Vincenzo Ciardo” di Lecce; Paradossi italiani, ovvero l'Italia che resiste, cinque racconti scritti e interpretati da Mario Perrotta e sonorizzati da Chiara Idrusa Scrimieri; Terramossa una guida sentimentale all'Irpinia, video-frammenti di territorio del paesologo Franco Arminio; SS 275 immagini sui percorsi della strada che cambierà il volto di un territorio e la vita degli abitanti del Sud Salento. Attra-verso è un viaggio di parole senza meta nei contorni di Specchia, e dentro le sue pieghe, un corpo a corpo col paese a scovare frammenti di poesia, dettagli insignificanti, gesti sprecati, residui da raccogliere. Ad attraversare e ad essere attraversati da quei luoghi durante i giorni della Festa per dare forma a racconti, frammenti da restituire con ‘parole diffuse’ saranno gli scrittori Maira Marzioni e Franco Arminio.

Intrecci musicali - Anche quest’anno la musica intreccia le visioni durante le quattro serate della Festa di Cinema del reale. Dalla tradizione popolare dei greci Encardia all’elettronica di Gabriele Panico che sonorizza dal vivo Isole di fuoco del maestro Vittorio De Seta, dai suoni ancestrali provenienti dal frantoio ipogeo dove l’artista Antonio De Luca farà suonare le sue sculture sonore, alla schietta voce e chitarra del cantautore popolare salentino Mino De Santis narratore di storie del reale come Vanne alla Svizzera cantata sulle immagini di giovani e vecchi migranti. Il musicista Donatello Pisanello e lo scrittore Giuseppe Cristaldi accompagnano le immagini di SS 275 viaggio sui percorsi della strada che cambierà il volto del paesaggio e la storia degli abitanti del Sud Salento. Il documentario musicale When you’re strange di Tom Di Cillo farà riecheggiare le note dei Doors per tirare fino a tarda notte e concludere la serata sul terrazzo del Castello con uno speciale Trip Cocktail. E sempre sul terrazzo la performance voce e kalimba della musicista svizzera IOKOI e l’atteso dj set della Festa finale sulle note di Dj Popolous che si conclude la domenica mattina con la visione dell’alba.


 Extra (eventi in/Contemporanea) - L’alchimia dell’arte contemporanea invade le sale di Palazzo Risolo, prosegue nel convento dei Francescani Neri, conquista gli ambienti dei frantoi ipogei di Specchia, con installazioni e collettive capaci di coniugare il fascino arcaico dei luoghi con i linguaggi più innovativi dell’arte. Sono eventi Extra, che anticipano ed animano in/Contemporanea la Festa del Cinema del reale, abitando e condividendo lo spirito dei luoghi. È il caso di Luminaria Essay, personale rivisitazione di Flavio Favelli sul tema delle luminarie declinato nella forma di un site specific negli ambienti di palazzo Risolo e dell’ex convento dei Francescani Neri, promossa dall’associazione Spazio Cactus di Marina Senin Forni. Sempre “in/Contemporanea”, si svolge Merica e le visioni, mostra dedicata all’artista fiammingo Norman Mommens in cui si espongono, a dodici anni dalla sua scomparsa, sculture mai uscite prima d’ora dalla sua casa-museo a Spigolizzi. La mostra, a cura di Ada Martella, è allestita sempre presso le sale del maniero cinquecentesco (ingresso da via Umberto I) e comprende anche le incisioni di Andrea De Simeis.
Due dei numerosi frantoi ipogei disseminati nel sottosuolo di Specchia aprono le porte per accogliere e farsi teatro della ricerca artistica di Officina Minima, progetto sensibile ai temi della sostenibilità ambientale, economica, culturale che allestisce negli ambienti del frantoio ipogeo Scupola Petravolant, collezione di sculture e oggetti luminosi creati in seno ad un laboratorio di riuso delle materie; invece nelle viscere del frantoio Cicca l’artista viennese Ingrid Simon con i salentini Antonio De Luca e Fernando Schiavano sono gli autori di Retrats, sottotitolo “opere minute”, che abbraccia piccole sculture, collage e fotografie in bianco e nero.

CREDITS
La Festa di Cinema del reale è ideata e organizzata da  Big Sur, Associazione Cinema del reale e OfficinaVisioni, con la direzione artistica di Paolo Pisanelli È cofinanziata da  Unione Europea (Iniziativa cofinanziata con fondi P.O. FESR Puglia 2007-2013 Asse IV - Linea d'intervento 4.3), Regione Puglia (Assessorato al Mediterraneo Settore Attività Culturali) e Fondazione Apulia Film Commission,  con il contributo di  Comune di Specchia, Ambasciata Svizzera, Consolato Svizzero a Bari  con il patrocinio di Provincia di Lecce (Assessorato alla Cultura)  in collaborazione con  Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, DOC IT – Associazione Documentaristi Italiani, Festival International de Films de Femmes, Festival dei Popoli, Home Movies - Archivio nazionale del film di famiglia, Cineteca della Calabria, Cineteca Lucana, Teca del Mediterraneo, Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione – Università del Salento, Centro Servizi Volontariato Salento, Associazione Culturale In alto a sinistra, Associazione Culturale Damagegood, Pe(n)sa differente, Liceo Artistico V. Ciardo - Lecce
Media partner  - Il Paese nuovo, LeccePrima.it, ildocumentario.it, quiSalento, Olivud, servizi cinematografici e televisivi, RadioUéb.it – la radio in pillole, The BoxTV – Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione – Università del Salento
Partner  - Martinucci srl, Cantine Merìca, Società Agricola Merico Maria Rosa, Biosteria Agriostello Piccapane, Mirodìa Laboratorio di cosmesi naturale artigianale, ArtB edizioni d’arte necessaria, BigSurStore.it

venerdì 20 luglio 2012

The Chris Robinson Brotherhood - "Big Moon Ritual"





Chris Robinson - vocals, guitar Neal Casal - guitar, vocals Adam MacDougall - keyboards Mark "Muddy" Dutton - bass, vocals George Sluppick - drums

First Aid Kit - Emmylou





Music video by First Aid Kit performing their new single "Emmylou" This is the second single taken from the new First Aid Kit album, The Lion's Roar, available on Wichita Recordings.

Buy the album today!:

Raffaele Gorgoni (Rai TG3) su “Caminante” di Mino De Santis (Lupo Editore)


Ieri, nell’edizione delle 14.30 del Rai TG3 Puglia, è andato in onda un servizio, firmato da Raffaele Gorgoni, su “Caminante”, il secondo cd di Mino De Santis appena edito da Lupo Editore nella nuova collana “Ululati”. “È tornato allo scadere dell’anno e dopo ‘Scarcagnizzu’, refolo vorticante di vento che solleva gonne e polvere, siamo al secondo cd, “Caminante”. Mino De Santis centellina le sue canzoni così, dialetto quanto basta e soprattutto un passo di lato rispetto a tutto l’armamentario politicamente corretto delle salentinità più o meno tamburellanti. Nulla sappiamo delle sue parentele musicali, ma resta il sospetto che i rami del suo albero genealogico risalgano verso George Brassens e soprattutto il cattivo carattere di Jacques Brel. Infatti nei testi di De Santis non c’è traccia di cadute buoniste o furbette e, non a caso ha trovato ospitalità nella nuova etichetta “Ululati” di Cosimo Lupo, editore non certo arreso agli spiriti del tempo.
Insomma De Santis non c’entra con la ‘bandistica salentina’ e soprattutto finora si è salvato da musicologi, etno-musicologi e sociologi; canta seduto, come un vecchio narratore di storie, sembra anche buono, ma i suoi lampi di cattiveria scaldano il cuore.”


giovedì 19 luglio 2012

Gotland. L'isola di Dio di Håkan Östlundh (Fazi)


Il detective Fredrik Borman, alle prese con una crisi di mezz'età, un matrimonio svigorito e una donna che spariglia le carte della sua esistenza, lavora presso il dipartimento di polizia di Visby, l'incantevole borgo medievale dell'isola di Gotland. Mancano pochi giorni alla festa di inizio estate quando una mattina Borman viene svegliato da una telefonata. Sul portico di una casa sul mare del Nord sono state rinvenute due vittime, un ragazzo e una ragazza, di cui è impossibile stabilire l'identità: i corpi sono stati brutalmente martoriati da numerosi colpi d'una misteriosa arma da fuoco. Quale odio può giustificare un simile bagno di sangue su questa terra di pace? Non appena si viene a sapere che le due vittime sono di origine egiziana, il movente terroristico-razziale s'impone prepotentemente. Ma è davvero pitto tanto semplice? O forse la verità, assieme all'arma del duplice omicidio, va ricercata tra la gente del luogo, celata nelle abitazioni dei miti cittadini dell'isola? Solo scavando nel profondo delle loro coscienze Borman riuscirà a mettere insieme tutti gli indizi per avvicinarsi all'agghiacciante segreto che la piccola comunità custodisce.

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