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domenica 9 dicembre 2012

Vittoria Coppola oggi su Billy la rubrica del Tg1 dedicta ai libri



Vittoria Coppola ritorna nelle librerie di tutta Italia con un nuovo romanzo intitolato “Immagina la gioia” edito da Lupo editore. L'autrice sarà ospite, domenica 9 dicembre, nella rubrica del TG1 Rai “Billy: il vizio di Leggere”. La rubrica, appuntamento dedicato ai libri, agli scrittori e alla letteratura, è curata da Caterina Doglio e Bruno Luverà. L’appuntamento con Vittoria Coppola è previsto per domenica 9 dicembre 2012 in coda al Tg1 delle 13,30, in occasione della Fiera di Roma Più Libri Più Liberi. L’autrice è stata la vincitrice con “Gli occhi di mia figlia” (Lupo editore/EdizioniANordest) del concorso del 2011 indetto dalla rubrica del Tg1, che ha decretato il suo libro come il più più bello dell’anno, dopo averlo selezionato proprio come “Libro sotto l'albero”. È stato un anno, quello trascorso dal Natale del 2011 a oggi, in cui Vittoria Coppola ha avuto modo di incontrare i suoi lettori in decine e decine di presentazioni, organizzate in tutta la penisola, continuando a essere apprezzata per la sua scrittura e coltivando la sua grande passione, che l'ha portata a scrivere un romanzo maturo, degno di attenzione, che sta ottenendo già ottimi giudizi da parte dei lettori.
“Immagina la gioia” (Lupo Editore) – La trama
L’inquietudine fa di Eva una giovane donna schiva ma curiosa del mondo, abituata ad esprimere la propria creatività nella scrittura e a mascherare la fragilità sotto l’abbigliamento colorato che sceglie con attenzione quasi maniacale. Cresciuta nella adorata Mira e nel calore di una famiglia siciliana, tra le marmellate di nonna Annina ed esperienze di viaggio, a dispetto di tali certezze Eva nutre un’intima lesione affettiva che la rende gelosa di Pietro, il fratello minore che – dieci anni dopo di lei – ha allietato i genitori con la sua attesissima nascita. Contrariamente alla sorella, il ragazzo ha un carattere solare, sostenuto da una sfrenata passione per il calcio e arricchito dal primo amore adolescenziale. Forse è anche la percezione di questa sua forza interiore a suscitare in Eva un bisogno quasi competitivo di riscatto, il desiderio di riuscire a completare il suo romanzo, a trovare il colpo di scena, il finale perfetto che convinca un editore a pubblicarlo. È nella casa avita di Sciacca, su suggerimento di nonna Annina, che la ragazza cerca la giusta ispirazione per portare a termine la sua fatica. Ma la vita spariglia le carte e nel giro di pochi mesi la realtà si impone sulle fantasie e sul tranquillo scorrere del tempo, mentre nuove presenze e vecchi segreti spuntati da cassetti polverosi aprono gli occhi e il cuore di Eva. Dall’autrice di Gli occhi di mia figlia un’altra storia familiare, una vicenda di unione autentica, fatta di parole non dette e verità dolorose che fanno crescere.
Vittoria COPPOLA. Ha 26 anni, vive a Taviano (Le). Laureata in Lingue e Letterature Straniere, Comunicazione Linguistica Interculturale  (Università del Salento, luglio 2010). Attualmente lavora come receptionist presso un albergo di Gallipoli (Le). La passione assoluta che muove le sue giornate è la scrittura. Di questo dice: “Lo scopo che mi prefiggo nel momento in cui inizio a riempire pagine di parole e sentimenti, è quello di emozionare, regalando a chi mi privilegia “leggendomi,” attimi personalissimi di evasione dalla realtà, ma anche, perché no, arricchimento della stessa. Confido sempre nella bellezza dei sentimenti e perciò, quando qualcuno reputa banale il parlare d’amore, io sorrido, e vado avanti per la mia strada”.
Info
Lupoeditore.it
Ufficio Stampa
OverecoAgenzia - www.overeco.it

sabato 8 dicembre 2012

Cinquanta anni di antropologia visiva con Kurumuny a Roma



Domenica 9 dicembre presso l’Officina Culturale Via Libera in via dei Furi 25 (Roma Quadraro) nell’ambito della rassegna “Il ritmo che cura”, Kurumuny presenta  “Il tarantismo e altri riti in Salento” ovvero “Cinquanta anni di antropologia visiva” di Luigi Chiriatti. L’appuntamento con le proiezioni e il dibattito è alle ore 17.30. Si prenderà visione de “La taranta”, 1961, di Gianfranco Mingozzi; Morso d’amore, 1981, di Annabella Miscuglio (INEDITO); e Stendalì, 1960, di Cecilia Mangini;

Introduzione e dibattito a cura di Luigi Chiriatti, autore del libro  Morso d’amore, viaggio nel tarantismo salentino”

OSPITE SPECIALE CECILIA MANGINI

ore 20.00 Aperitivo

Luigi Chiriatti Ricercatore della storia orale, scrittore, editore, da decenni si dedica all’attività di ricerca nel campo delle tradizioni popolari del Salento. Possiede uno dei più estesi archivi sonori privati della Puglia. Ha curato e pubblicato numerosi lavori di rilevante interesse storico e culturale sul tarantismo e la cultura popolare salentina, prima con le edizioni Aramiré e poi con Kurumuny, casa editrice da lui fondata e diretta.

Ingresso gratuito.

Analena di Mario Scardicchio (Lupo editore) a Erchie (Br)



Prima presentazione del libro di Mario Scardicchio ANALENA. Presenti all'appuntamento l'editore Cosimo Lupo e l'autore Mario Scardicchio. Introdurrà la prof.ssa Giovanna Carrozzo. Relazionerà Andrea Scardicchio docente di Storia della critica letteraria presso l'Università del Salento. L’appuntamento è previsto per domenica 9 dicembre 2012 alle ore 17,30 presso la Sala Della Rappresentanza del Comune di Erchie in via Santa Croce 1 (Brindisi)
Analena, Tatiana, Fleura, Stefania: alle soglie della giovinezza, benché diverse per storia, estrazione sociale e nazionalità, protagoniste di questo romanzo, sono accomunate dalla sofferenza. Le loro vite si incrociano a Lecce, dove approda la rumena Tatiana, in fuga dal massaro che ogni giorno la violenta nell'indifferenza di una madre inselvatichita dallo sfruttamento. A Lecce si trasferisce Analena con i genitori adottivi rinunciando ai suoi sogni, ma non a quello di sapere chi l'abbia messa al mondo; tra i banchi del liceo nasce la sua amicizia con Fleura, la cui travagliata infanzia di emigrante clandestina ha trovato riscatto nella scuola e nella nuova patria, pur tra mille difficoltà. Stefania, figlia del professor Guido Silvestri, nasconde la ferita dell'abbandono materno e la frustrazione di un padre rinchiuso nei suoi insondabili tormenti privati. Ad accomunare le ragazze è anche la bellezza, dono e allo stesso tempo trappola insidiosa quando attira predatori che ne fiutano la fragilità. È così che la vita limpida di Analena si trasforma nel girone infernale in cui la trascina quasi inconsapevolmente Tatiana, obbedendo alla propria logica elementare. Ma lo sfiorire del suo sguardo non passa inosservato e saranno l'affetto di Fleura e l'attenzione del professor Silvestri, che in lei rivede un grande amore mai dimenticato, a salvarla dalla solitudine del baratro e a restituirle il diritto di sognare. Vecchi segreti troveranno così soluzione, mentre una rete di alleati affidabili sfida gli ambienti più corrotti della città.
Una storia di oggi, a dimostrazione che le giovani generazioni di donne non sono meno esposte alla violenza rispetto a quelle che le hanno precedute, ma anche che l'amicizia e la solidarietà femminile resistono ai tempi e non temono di mettersi coraggiosamente in gioco.

T'Amo ad ADSUM Artecontemporanea dal 15 dicembre 2012



Espongono:
L.Abadessa, M.Addamiano, G.M.Addante, I.Albano, C.Allegretta, A.Andreuccetti, A.Bagnardi, G.Barile, L.Basile, Benna, L.Bergamini, A.Biondi, M.Bonaduce, P.Bordinone, C.Bossi, F.Bratta, A.Cacciapaglia, L.Cacucciolo, D.Calfapietro, R.Cappelluti, V.Capurso, M.Caradonna, E.Carniani, E.Chiavarone, F.Chiricallo, M.Cipriani, A.Copertino,  V.Corcelli, N.Cultrera,V.deLeo, R.DelGiudice, A.D'Elia, G.D'Elia, P.DeNicolo, S.DePalma, P.DeSantoli, C.DeSario, P.DeScisciolo W.delliCarri, K.DiBari, S.DiCostanzo, A.DiMichele,C.Dicillo,G.Donatelli, G.Dorigo, D.Ferro, W.Festuccia, F.Fioriello, E.E.Gadaleta, L.Gelao, C.Giulianelli, M.N.Grieco, I.Guastamacchia, E.Kambo, M.Labbe, N.Liberatore, O.Liuzzi, E.Luiso, M.Manduzio, E.Monguzzi, F.Manzini, G.Margini, M.G.Martino, G.Martino, N.Massia, N.Mastandrea, E.Mastria, G.Messenio, P.Millico, M.Molinari, F.Molinario, G.Morgese, L.Nannini, P.Ober,  S.Orlando, M.Paloscia,O.Panebianco, M.Pansni, PG.Pantaleo, G.Passerini, S.Pelle, G.Pensato, P.Petrucci, B.Pierozzi, A.Pilato, P.Pisani, M.Pompeo, M.Prestia, P.Ricco, M.Riefolo, M.Romani, S.Rossi,E.Ruggiero, I.A.Rutigliano,V.Rutigliano, D.Salvadore, P.Sani, A.Saracino, A.Savoi, P.Scialpi, D.Sforza, B.Simone, N.Sisto, A.Spizzico, E.Tedeschi, F.Tullo, R.Vaccari, G.Vallarelli, V.Vasallucci, S.Vendola, G.Visentini, G.Volpe, C.Zanella, I.Zingaro

Vernissage della mostra sabato 15 dicembre 2012 ore 19,00 presso A D S U M Artecontemporanea in via Marconi, 5 (Palazzo della Meridiana) a Terlizzi(BA). Visitabile dal 15 dicembre 2012 al 5 gennaio 2013 . Orario: dal lunedì al sabato dalle ore 10.00-12.30 18.30- 20.30 chiusura giovedì pomeriggio e festivi
www.retearte.it - adsum.arte@libero.it
Tel. 347650247
Adsum arte contemporanea in occassione delle festività natalizie ha invitato centoventi artisti, provenienti da tutta Italia, a cimentarsi sul tema dell'amore in tutte le sue bizzarre sfaccettature. Così scrive Giovanni Morgese curatore di questo progetto :”Un AMO lanciato come un urlo, una dichiarazione di amore o una maledizione, una richiesta di aiuto o di senso, un'invocazione o un'imprecazione, un bacio o uno schiaffo... Con tanta ironia, leggerezza e intelligenza... nel mare magnum del mondo, dalla nave sulla quale vai alla deriva insieme a tutti gli altri, accomunati dallo stesso destino.”
Ci sono pervenute circa duecento opere negli stili e tecniche più svariate. Uno spaccato di quello che oggi è l'arte contemporanea. Infatti l'intento di questo progetto è quello di evidenziare, servendosi di un così accattivante tema, il profondo momento di crisi che l'arte oggi affronta. Vogliamo reagire con un messaggio di speranza che Carlo Chenis così efficacemente ci descrive: "La creatività è il segno dell'umana spiritualità. I percorsi creativi danno forme nuove alle cose del mondo così che si genera un ambiente a misura d'uomo. Con essi l'individuo conferma di possedere una spiritualità personale, di trasformare delle cose del mondo, di progettare la propria eternità. La creatività prorompente contro l'alienazione dei singoli e delle collettività. In un'era annoiata e preoccupata, occorre riscoprire la creatività per uscire dai segni della globalizzazione massificante e per aspirare ad un'era di promozione umana personalizzante. La creatività è segno di futuro, segno di gioia, segno di libertà. Il cammino di liberazione dell'uomo dalla noia mortale del conformismo, della secolarizzazione, del consumismo esige rinnovata creatività. L'arte come denuncia e come annuncio conserva e sprigiona l'umana creatività, poiché rende l'individuo cosciente della propria genialità e dona alle collettività sublimazioni estetiche…"
Auguriamo a tutti voi : “Buon viaggio con...AMOre”

venerdì 7 dicembre 2012

"Di che segno sei Charlie Brown?" di Stefano Rubino (Phasar Edizioni)



"Creando i suoi ragazzi è come se Charles Schulz avesse voluto attirare l’attenzione dei lettori sugli eterni problemi che ciclicamente ognuno di noi incontra sul suo cammino. Il fumettista, insomma, è riuscito a descrivere uno spettro talmente vasto di problematiche esistenziali che chiunque, leggendo le sue strisce, può identificarsi in questa o in quella situazione. Non abbiamo scritto questo libro perché siamo definitivamente impazziti. Noi crediamo, invece, che Schulz abbia inserito via via i suoi personaggi fino a quando si rese conto che il mondo da lui creato aveva raggiunto una sua completezza, un suo perfetto equilibrio interno. Ebbene, l’Astrologia è proprio un modo per descrivere la totalità utilizzando dodici diversi punti di vista.
Di conseguenza, se l’universo dei Peanuts è davvero così completo in se stesso, allora i principali elementi astrologici devono per forza trovare al suo interno una qualche rappresentazione. A nostro avviso, quindi, è come se, attraverso le sue creature, Schulz fosse riuscito a modellare gli archetipi basilari che sono a fondamento della vita e a cui l’Astrologia cerca di dare una descrizione che sia appunto astrologica."
Stefano Rubino
"Di che segno sei Charlie Brown?" di Stefano Rubino (Phasar Edizioni), 2006, €15, ISBN: 88-87911-58-4, pp. 170
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“Come fece come non fece” raccolta di fiabe salentine (Kurumuny Edizioni) con LUIGI Chiriatti all’ HulaHoop Club di Roma



Sabato 8 dicembre 2012 dalle 19,30 all’HulaHoop Club di via L.F.De Magistris 91/93 a (Roma-Pigneto) per la rassegna de “Il ritmo che cura” Kurumuny presenta nell’ambito del tema letterario di dicembre “La fiaba” il libro “Come fece come non fece” raccolta di fiabe salentine con l’autore LUIGI CHIRIATTI.  Come fece come non fece è una raccolta di fiabe fatte di immagini, luoghi, atmosfere, suoni di paesi e città, voci di uomini e di animali, odori antichi di case umili o profumi esotici di sfarzosi castelli, di malìe e incantamenti alla controra.  Immagini lontane, nel tempo e nello spazio, di principi e principesse che vivono e rivivono tra gli ulivi contorti e tra gli spinosi fichi d’India. Dietro ogni favola c’è il volto rugoso di un vecchio che fu bambino, la sua voce sfiatata e i gesti delle sue mani nodose che raccontano storie vere, camuffate da fiabe.  Un libro attraverso cui i bambini possono apprendere gli strumenti per affrontare la vita, perché si narra di grandi difficoltà e pericoli da superare, di magie e incantesimi buoni e cattivi, di viaggi straordinari; ma Come fece come non fece è anche un libro per gli adulti che possono svegliare i ricordi custoditi in un angolo della memoria e ritrovare il tempo in cui furono bambini attraverso la fascinazione di un racconto. Le favole qui pubblicate fanno parte di un lavoro di ricerca e documentazione più ampio e complesso condotto dall’autore sulla cultura orale salentina. Le favole sono state registrate direttamente dalla viva voce dei narratori in dialetto salentino e sono state trascritte mediante una traduzione libera dove si combinano le immagini e i giri di frase più espressivi caratteristici della lingua dialettale con un impianto linguistico italiano, in questo modo la lingua è parte integrante del paesaggio perché contribuisce in modo determinante a identificare i luoghi in cui si svolgono le azioni e i personaggi stessi delle favole.
Luigi Chiriatti Ricercatore della storia orale, scrittore, editore, da decenni si dedica all’attività di ricerca nel campo delle tradizioni popolari del Salento. Possiede uno dei più estesi archivi sonori privati della Puglia. Ha curato e pubblicato numerosi lavori di rilevante interesse storico e culturale sul tarantismo e la cultura popolare salentina, prima con le edizioni Aramirè e poi con Kurumuny, casa editrice da lui fondata e diretta.


MERCATI GENERALI

“La luna gira il mondo e voi dormite.” Di Matteo Salvatore

Da un’idea di Umberto Papadia, nasce “Mercati generali”, un racconto musicale delle esperienze di vita di due ragazzi, ‘u Papadia e Guitarmando, divisi da centinaia di Km, ma accomunati dalla passione per la musica e dalla loro esperienza lavorativa ai mercati generali di Roma e di Lecce.
Un viaggio divertente che congiunge due mondi diversi, il Salento e Roma, guidato dai sogni di due ragazzi alla fine degli anni ’70, ambientato nella notte che vive e lavora, mentre le città dormono ignare. Mentre i racconti si intrecciano con le note e con il ritmo, i veri protagonisti di questo spettacolo sono tre: la musica la notte e il lavoro, il lavoro del popolo.

Umberto Papadia, in arte ‘u Papadia:
Salentino del Capo di Leuca, esule sin dalla nascita, virtuoso del tamburello, percussionista autodidatta ed eclettico cantastorie. Autore del progetto folk rock “La Peronospera”, e della “filosofia furese” ad esso associata. Reduce del successo della scorsa estate con oltre 25 concerti in Salento e un Festival dedicato al suo progetto, “L’alba della Peronospera”. È stato percussionista e vocalist di Teresa De Sio dal 2004 al 2011. Vanta collaborazioni con nomi illustr,i italiani e internazionali, tra i più noti: Lucilla Galeazzi, Ambrogio Sparagna, Nando Citarella, Uccio Aloisi, Arakne Mediterranea, Mike Mainieri, Hector Zazou.
Armando Serafini, in arte Guitarmando:
Romano della Garbatella, portatore di quella “romanità” ormai in via d’estinzione. Chitarrista e percussionista appassionato di strumenti etnici. Produttore naturale di groove, in grado di far suonare qualsiasi oggetto a sua disposizione. Inventore del nocche'n'roll dapprima sulla Ciquita Grooving Box, e poi sulle sue evoluzioni successive: la Guitarmandrum e il Rullandoro.
Umberto e Armando collaborano da oltre 5 anni.

INGRESSO COMPRESA CONSUMAZIONE o TESSERA 5 euro


mercoledì 5 dicembre 2012

GoodMooning

 

Book trailer di: "GoodMooning! Andare sulla Luna è una cosa molto seria! ...o forse no? Il programma spaziale segreto che portò l'uomo sulla Luna"

Libro scritto e disegnato da Stefano Saldarelli, grafico libero professionista di Prato, da sempre appassionato di grafica, disegno, fantascienza e missioni spaziali. Unite il tutto e aggiungete altri due ingredienti: umorismo e l'ironia e otterrete GoodMooning!

GoodMooning! racconta di una missione spaziale sulla Luna avvenuta nel 1969, tre mesi prima della missione Apollo 11.
Storie surreali, umoristiche, divertenti, pensate per regalare un sorriso. Definite "fiabe per bambini cresciuti", narrano le vicende di un astronauta alle prese con mille situazioni e difficoltà. GoodMooning! è una metafora della vita in chiave "spaziale".

Il libro GoodMooning! Esce a metà dicembre 2012 e sarà disponibile su www.goodmooning.it e sui principali siti web di vendita di libri.

Blog: www.goodmooning.it

"Cuore russo" di Carla Piermarini (Phasar Edizioni)




Cuore Russo è una raccolta di poesie che descrivono un percorso, quello umano dell’autrice, dall’adolescenza alla prima maturità. Si passa lentamente dal romanticismo e dall’innocenza dei primi componimenti a composizioni più amare ma più sincere, nelle quali le parole non vengono selezionate per ammaliare il lettore bensì per destarlo dal torpore e dall’indolenza della contemporaneità. Ogni affermazione è netta, diretta, a volte spietata. Il tema dell’amore è un filo conduttore, anch’esso comunque indagato da più angolazioni, senza retorica. La Russia appare, scompare, per poi ricomparire come sfondo di una vicenda umana tutta al femminile. Poesie come appunti di viaggio, con tante immagini simili a scatti fotografici, scritte di getto e con semplicità per permettere attraverso la lettura di ricordare nitidamente l’esperienza vissuta e poter volgere lo sguardo sempre e comunque verso il futuro.
Carla Piermarini nasce a Fermo nel 1979. Nel 1998 si diploma presso il Liceo Scientifico “T. Calzecchi Onesti”, dove, durante il triennio, ha l’opportunità di studiare la lingua russa. L’interesse e la passione che la civiltà letteraria russa suscita nell’autrice la spingono a laurearsi nel 2004 in Lingue e Letterature Straniere, presso l’Università “La Sapienza” di Roma, con una tesi sulle liriche italiane di Nikolaj Gumilëv, raffinatissimo poeta russo del primo Novecento. Le lingue, la poesia e l’amore per i viaggi sono le passioni che hanno guidato fino ad oggi le scelte umane e professionali dell’autrice, che attualmente lavora come insegnante nelle scuole secondarie di primo e secondo grado.

"Cuore russo" di Carla Piermarini (Phasar Edizioni), 2009, €7, pp. 56
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Il caso Krolevsky a cura di Alessio Gambaro e Christian Zecca (EDIZIONI FALSOPIANO). Dal 15 dicembre 2012 in distribuzione



“E’ davvero sorprendente come con poco, anzi con niente, Max Frisch abbia manipolato il concetto di esistenza, rivoluzionandolo. E lo ha fatto attraverso i suoi scritti, la sua arte, la sua vita. Nel 1986, quando il romanziere e drammaturgo svizzero Max Frisch ha vinto il Premio Neustadt, il New York Times lo ha descritto come “candidato al Premio Nobel a vita”. Qualche anno dopo muore, ma senza il Nobel. Da anni tento di indagare sul caso Max Frisch, ma chissà come tutti gli indizi portano a Krolevsky. Il problema dovrà essere affrontato in ogni suo minimo aspetto, scandagliando ogni singola parte evitando tutte le aporie del caso… pardon del caso Krolevsky!” (Stefano Donno)
“Film anomalo, Il caso Krolevsky di Alessio Gambaro e Christian Zecca. Sperimentale e colto, di forte impianto teatrale e, al contempo, profondamente cinematografico; un’opera di finzione che, nella sostanza, si discosta per temi, realizzazione e struttura da gran parte della produzione italiana corrente. Un’estraneità, un essere nobilmente - e del tutto volontariamente, va detto – fuori dal coro che sfida le consuetudini del tempo presente e affonda le radici in una derivazione letteraria curiosa e vagamente demodé: alla base del progetto vi è infatti Biografia, testo teatrale dello svizzero Max Frisch datato 1967, complessa riflessione sulle possibilità di manipolazione consapevole dei percorsi biografici, fosca metafora del riflesso della personalità umana sulle azioni che compongono, volenti o nolenti, le nostre storie individuali.” (Massimo Lechi)
“Dopo la prima sequenza siamo trasportati in un luogo neutro, onirico, bianco: un non-luogo, dove in un contesto altrettanto irreale, ma del tutto differente del precedente ogni scelta della vita di Kurmann è contrappuntata da un movimento sulla scacchiera. E allo stesso tempo questa partita immaginaria o immaginata è riportata al suo incipit, tutto è già compiuto nel momento stesso in cui si dipana. La sfida prosegue fino al suo epilogo, moltiplicando il gioco di specchi e di rimandi ancora una volta, e mi scuso nel ripeterlo, di simboli: nulla è canonico, l’intervento di un presunto regista in scena che guida i due attori, è in realtà un bambino che pure parla con la stessa voce del Registratore… Gioco scenico nel gioco narrativo che pure era la cifra del testo originario.
Gli attori diventano le pedine della partita e tutta l’operazione gioca con eleganza (ma fino in fondo su questo registro) nell’uso degli elementi: pedine, scacchiera come orizzonte esistenziale, regine re e pedoni, ma anche partita che conduce alla vittoria o alla sconfitta a partire in maniera ineluttabile dalle proprie mosse o scelte. Kurmann sa tutto questo eppure tenta di giocare se non la partita immortale, la partita impossibile, la vittoria senza costo, l’equilibrio degli opposti e fallisce, pur tentando di rigiocare infinite varianti. Arriverà sempre alla stessa conclusione: Non può che perdere. Nel film tutto questo è reso in maniera esplicita, attraverso una compresenza del linguaggio cinematografico e della lettura scenica, e non solo: ne deriva un testo veramente multilivello che supera i limiti di un solo codice linguistico e ne attiva molti di più, che può in sostanza essere letto in molti modi e con molti linguaggi.” (Giovanni Robbiano)

Info
EDIZIONI FALSOPIANO

Esercizi sulla madre, di Luigi Romolo Carrino (Perdisa Pop). Intervento di Nunzio Festa



Vi potrebbe costringer a farvi male, l'ultimo romanzo di L. R. Carrino, "Esercizi sulla madre". E' un romanzo che fa veramente male, l'ultima opera di Carrino. E per volerci un po' bene cominciamo con tatto; parliamo infatti della scrittura, della lingua del nostro Carrino: ché Carrino è 'nostro'. Autore, poeta di talento tra l'altro, che ha imparato la segreta legge della letteratura: devi avere uno "stile": esser riconoscibile. O la giustizia delle lettere alla lunga ti toglie dall'archivio delle pagine da difendere (lo facciamo con le nostre misere librerie - in fondo). Rompe i tempi verbali, l'autore. Ché Carrino deve correre, lentamente, avanti e indietro nel tempo-storia. Ragionare con periodi che san d'acqua limpida ma poggiata nelle bruciature d'un rogo di numeri di scrittura. Una certa disaffezione alla lingua perfetta, si potrebbe facilmente sintetizzare. Che però si trova nella lana d'un torrido inverno di spazientita e, a spicchi lamentevole, voglia di parola. Due voci, anzi una e mezza usa oggi lo scrittore. Ché la protagonista femminile della presenza/assenza deve aver tutto il campo e insieme tutte le colpe. Quindi gli sfoghi della voce femminile son prudenti, forse. Sicuramente meno tormentati, se possibile, degli editti affermati dalla maschile. Il tono di Carrino è perentorio. Seppur siamo infine in un romanzo. A mosaico, certo. Eppero senza dubbio in un testo pieno di se stesso. La narrazione, è quella degli Impazziti. Seguiamo quest'autore napoletano, classe '68, da "Acqua Storta" (Meridiano Zero). Da allora, lo apprezziamo. Autore anche di versi e testi teatrali, Carrino ha esordito nel 2006 con due racconti in "Men on Men 5" (antologia mondadoriana del 2006). Poi son arrivati, tra le altre cose, il libro di poesie "Certi ragazzi" (Liberodiscrivere) e "Pozzoromolo". "Sei dietro le mie spalle, nel vialetto, con le buste della spesa, stai andando nella direzione sbagliata. Non vedi che la casa è qui? Madre, sono qui". Questo liquido infetto di Esercizi sulla madre, c'infetta. Il quarantaduenne Giuseppe, adesso internato in un ospedale psichiatrico giudiziario, ripercorre la sera interminabile di decenni prima, la sera del 23 febbraio 1976 quando suo madre l'abbandonerà con la scusa di normali compere. Mentre il figlio attendeva, invano, il ritorno. Carrino ci fa male costringendoci a ricordare intanto insieme a Giuseppe la ragione del suo internamento - ha commesso un crimine che neppure ricorda -. Dieci ore d'attesa del figlio diventano dieci esercizi di scrittura e memoria del Pazzo. Il lettore più forse più attento e acuto di L. R. Carrino, Francesco Durante, ha detto che questo romanzo è matrice di Pozzoromolo. L'esperimento di psichiatria al quale è sottoposto il 'maturo' Giuseppe, inventa nel Giuseppe "ragazzino" dieci diverse figure di Madre riprese dall'uomo. (Con l'innesto d'una sorpresa: un racconto d'un'altra figura - tra l'altro importantissima, seppur estemporanea in forma d'apparizione - per la storia). Dalle Macchie rinasce l'innocente crimine.

“Kurumuny” e “Il ritmo che cura” a Roma dal 7 al 9 dicembre 2012



A Roma un intero fine settimana dedicato al Salento. Una rassegna che tocca 3 quartieri popolari e simbolici di Roma, per trattare argomenti diversi, tutti legati al Salento, in cui l’approfondimento culturale e sociale, la musica e il racconto, nei suoi molteplici aspetti, si mescolano.  La città di Roma ha dimostrato negli ultimi anni un forte interesse per il Salento, e viceversa moltissimi salentini hanno trovato la loro realizzazione lavorativa nella città di Roma, portandosi dietro inevitabilmente le loro tradizioni. La rassegna è organizzata dal cantautore Umberto Papadia e da Francesca Malerba, entrambi salentini a Roma, dove si occupano proprio della diffusione della cultura salentina nell’ambito del progetto da loro ideato “Il ritmo che cura”. Il tutto è stato possibile grazie alla preziosa collaborazione con la casa editrice Kurumuny nelle persone di Luigi e Giovanni Chiriatti: scrittore della cultura orale e profondo conoscitore dell’antropologia salentina il primo, editore il secondo.

Si parte Venerdì 7 Dicembre alle 21,30 al Cantiere in via Gustavo Modena 92, tema della serata sarà: Taranto, il cambiamento di una città di contadini e pescatori con l’avvento dell’industria siderurgica, (Italsider prima, Ilva dopo). Le contraddizioni di una società di “metal mezzadri”, del ricatto occupazionale di una popolazione divisa tra necessità e rifiuto, tra lavoro e salute, tra vita e morte. Verrà presentato il libro Invisibili. Vivere e morire all’Ilva di Taranto di Fulvio Colucci e Giuse Alemanno, edizioni Kurumuny. Seguirà un dibattito, condotto dal giornalista Sebastiano Gulisano, a cui è invitato a partecipare anche il pubblico.
La serata sarà chiusa dallo spettacolo Venticinquemila Granelli di Sabbia di Alessandro Langiu. L’attore e regista ci racconta Taranto negli anni Settanta, anni nei quali sono stati edificati i rioni accanto all’Italsider. È la storia di tre ragazzi che crescono tra le nuove palazzine del rione Tamburi, giocando tra la polvere di metallo che si sparge nell’aria e ricopre strade, case e persone.

La serata centrale, sabato 8 dicembre dalle 19.30, presso HulaHoop Club via L.F.De Magistris 91/93, avrà come tema “il racconto” dalla fiaba alla vita.
Il pre-serata sarà dedicato alla presentazione del libro Come fece, come non fece, una raccolta di fiabe salentine (Kurumuny), raccontate dall’autore Luigi Chiriatti.
Si passa dalla fiaba alla vita vissuta, con la prima assoluta del nuovo spettacolo, il racconto musicale Mercati Generali di Umberto Papadia, reduce del successo estivo con il tour “La Peronòspera”.
Mercati generali è la storia musicata delle esperienze di vita di due ragazzi, ‘u Papadia e Guitarmando, divisi da centinaia di Km, ma accomunati dalla passione per la musica e dalla loro esperienza lavorativa ai mercati generali di Roma e di Lecce. Un viaggio divertente che congiunge due mondi diversi, il Salento e Roma, guidato dai sogni di due ragazzi alla fine degli anni ’70, ambientato nella notte che vive e lavora, mentre le città dormono ignare. Sarà infatti proprio Sabato che la “salentinità e la “romanità” si incontreranno… ai Mercati Generali ortofrutticoli di Roma Ostiense!

La serata conclusiva si svolgerà domenica 9 Dicembre alle ore 17.30 nel quartiere Quadraro, presso Officina Culturale Via Libera in via dei Furi 25. Il tema trattato sarà l’ANTROPOLOGIA visiva, con la proiezione di filmati inerenti al Tarantismo e ad altri riti nel Salento. Saranno proiettati: La taranta, 1961, di Gianfranco Mingozzi; Morso d’amore, 1981, di Annabella Miscuglio (INEDITO); Stendalì, 1960, di Cecilia Mangini.
I filmati saranno introdotti e illustrati da LUIGI CHIRIATTI. Il dibattito sarà condotto dallo stesso Chiriatti che ospiterà la grande regista, fotografa e documentarista CECILIA MANGINI (che ha lavorato più volte a fianco di Pasolini). Dopo l’aperitivo organizzato da “Via Libera” ci sarà una… sorpresa musicale

martedì 4 dicembre 2012

BATMAN: NATALE di Lee Bermelo (DC comics/Rw edizioni)



Finalmente in Italia arriva l'inedita graphic novel scritta e disegnata dal celebratissimo Lee Bermejo! Ispirata dal celebre "Canto di natale" di Charles Dickens, "Batman: Natale" vede il Cavaliere Oscuro confrontarsi con il passato, il presente e il futuro della sua stessa esistenza. Dai più irriverenti e curiosi avversari provenienti dagli anni '60 fino alle oscure e terribili minacce portate dai tempi moderni.

Fonte Mondi Sommersi (Lecce)


Comunicazione Cinematografica. Capire e scrivere il cinema di Marco Paracchini (Phasar Edizioni)



Un manuale per conoscere le tecniche, il linguaggio e le dinamiche cinematografiche. Un compendio interessante, moderno e destinato a tutti. Fondamentale per gli studenti di cinema, comunicazione e marketing. Indispensabile per chi vuole scrivere una sceneggiatura. Illuminante per tutti coloro che amano quest’Arte e non ne hanno mai inteso a fondo i meccanismi. Capire il Cinema – La Fase Letteraria – Il Paradigma Narrativo – Scrivere una sceneggiatura – La grammatica del film – Le regole cinematografiche – La politica fiscale italiana in ambito cinematografico.
Marco Paracchini lavora sui set audiovisivi dal 2000. Ha diretto spot, web format, cortometraggi e documentari. È docente di regia, relatore di scrittura creativa e docente di pubblicità audiovisiva.
Al volume hanno partecipato Guido Michelone (prefazione) e Dea Squillante (appendice finale).
"Comunicazione Cinematografica. Capire e scrivere il cinema" di Marco Paracchini (Phasar Edizioni), 2012, €18, ISBN: 978-88-6358-124-9
scarica l’anteprima in formato PDF qui: http://www.phasar.net/docs/estratto_comunicazione.pdf
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lunedì 3 dicembre 2012

Il racconto del padre in Guscio di noce di Vanni Schiavoni. Guscio di noce di Vanni Schiavoni (LietoColle) recensito da Alessandra Peluso



La sensibilità e il senso di protezione emergono imperiose in Guscio di noce, di Vanni Schiavoni.È una raccolta di versi che esplode di energia. Racchiude l’amore verso il padre e la sua assenza/essenza. Un’introspezione di se stesso e della sua vita che appare straordinariamente raccontata e musicata in versi.

Ricercato il lessico, uno stile autentico come autentici sono i sentimenti provati dall’autore e vissuti intensamente nei versi: «(...) Non mi riusciva da lontano / di leggere in te un’esistenza / scivolata nel cantiere in disuso / dalle impressioni di un nulla perturbate / o nell’assenza significativa di nubi / per mordere le nuove / e le vecchie stagioni». (p. 16). Si legge ancora: «Per trovarmi sapevamo che la scusa / era solo uno schermo dietro i graffi / e gli intagli lasciati a suggerire: la paura aveva impegni più urgenti. (...)». (p. 17). Annaspa il passato e si impone un presente di paura, malinconia, nostalgia per un padre che non vive costante la presenza del figlio. C’è sofferenza, solitudine nei versi di Vanni Schiavoni che cerca di comprimere in tono elegiaco i versi e adotta protezione, difesa - come in un guscio di noce - verso un mondo circostante che lo spaventa, lo intimorisce e lo fa sentire “inappartenente”: «Uno scrittoio di fogli in attesa / di verità già nella mente / ma frammentate / rischiamo inoltre / lo scambio dei posti / rimescolare nella fantasia / la tua inapparenza e la mia inappartenenza / (...)». (p. 21).

Ricche di metafore ed enjambement le poesie di Schiavoni come di respiro esistenziale, filosofico: « (...) i morsi canini dei giorni estorti / cadono all’indietro in un mondo probabile / e lunga è l’attesa di sentirne il fondo / il violento barrito della calura / l’interruzione della cenere / deposta nel cucchiaio / che ci schianta». (p. 23)  Shakespiriani i versi e non a caso è riportato al principio del libro un passo dell’Amleto di Shakespeare, dalle tragedie teatrali del grande letterato inglese alle composizioni poetiche in tragedie, quelle della vita che in Guscio di noce sono rappresentate magistralmente. Così si legge: «Lì dove sempre c’è una salita / o una discesa / non questa lontana pianura bassa di terrazze / quelle diverse altane deserte dove ogni affaccio / è un quarto di suicidio nonostante (...). Ma la forma dei pianeti è fiamma / orfana dei fornelli, è sabbia / che corrode gli ingranaggi». ( p. 41).  E ancora:  «La tomba un pensiero appena percepito / che andremo a inventare su altre violenze / o dove meglio funzioni la rimozione delle catene (...). Pensare alla morte fa meno schifo / se ha l’odore di vigna bagnata / se minaccia di muri a secco la contrada vecchia / se gonfiando potessi allargare. La notte / distilla nei succhi e filtra gli abbagli / là dove il lenzuolo coperto di liquidi / sfioriva e il dorso screpolava / un tentativo radicale di imperfezione / scandiva la terra rugginosa / la disciplina che ci compone». (p. 44).

Leggendo i versi di Vanni si ritrova il genio della sregolatezza di Arthur Rimbaud. La poesia di Rimbaud  cancella i tradizionali legami logici, le categorie di spazio e tempo, causa ed effetto che per secoli avevano regolato la poesia. La parola non è soltanto un mezzo di comunicazione - afferma Rimbaud - ma ha il compito di evocare un mondo tutto fantastico, nel senso di nuovo, diverso che va al di là del reale della superficie vitale. Così i componimenti di Schiavoni appaiono nuovi, diversi, esplosivi di luci-ombre e di fantasiose verità che riguardano il poeta.

Rimbaud afferma in una lettera del 1871 a Paul Demeny che il poeta è un veggente. «Il poeta si fa veggente attraverso una lunga, immensa, ragionata sregolatezza di tutti i sensi. Tutte le forme d’amore, di sofferenza, di follia; cerca se stesso, esaurisce in se stesso tutti i veleni per serbarne la quintessenza.  (...) Egli ha un incarico dall’Umanità, dagli animali anche: dovrà far sentire, palpare, ascoltare le sue scoperte. Se quel che ci riporta di laggiù ha una forma, dà una forma: se è informe dà l’informe (...)». Ė questo Vanni Schiavoni, un poeta veggente che vede: «quello sguardo nell’agrumeto che attendeva / la luce nuova tra i filari accanto / come fossero i due mari in sovraimpressione / che maldestramente apparivano intatti e malati di un mestiere senza la passione / le grette negazioni filiformi nell’ombra / come obelischi eretti in tempi magri». (p. 53).   «Non è da questa riva ordinata / questa incognita tumefatta dal Mediterraneo / che pieghi e riponi con le vene / delle onde fatte combaciare (...)  sovraffollato di abbandoni e specchi deformanti / il ricordo di voi sospesi sull’acqua a divincolare / illuminati nella stessa pesca».

Ricchezza di senso e significato abbonda nei versi illuminanti e nostalgici, densi di amarezza che rispecchia l’animo dell’autore in questo momento della sua vita: «Dalla ferita della bocca a fiotti / irrompono le frasi e allattano / la curiosità nelle imposte / le orecchie a buccia della parete (...). percorro la separazione delle tue certezze, di qua / un quasi lutto arreca l’eresia». (p. 58).

L’eresia dei sentimenti negati e l’incapacità di comunicarli come la drammaticità di un lutto, un abbandono improvviso, che può diventare imperdonabile: «Il tuo pianto estraneo alla ruggine non è più / (...)  è come il buio arriva presto / e già assale le apparenze, dal pulviscolo / emerge un cenno fossile che era / dimestichezza una volta / e come nient’altro ci crocifigge». (p. 59)

Pertanto concludo - leggere le poesie di Vanni Schiavoni - è davvero “sorprendente”, “abbagliante”, “eloquente”.

ELIO CORIANO AL NOTE DI VINO DI RUFFANO CON “DA H1 A IL LAMENTO DELL’INSONNE”.



Note di Vino e Agave Comunicazione per la rassegna Sorsi di Cultura Di-Libri/Di-vini presentano il 5 dicembre 2012 alle ore 19,00 presso Note di Vino in via Vittorio Veneto 55 a Ruffano (Lecce), un percorso lirico  e visionario del poeta Elio Coriano che va dal suo primo componimento all’ultima pubblicazione edita da Lupo editore dal titolo “Il lamento dell’Insonne”. L’appuntamento in questione è per l’appunto “DA H1 A IL LAMENTO DELL’INSONNE”. Dialoga con l’autore Maurizio Nocera. Introduce Paolo Vincenti. Sono previsti gli intermezzi musicali di Lucio Margotta e Simone Stefanelli.

Il lamento dell’insonne di Elio Coriano (Lupo editore) - “L’insonnia come lusso silente, futuro, per chi vorrà sgambettare la catastrofe diffusa attraverso un processo di consapevolezza che annienti quanto l’umano essere abbia costruito sino ad ora. L’insonnia urlante quale scorciatoia per la corsa alla condizione arcaica, primordiale. L’insonnia affinché si arrestino tutti quegli escamotage buoni solo ad evidenziare una «deriva che travestiamo da viaggio» (…) Elio Coriano crede nel futuro, nella sua sublime morte e lo fa nell’incidente della poesia spigolosa e mai naufraga dell’ordire mieloso”. (Giuseppe Cristaldi)

Elio CORIANO - Nato a Martignano (Salento) nel 1955. Poeta ed operatore culturale, insegna italiano e storia presso l’Istituto Professionale “Egidio Lanoce” di Maglie. Con Conte Editore ha pubblicato “A tre deserti dall’ombra dell’ultimo sorriso” (Three deserts from the shadow of the last mechhanical smile – Premio Venezia Poesia 1996), nella collana Internet Poetry, fondata da Francesco Saverio Dodaro. Con le“Pianure del silenzio” tradotto in cinque lingue, ha inaugurato sempre per Conte Editore E 800 – European literature, collana diretta e ideata da Francesco Saverio Dodaro. Nel 2005 ha pubblicato per “I Quaderni del Bardo”, “Dolorosa Impotenza” e “Il Mestiere delle Parole”con dieci disegni di Maurizio Leo e la prefazione di Antonio Errico. Nel 2006 per Luca Pensa Editore, nella collana Alfaomega, ha pubblicato “Scitture Randagie”con la prefazione del filosofo cileno Sergio Vuskovic Rojo. Del 2007 è “H Letture Pubbliche (poesie 1996-2001)” Icaro editore. Nel 2004  fonda assieme a Stella Grande e Francesco Saverio Dodaro il gruppo di musica popolare Stella Grande e Anime Bianche di cui è curatore dei testi e direttore artistico. Inoltre, negli ultimi due anni, ha curato e messo in scena una sua orazione su Gramsci, chiamata FUR EWIG, accompagnato dal pianista Vito Aloisi.

Ancora in corso sempre negli spazi di Note di Vino con successo di pubblico e critica la mostra fotografica “Il Paesaggio salentino” di Roberto Rocca. Il fotografo nasce e vive a Taurisano, in provincia di Lecce. Inizia la sua carriera 'paparazzando' vip, ma durante gli appostamenti scopre l'amore per il suo Salento e la passione per la fotografia paesaggistica. Un modo per non poter mai smettere di immortalare sulla pellicola la sua modella più bella, che ritrae di giorno, di notte, abbandonata sotto il sole, oppure nascosta dietro un cielo gonfio di pioggia. Roberto Rocca, tra le sue pubblicazioni, annovera ampi servizi per la Rizzoli, nella rivista DOVE e I VIAGGI DEL SOLE; la GUIDA PUGLIA edita da Giunti Editore; con l'editore Mondadori per la rivista DIVA E DONNA e CHI; e con Hachette Rusconi per la rivista GENTE, oltre a numerose copertine di libri. È prossima la pubblicazione di un suo volume fotografico interamente dedicato al Salento.

«Le mie foto – racconta Rocca - sono degli scatti molto semplici. Non vado alla ricerca di inquadrature particolari. In compenso, però, sono molto pignolo con la luce e i colori, e quindi cerco in ogni paesaggio di far uscire il meglio che può dare. ».


Note di Vino – Nel cuore del Salento, a Ruffano (LE), dalla passione per l’enogastronomia e per la musica nasce l’enoteca wine bar «Note di Vino». Esperienza nella selezione e nella scelta delle bevande e dei cibi, il tutto accompagnato da una ricercatissima selezione musicale: jazz, blues, rock… dai concerti che settimanalmente vengono organizzati e dalle jam session dei musicisti/ clienti a cui viene messo a disposizione il palco con tutta la strumentazione (chitarra, batteria, pianoforte

Info:
http://www.note-di-vino.it/
Tel +39 340 33 86 316/ +39 340 90 98 835
Via Vittorio Veneto, 55 – 73049 Ruffano (LE) – Italia

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Come è nata la Bibbia. Introduzione generale alla sacra Scrittura di Fabio La Gioia (Phasar Edizioni)



Il libro tratta delle tematiche generali e previe alla lettura della sacra Scrittura. Suddiviso in quattro parti, nella prima – LA BIBBIA E LE SUE PROPRIETÀ – si discutono argomenti quali la Rivelazione e la parola di Dio, l’ispirazione, il contenuto e l’unità, la «verità» della Bibbia. La seconda parte – IL CANONE BIBLICO – prende in esame la formazione del canone (insieme dei libri sacri e normativi), riflettendo poi sul significato dello stesso. La terza – IL TESTO BIBLICO E LA SUA TRASMISSIONE – indaga il modo in cui i libri sacri sono arrivati fino a noi e, grazie ai metodi di critica testuale, come si è risaliti a un testo il più vicino a quello originario (di cui non possediamo copia per alcun libro biblico). La quarta – ERMENEUTICA ED ESEGESI – è dedicata alla distinzione e investigazione dei due campi di studio scientifico della sacra Scrittura.
Attraverso questo percorso si cerca di rispondere a una domanda di fondo (da cui il titolo), sottesa a tutto il libro: «Come è nata la Bibbia?».

Fabio La Gioia, sacerdote della Diocesi di Gorizia, tra le sue pubblicazioni annovera: Comprendere il Nuovo Testamento, AdP 2007; Apocalisse. Rivelazione di Gesù Cristo alla sua Chiesa, Aracne 2008. Per Phasar Edizioni è uscito nel 2010: Introduzione al quarto vangelo e alle tre lettere di Giovanni. Dal 2005 insegna sacra Scrittura nell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Trieste.


Come è nata la Bibbia. Introduzione generale alla sacra Scrittura di Fabio La Gioia, 2011, ISBN 978-88-6358-087-7,  euro16,00, pp. 270

Scarica l'anteprima del libro in formato PDF

Phasar Edizioni

domenica 2 dicembre 2012

LA LETTERA DI CARLO CHIRI (LUPO EDITORE)



Una brillante professione non risolve l'inquietudine interiore di Joffrey, che da anni gira a vuoto in cerca di se stesso e delle ragioni del proprio fallimento sentimentale. Seguendo il consiglio di un collega francese appassionato di storia dei Templari e di miti, va in cerca di un misterioso "precettore" che potrebbe aiutarlo a risolvere il suo malessere esistenziale e finisce in una sperduta campagna presso i ruderi di un'antica costruzione le cui mura recano traccia di oscuri simboli....
Comincia così per lui un percorso magico e rivelatore che, portandolo su piani temporali diversi, lo guiderà nell'intricato puzzle dell'errore umano e delle fragilità che segnano da sempre le anime sofferenti. Una serie di incontri straordinari e l'amicizia di due generosi compagni di viaggio lo sostengono nel suo tormentato cammino, ma è dagli occhi di una bambina che giungerà l'illuminazione.
L'appassionante storia di un'identità perduta e ritrovata, della battaglia quotidiana di chi cerca la forza di "guardarsi in faccia" e di perdonarsi. Un affascinante viaggio tra gli archetipi della coscienza collettiva.

sabato 1 dicembre 2012

La congiura degli opposti di Maria Benedetta Cerro. Recensione di Alessandra Peluso su La congiura degli opposti, di Maria Benedetta Cerro, LietoColle 2012



La congiura degli opposti: un accordo segreto delle contraddizioni. Meraviglioso, finalmente, sembrano aver raggiunto un equilibrio le contraddizioni dell’anima nella poesia di Maria Benedetta Cerro. «Poi dalla congiura degli opposti / guarì il poeta». (p. 25) È un tacito accordo, una compresenza dove a volte prevale la vita, la passione, l’amore; altre volte la morte, la sofferenza, l’abbandono. Così come un viandante - percorre l’anima bramosa di Cerro - l’intera silloge. «Chi anche solo in una certa misura è giunto alla libertà della ragione, non può poi sentirsi sulla terra nient’altro che un viandante - per quanto non un viaggiatore diretto a una meta finale: perchè questa non esiste». (F. Nietszche, Umano troppo umano).
«Sospesi avanti al suo respiro / intenerite sfide. / - Portami oltre». (p. 41). E: «Non questo cielo / -  non oggi - Il presente mi è estraneo / e forse / non esiste» (p. 100). Sono profondi i versi di Maria Benedetta Cerro, svettano alti come le sue “torri”: «Una torre così fiera, che guarda il cielo e ugualmente la volgarità del suo abisso, che vuole assolutamente erigersi, disperatamente sventolare il palio delle sue trombe». (p. 86). Eh già, perchè salire la torre comporta il suo opposto scendere negli inferi, nell’abisso di un’anima che si perde rapita da una passione e non può concordarsi ora che l’amore l’ha travolta: «L’amore ha il cuore duro / spranga / sferza. / A volte sul tamburo del sangue / richiama la dispersa mente. / L’amore spacca l’interezza. / Dura / persino la tenerezza». (p. 67). Non si può non lasciarsi rapire dalla Congiura degli opposti, «le parole sono come calamite / che tolgono agli occhi la ragione del divergere» e si resta affascinati dallo stile di Maria Benedetta Cerro che scrive il suo silenzio e lo fa ascoltare chiaramente ad ogni orecchio attento che vuol percepire la poesia, sentire il profumo di libertà dei “fiori di peonia” e assaporare l’esistenza con i suoi opposti.
Si legge: «Hai messo al mio grido / un recinto di spinose corde. / Cosa vuole da me / la tua dannata morte. / Che io canti la sua allegria / senza lacci ai piedi / portandomi al braccio la sua cappa bruna. (...) Per udirmi cantare / hai voluto il mio grido segregare / e un silenzio allestire grave come la fine». (p. 69) Ed ancora:  «Le coppe delle magnolie corrotte. / Era questo l’odore della vita? Ma ancora / insubordinata e lieta / senza di me / in altri da te / canta le sue vittorie». (p. 96) Ė un idillio che lascia il segno, nutre l’anima del lettore, inquietandola - e non può essere altrimenti - come un Dioniso che danza incessantemente, avvertendo il bisogno impellente di condividere il genio folle di Cerro. Tuttavia, i versi raccolti nel libro La congiura degli opposti fanno approdare la mia mente nell’incantevole mondo baudelaireiano. «Avrei con ardore baciato il tuo nobile corpo e / passato il tesoro di profonde carezze dai tuoi freschi / piedi alle tue trecce nere, / se qualche sera, o regina crudele, con un pianto / ottenuto senza sforzo tu potessi solamente / offuscare lo splendore delle tue fredde pupille». (C. Baudelaire, Spleen e ideale) Anche Baudelaire contrappone nelle sue poesie il bene e il male, la vita e la morte, l’amore, la bellezza, l’angoscia di vivere privilegiando sensiblità, irrazionalità, malinconia. Si rifugia nella poesia, prediligendo l’onirico e la propria solitudine. Così si legge: «Di sera le angosce si chiamavano per nome / sulle soglie guardavano moltiplicarsi l’assenza della luna. / Erano alti i cancelli / non si vedeva l’estremità di niente / ma l’indice fissava nella verticalità una dimora prossima all’altezza. (...) - La nenia in un angolo si cantilenava - / Gabriele dell’Addolorata contò le sette spade / ripose il teschio / poi partì per trent’anni». (p. 111). È chiara l’originalità della poesia di Benedetta Cerro, come è evidente la capacità di rivelare le sue emozioni utilizzando un linguaggio aulico, «è colei che se l’ignori sguaina lo strale». Non si può né si deve ignorare. La sua poetica colpisce come frecce che lasciano il segno e si sente, lo si ascolta, lo si riconosce come un pianoforte quando suona le sinfonie di Liszt. Così come si vive anche l’impronta filosofica sempre in bilico tra poesia e prosa, rifuggendo da ogni classificazione di genere e lo si comprende nel riferimento che la poetessa fa nell’incipit della sua opera a Edmond Jabès. La conclusione pertanto appare provvisoria, non si può mettere fine a riflessioni riguardo l’esistenza, la filosofia cantata in versi e in prosa nell’opera poetica La congiura degli opposti in siffatta maniera: «Gli uccelli cantavano / nei pentagrammi. Gli alberi / si cercavano nella geografia dei tarli. / L’infanzia si calò il silenzio / sugli occhi. E si distese. / Piansi in terza persona. / Non avevo lacrime mie. / Ma si recitavano / attraverso la mia voce / tutte le poesie (...)». (p. 119). E come far morire il viandante di Nietszche, lo Zarathustra - è impossibile - poichè è eterno il suo cammino nell’eterno ritorno.
 
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