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martedì 21 febbraio 2017
lunedì 20 febbraio 2017
La genesi del Mein Kampf. 1924: l'anno che cambiò la storia di Peter Ross Range. Traduttore: F. Cenciotti (Newton Compton)
Quando si parla
dell'ascesa al potere di Hitler in Germania, è importante ricordare che è
esistito il 1924. Quello è l'anno in cui Hitler si è definitivamente
trasformato in salvatore della patria e leader indiscusso, e ha cominciato a
interpretare e distorcere la tradizione storica della Germania per sostenere la
sua idea del Terzo Reich. Tutto ciò che è venuto in seguito - lo sviluppo di
un'idea incredibilmente malvagia - ha origine da quell'anno. L'anno in cui
Hitler è stato rinchiuso in carcere, insieme a chi aveva partecipato con lui al
Putsch di Monaco. Un anno di letture e scrittura. Un anno di processo in aula
per tradimento, un anno passato a definire la sua ideologia, lavorando
febbrilmente al Mein Kampf. Finora questo periodo unico e fondamentale della
vita di Hitler non è mai stato preso seriamente in considerazione. Mentre esso
contiene tutto ciò che serve per capire l'uomo e la brutalità con cui ha
cambiato il mondo per sempre.
Sideralgia di Marta Vigneri (iQdB Edizioni di Stefano Donno) alla Libreria Palmieri di Lecce
Sideralgia di Marta Vigneri (iQdB Edizioni di Stefano
Donno) sarà presentato dal giornalista e scrittore Raffaele Polo con le letture
di Mauro Marino (Fondo Verri) il 21 febbraio 2017 ore 18,30 presso la Libreria
Palmieri di Lecce in via Salvatore Trinchese, 62 a Lecce. Interverrà l’editore
Stefano Donno
DALLA PREFAZIONE di FRANCESCA TUSCANO - “Che poesia è
dunque LA poesia di Sideralgìa? Ma sarebbe meglio dire cosa non è: non è poesia
del sentimento, inteso come necessità espressiva di un’intimità non mediata,
ingenua (…) La poesia di questa raccolta è invece densa di sottotesto, mediata,
e se di sentimento parla lo fa con evidente consapevolezza formale, oltre che
tematica. Non è poesia per signore con cagnolino da grembo (come avrebbe detto
Majakovskij). La poesia di Marta (qui il nome non è dell’autrice, ma della voce
che agisce, nella raccolta) è poesia dell’urlo (comunicativo), che nasce dal
suo opposto, l’afasia che ha conosciuto, carnalmente, l’Ospite, e la sua
distruzione. E perciò la scelta linguistica diventa discrimine (come sempre è
nella poesia, peraltro, quando è poesia). La scelta (ideologica) di Marta è
quella di chi avverte il dovere, oltre che la necessità, di definire il reale
attraverso un sistema di indagine non semplicemente percettivo. Esistono molte
lenti per mezzo delle quali si assume il reale (…). Marta usa lenti che non
riproducono in nettezza, ma in profondità.”
DALLA POSTFAZIONE di MARCELLO BUTTAZZO – “La sua è poesia filosofica, d’un progressivo incedere, d’un elegante procedere. Filosofica perché va a fondo dell’essere, scava intimamente nelle scaturigini dell’esistente, rivelando e mostrando sempre tracce consistenti di vita vissuta. Quella di Marta Vigneri è poesia di fisica ponderatezza. Il corpo balena, respira, parla, declama, evoca, echeggia. “Il corpo violato è padrone miserabile del tempo fortuito, trafitto dal ferro azzurro e affilato”. . Versi dell’alterità quelli di Marta, perché l’Autrice non si rinchiude mai in uno sterile fortino di egocentrismo: tutt’altro. Con le sue parole d’amore, di gioia e di dolore, getta un ponte conoscitivo e prolifico con l’altro da sé. I suoi versi non sono uno specchio di vacuo egotismo, ma un veemente e intenso treno in corsa, con cui la poetessa ci invita al viaggio.”
iQdB edizioni di Stefano Donno (i Quaderni del
Bardo Edizioni di Stefano Donno)
Sede Legale e Redazione: Via S. Simone 74 - 73107
Sannicola (LE)
Redazione - Mauro Marino
Segreteria Organizzativa – Dott.ssa Emanuela
Boccassini (ema.boccassini@gmail.com)
Public Relations – Raffaele Santoro
Social Media Communications - Anastasia Leo, Ludovica
Leo
venerdì 17 febbraio 2017
Sopravvissuti agli anni ’90. Come? Ce lo racconta Mattia Bertoldi in "La dura legge di Baywatch", da marzo in libreria.
Chi si ricorda, degli
anni ’90, i mini e i floppy disc, i primi videoclip di Videomusic, le serie
televisive di Friends, Baywatch, e ancora, le sale giochi, le schede
telefoniche o le boy band? Se a questi soli pensieri si prova un mix tra
nostalgia e sollievo, allora questo è il libro giusto – anzi il librogame
giusto – per ritrovare lo spirito dei sopravvissuti alla grande transizione
analogico-digitale, quando per “scaricare una fotografia da Internet ci voleva
mezz’ora”. Mattia Bertoldi, lui che è nato nel 1986 e in quegli anni era
adolescente, con La dura legge di Baywatch. Tutto quello che avete amato negli
anni ’90, (Booksalad, marzo 2017, Euro 14,00, IN USCITA IN MARZO), ha raccolto
i suggerimenti di decine di suoi coetanei e ci racconta con sorprendente ironia
e un pizzico di rimpianto la musica, la tv, l’intrattenimento, le letture, le
mode e le tecnologie degli anni ’90. In un percorso strutturato come un
librogame, soppiantato in quegli anni dai giochi di ruolo elettronici, si
chiede come sia stato possibile divertirsi, amare, studiare, comunicare senza
Wikipedia, Google, Netflix e gli smartphone. E, senza prendersi troppo sul
serio, rivendica con orgoglio di avercela fatta, di essere uscito indenne da quel
decennio, nonostante tutto. Noi degli anni ’90 siamo stati gli ultimi esemplari
della nostra specie a provare i limiti della tecnologia digitale, gli ultimi ad
aver assaggiato musicassette e mini disc, in un’epoca in cui gli MP3 erano
ancora un miraggio per i più; ad aver seguito delle serie televisive senza
l’aiuto di Internet, pronti a spaccare il videoregistratore se solo ci fossimo
dimenticati di puntarlo per catturare su VHS l’ultimo episodio della stagione
perché... esatto, niente streaming e niente riassunti su Wikipedia. Siamo anche
stati gli ultimi a subire la maledizione di Baywatch, e questo è un segno che
ci porteremo dietro per tanto, tanto tempo. E nessun remake potrà toglierci
questo.
Mattia Bertoldi, nato
nel 1986 a Lugano, ha vissuto più o meno alla grande tutti gli anni Novanta.
Sognava il chiodo di pelle di Max Pezzali ed era innamorato di Xena e Buffy.
Ancora oggi tifa per i Chicago Bulls, ascolta Gigi D’Agostino e ha paura dei
vermi giganti del sottosuolo per colpa di Tremors. Finalista al Premio Chiara
Giovani nel 2011, ha esordito con il romanzo Ti sogno, California, edito da
Booksalad nel 2012, e dal 2016 è membro di comitato dell’ASSI, Associazione
Scrittori della Svizzera italiana.
Il suo sito: www.mattiabertoldi.com
Torto marcio di Alessandro Robecchi (Sellerio Editore Palermo)
Tre luoghi di Milano,
vicini sulla mappa ma lontanissimi tra loro, per il nuovo romanzo di Robecchi:
la casa di Carlo Monterossi, autore televisivo di una trasmissione trash (di
cui si vergogna), cultore di Bob Dylan e detective per caso; il quartiere
malfamato attorno a San Siro, un mercato degli alloggi governato dai calabresi,
dal collettivo di sinistra e dagli africani che si dividono democraticamente
spazi e spacci; infine la questura dove lavorano in tandem il sovrintendente
Carella e il vice Ghezzi. Nel centro di Milano hanno sparato a un commerciante
di carni, sessantenne ricco e senza ombre, ma c'è una nota stonata: sul
cadavere un sasso bianco, liscio, rotondo, poggiato sul petto. Dopo pochi
giorni un altro omicidio con le stesse modalità - ancora una volta una pietra
sul corpo - getta la città nel panico. Una firma? L'assassino dei sassi occupa
le pagine dei giornali, radio e tv, compresa la trasmissione "Crazy
Love" che Carlo Monterossi sta finalmente per abbandonare e non ne vede
l'ora. Ed è in questo frangente che l'agente di Carlo, Katia Sironi, la sua
alleata per la vita, chiede aiuto: la madre anziana è stata derubata in casa di
alcuni gioielli, tra cui un anello preziosissimo. E così Carlo, "l'uomo
curioso", "l'uomo che risolve problemi", con l'amico Oscar Falcone
si mette a caccia dell'anello, solo che nella ricerca della pietra preziosa si
imbatte nelle pietre degli omicidi, che nel frattempo sono diventati tre. Da
San Siro a via Manzoni, dalle cantine degli alloggi popolari a un albergo sul
lago, le indagini di Carella e Ghezzi si incrociano con quelle di Monterossi,
finché i conti finiranno, amaramente, per tornare per tutti.
giovedì 16 febbraio 2017
Vita con Lacan di Catherine Millot. Traduttore: R. Prezzo (Cortina Raffaello)
"Ci fu un tempo in
cui ero convinta che Lacan sapesse tutto di me. Mi sentivo trasparente davanti
a lui. Non avere nulla da nascondere mi dava una libertà totale, ma non solo.
Una parte essenziale del mio essere era affidata a lui, che la proteggeva, io
non me ne occupavo. Ho vissuto anni al suo fianco in questa leggerezza."
Attraverso i luoghi che hanno esplorato insieme e le persone che hanno
frequentato, Catherine Millot racconta l'"altro" Lacan, quello dei
viaggi in Italia, a Roma e a Venezia, il Lacan delle gite in macchina (un pazzo
al volante?), che guida senza tenere conto del colore dei semafori, o quello
dei tuffi nella piscina di Guitrancourt in ogni stagione e con qualsiasi tempo.
In questo testo elegante, delicato e spesso divertente, il lettore sarà
sorpreso di scoprire, dietro lo psicoanalista Lacan, un uomo generoso,
seducente, senza pregiudizi e molto semplice nei rapporti con gli altri.
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