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martedì 21 marzo 2017

Kasabian - You're In Love With a Psycho (Lyric Video)

Il minuto di silenzio. La storia del calcio attraverso i suoi eroi di Gigi Garanzini (Mondadori)

Gigi Garanzini, una delle penne più nobili del giornalismo sportivo, costruisce con arte una storia lirica del calcio mondiale. Un'impresa romantica, un libro scritto in stato di grazia, lieve come un fiore posato sulla tomba di un eroe.
"Dove sono Mumo, Lev, Helenio, George e Omar, l'abulico, l'atletico, il buffone, l'ubriacone, il rissoso? Tutti, tutti, dormono sulla collina. I cinque aggettivi sono quelli del secondo verso di Edgar Lee Masters. I personaggi, tolto Jascin che ci sta dentro in pieno, sono invece adattati con un pizzico di disinvoltura perché l'abulìa di Mumo Orsi era saltuaria assai, la buffonaggine del mago Herrera una componente studiata e coltivata del suo carisma. Mentre i vizi di Best e il caratteraccio di Sivori non ne hanno impedito l'ingresso nella galleria dei più grandi. La collina su cui dormono è una Superga dell'anima. Il rimando a Spoon River, deferente e inevitabile, spero non spudorato, si ferma qui. Questa è una semplice passeggiata della memoria, coltivata negli anni e immaginata con un centinaio di garofani rossi. La storia del calcio l'hanno scritta davvero in tanti. Un fiore e un minuto di silenzio per ciascuno. Ma silenzio-silenzio, senza che a funestarlo arrivi il bell'applauso di cui la società dello spettacolo non sa più fare a meno. Un minuto. Due-tre nel caso dei personaggi più straripanti: è quanto serve alla lettura di ciascuno dei ritratti. Per ricambiare le emozioni che hanno regalato a generazioni di appassionati. E insieme per riviverle, per continuare a tramandare le loro gesta, le imprese, e perché no, le umane debolezze. Tutti, tutti, dormono dunque sulla collina del football. Ragazzi come Meroni e Scirea, vecchie glorie come Di Stéfano e Matthews, cantori come Brera e Galeano. Se il calcio è rimasto di gran lunga il gioco più bello del mondo lo deve innanzitutto a loro: e ai tanti altri che è stato emozionante scoprire o riscoprire. Quand'eran giovani e forti ci hanno fatto battere il cuore."

Motta - Del tempo che passa la felicità

lunedì 20 marzo 2017

Il cantautore va a Santiago! - Booktrailer#1

Capo Tiburon - Booktrailer - Aaronne Colagrossi

Il Mostro della Mannaia booktrailer

Vasco Rossi - Come Nelle Favole

Castrogiovanni: "Mi avevano dato 6 mesi di vita" - Tiscali Sport

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È il primo giorno di primavera! E non è il 21 marzo - VanityFair.it

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Le sfide creative di Maria De Filippi in vena di sperimentazioni - Corriere.it

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venerdì 17 marzo 2017

Ed Sheeran - Lego House [Official Video]

Ed Sheeran - Photograph (Official Music Video)

Ed Sheeran - How Would You Feel (Paean) [Live]

Ed Sheeran - Shape of You [Official Video]

Propizio è avere ove recarsi di Emmanuel Carrère. Traduttore: F. Bergamasco (Adelphi)



Una fondamentale via di accesso al laboratorio dell'autore, e soprattutto un appassionante autoritratto involontario. «Il fatto è che sino a pochi anni fa mi sembravano di una imperdonabile e piatta volgarità la presenza invadente di Balzac nei suoi libri, i suoi commenti, le sue opinioni su tutto - spesso bizzarre, qualche volta idiote - e la sua petulante presunzione. Invece in questo momento (ma l'ago della bilancia può ancora tornare a pendere dall'altra parte) trovo piatti e - in un modo loro caratteristico, più velato e di conseguenza più imperdonabile - volgari gli illustri scrittori di stretta obbedienza flaubertiana, ossessionati dall'impersonalità e dalla perfezione formale di libri che si reggonosolo sulla forza dello stile.».
«Propizio è avere ove recarsi» è una delle risposte che fornisce, quando lo si interroga, l'I Ching, l'antico libro oracolare cinese. Seguendo questa preziosa indicazione, Emmanuel Carrère è partito innumerevoli volte, con una meta e uno scopo sempre diversi (e non necessariamente scelti da lui): è andato nella Romania del dopo Ceausescu sulle tracce del conte Dracula, nei tribunali della «Francia profonda» a seguire processi per atroci delitti, nella Russia di Putin a immergersi nell'infinito caos del postcomunismo, al Forum di Davos a «chiacchierare» con i potenti della terra, nel Nord dello Stato di New York a incontrare il fantomatico «uomo dei dadi» - imbattendosi non di rado in storie e personaggi sorprendenti, e a volte sconvolgenti, che avrebbero offerto materia a L'Avversario, Un romanzo russo, Limonov. Negli stessi anni faceva anche altri viaggi, per così dire, attorno alla sua mente: inventando soggetti di film che non avrebbe mai girato, riflettendo sul proprio modo di fare letteratura, scoprendo libri folgoranti o rileggendone altri immensamente amati. Questo, e molto altro, è ciò che troviamo nei testi qui raccolti, molto diversi tra loro eppure legati da un tono riconoscibilissimo e peculiare - a riprova di quanto Carrère ha sempre sostenuto, ossia che gli sembra vano contrapporre letteratura e giornalismo, e quel che gli importa è scrivere un reportage nello stesso modo in cui scrive i suoi libri: «alla prima persona, menando il can per l'aia e raccontando le cose in maniera un po' sinuosa».

giovedì 16 marzo 2017

Toyota Aygo, il total look per anime rap!

L'importanza di essere Lucio. Eros, magia & mistero ne L'Asino d'oro di Apuleio di Franco Pezzini (Per Odoya in libreria dal 31 marzo 2017)



L’Asino d’oro è l’unico romanzo latino integralmente sopravvissuto, anche grazie all’intervento di Boccaccio (che l’amava) e di Boiardo (che lo tradusse). Ma la definizione non è certamente esaustiva: in primis perché allora la forma romanzo era poco frequentata (per esempio non esiste un termine unico né in greco né in latino) e in secundis perché il famoso testo di Apuleio ha una duplice natura. Da un lato fiaba milesia, ovvero racconto leggero dedicato a chi si vuol divertire, come lo stesso istrionico narratore dichiara in apertura, mentre dall’altro è infarcito di simboli e dedicato agli appassionati del culto di Iside e Osiride. Franco Pezzini, brillante interprete dell’immaginario gotico e fantastico (per Odoya ha pubblicato Victoriana. Maschere e miti, demoni e dèi dell’età vittoriana) ci conduce per mano all’interno della gustosa e misteriosa opera di Apuleio. Una rilettura di questo grande classico in versione pop, affrontabile da tutti, ma che non deluderà l’antichista scafato, completa di box di approfondimento (per esempio Pinocchio  L’Asino d’oro o Streghe e sesso), di immagini evocative e bozzetti disegnati dall'autore. Il "romanzo" si presta a questa operazione (il prossimo libro di questa sotto-collana, sempre a firma del Pezzini sarà sul Satyricon di Petronio Arbitro), perché è “una storia che si è tentati di collocare tra Fellini e David Lynch, tessuta d’ironia e orrore onirico, avventura, raffinato erotismo, fantasie disturbanti; una storia dal sentore – ha detto Flaubert  d’incenso e di orina, dove un labirinto di vicende buffe o paurose, bizzarre o imbarazzanti finisce col condurre a uno strano finale di rinnovamento interiore”.   La prerogativa del protagonista (che conserva qualche caratteristica autobiografica di Apuleio) è la curiosità, vero e proprio motore della vicenda.  A causa di questo sentimento “troppo umano” si addentra nella temibile Tessaglia, terra di streghe. La cosiddetta “terra delle madri” lo accoglie con una serie di vicende che lo avvicineranno vieppiù alle pratiche magiche e misteriche. Situazioni oniriche e (auto) illusioni culleranno il curioso Lucio verso un destino quasi ineluttabile. Quando la servetta con cui ha una tresca gli farà finalmente sbirciare la focosa padrona Panfile trasformarsi in gufo, grazie a un unguento spalmato “dalla punta dei piedi fino alla cima dei capelli”, il desiderio del protagonista sarà quello di eguagliare la prodezza della strega, venendo così trasformato in asino. Se questo “oggetto letterario non identificato” (per dirla, come fa Pezzini, con i Wu Ming) non ci è giunto con il suo titolo originario (peraltro come parte di un’opera che comprendeva anche altro) è probabilmente per non confonderlo con l’omonimo di Ovidio: L’Asino d’oro è Metamorphoseon libri XI.  E di cambiamenti ce ne saranno svariati nel corso della trama. Infatti il povero ciuco verrà messo a dura prova dalla Fortuna, che lo allontanerà da quelle rose che, se mangiate, lo farebbero tornare umano. Tramite vicende definibili “pulp” la Dea (Iside) concederà a Lucio non solo di tornare umano, ma anche la vera e propria iniziazione al culto. Il cuore della vicenda è infatti una pletora di situazioni di sesso e violenza. Lo sventurato avrà addirittura a che fare con un fantasma e una nobildonna si congiungerà avidamente con il protagonista asinificato, scena poi prontamente ripresa da Milo Manara in uno dei suoi famosi albi. Si noti inoltre che l’opera va riscoperta anche per una serie “racconti nel racconto” imperdibili, nei quali troveremo sia un personaggio che porta il nome di Socrate che la più compiuta formulazione della favola di Amore e Psiche. Per finire Pezzini dipana la matasse del divino e del culto (sincretico) di Iside e Osiride tanto cari all’autore. Se Lucio non è Apuleio, è pur vero che l’autore fu processato nel 158 d.C. per magia e l’altro importantissimo testo che ci è giunto è proprio quell’arringa difensiva che ha alcune eco nella sua opera successiva. La fama di Apuleio (che proveniva da Madaura, odierna Algeria) passa anche per il culto di Iside e Osiride sul quale sappiamo tenesse partecipate conferenze. Questo e molto altro ci regala la lettura dell’ottimo libro di Franco Pezzini, alla fine del quale potrete dire, senza paura di mentire di “sentirvi cambiati”.

Franco Pezzini è studioso dei rapporti tra letteratura, cinema e antropologia, con particolare attenzione agli aspetti mitico-religiosi e al fantastico. Tra i fondatori della rivista L’Opera al Rosso, è membro del Coordinamento di Redazione de L’Indice dei libri e della redazione di Carmillaonline. Collabora alle pagine culturali di Avvenire e alla rivista online LN.librinuovi.net. Tra i numerosi saggi pubblicati: con Arianna Conti, Le vampire. Crimini e misfatti delle succhiasangue da Carmilla a Van Helsing (Castelvecchi 2005); con Angelica Tintori, The Dark Screen. Il mito di Dracula sul grande e piccolo schermo (Gargoyle Books 2008) e Peter & Chris. I Dioscuri della notte (Gargoyle Books 2010); oltre a saggi e articoli in antologie e riviste di vario genere. È animatore della Libera Università dell’Immaginario, con cui tiene da anni corsi monografici. Per Odoya ha già pubblicato: Victoriana. Maschere e miti, demoni e dèi del mondo vittoriano (2016).

In the Woods - Dompé

Justin Bieber - Faded (Music Video)

mercoledì 15 marzo 2017

CATTIVISSIMO ME 3 - Secondo trailer italiano ufficiale

Sfera Ebbasta - Dexter (Prod. Charlie Charles, Sick Luke)

Lights of change di Natália Anzalone

Strategia dell’addio di LiberAria Edizioni. A fine marzo 2017 in libreria

















“Le parole di Elena Mearini sprigionano un’energia smagliante e guerriera. La sua non è mai contemplazione del mondo: è sempre combattimento.”  (Raul Montanari)

Arriva nelle librerie italiane la nuova raccolta di poesie di Elena MeariniStrategia dell’addio, pubblicata per la collana Penne della case editrice barese LiberAria. Strategia dell’addio è la storia poetica di un amore e di un abbandono raccontato in versi, dalla solitudine all’incontro, dalla crisi fino al superamento del dolore. Le poesie di Elena Mearini somigliano a dei brevi haiku, didascalie del quotidiano scandagliate da un occhio acuto e da una penna affilata. Ciò che colpisce è la naturale scioltezza degli enunciati che compongono la parabola di un amore infelice. La Mearini utilizza un linguaggio volutamente scarno, ma ricco di sensibilità e ironia, influenzato dalla prosa contemporanea e asciutta della Dickinson e della Szymborska, rendendolo di volta in volta strumento d’indagine, espressione di dolore, lotta indomita contro la sofferenza, sorriso con cui guardare a un addio. Contraltare a questo canto intimo e struggente, i disegni dell’illustratrice ClaraPatella, il cui tratto netto, aperto, minimale madotato di delicatezza e profondità, donano risalto alla scrittura poetica, aiutando il lettorea trovare la propria Strategia dell’addio.
Elena Mearini È nata nel 1978 e vive a Milano. Ha pubblicato i romanzi 360 gradi di rabbia, Excelsior 1881, Premiogiovani lettori “Gaia di Manici-Proietti” nell’ambito della rassegna“Umbria Libri”; Undicesimo comandamento, Perdisa pop, PremioSpeciale UNICAM- Università di Camerino, terzo classificato al Concorso Nazionale di Narrativa “ Maria Teresa di Lascia” e Premio giovanilettori “Gaia di Manici-Proietti” nell’ambito della rassegna “UmbriaLibri”; A testa in giù, Morellini editore;Bianca da morire, Cairo editore, Premio“Lago Gerundo” per la narrativa.Firma due raccolte di poesie: Dilemma di una bottiglia, Forme Libere editore e Persilenzio e voce, Marco Saya editore.

martedì 14 marzo 2017

Lorde - Green Light (Live On SNL/2017)

Justin Bieber - Forever Your (Ft. Avicii & The Chainsmokers)

La Rai scommette sul web: nasce Rai 24, sarà diretta dalla Gabanelli - Repubblica.it

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"Isola dei Famosi", Paola Barale sbarca in Honduras da Raz - Tgcom24

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Prodigy - Mescaline (Molotov Beatz Remix) HQ

La rivoluzione d'amore

lunedì 13 marzo 2017

Wonder Woman - Trailer ufficiale italiano | HD

Roberto Quaglia: "Il fondamentalismo hollywoodista"

Festival internazionale di Poesia Europa in versi - venerdì 7 /sabato 8 aprile 2017. Poesia, scienza e tecnologia VII edizione (Villa Gallia, Como)





















Monica Aasprong, norvegese, Victor Rodriguez Nunez, cubano, Haydar Ergülen, turco: sono alcuni poeti internazionali che parteciperanno a “Europa in Versi”, il festival di poesia che da sette anni si tiene a Como, quest’anno nella splendida cornice di Villa Gallia, e che nel 2016 ha registrato la presenza di circa 1.500 persone.
Tema dell’edizione 2017 “Poesia, scienza e tecnologia”: –”Poeti e scienziati hanno le stesse capacità intuitive, la stessa potenza immaginativa, la stessa sete di conoscenza che li spinge a porsi le domande fondamentali dell’esistenza: chi siamo, da dove veniamo e verso dove andiamo, come sono  fatti il mondo e l’Universo in cui viviamo.”  sostiene Laura Garavaglia, ideatrice e promotrice dell’iniziativa.
Il via ufficiale al festival – organizzato da “La Casa della Poesia di Como” – è venerdì 7 aprile con un incontro che unisce studenti, i poeti ospiti di “Europa in versi” e i professori dell’Università dell’Insubria. Sempre venerdì gli stessi poeti si spostano a Lomazzo, presso il parco scientifico tecnologico di ComoNext, per un incontro con il pubblico.
Sabato 8 aprile i poeti incontrano gli studenti dei licei di Como, per un dibattito che – nelle scorse edizioni – si è sempre rivelato appassionato. 
Al pomeriggio e alla sera il festival vero e proprio. Ecco l’elenco dei poeti: i già citati Monica Aasprong, Vìctor Rodrìguez Núñez e Haydar Ergülen. Poi Helen Soraghan Dwyer (Irlanda), Francoise Roy (Canada), Giovanny Gomez (Colombia), Ruben Dario Lotero (Colombia), Ion Deaconescu (Romania), Marta Markoska (Macedonia), e gli italiani Giovanni Darconza, Bruno Galluccio e Cinzia Demi. 
Durante il festival sarà organizzata una “Bottega di poesia”, già collaudata negli anni. Gli “aspiranti poeti” potranno chiedere gratuitamente un parere sui loro versi al poeta Mario Santagostini. Da questa esperienza negli anni sono emersi piccoli talenti, poi pubblicati.
 Accanto al festival altri momenti culturali, come la mostra delle opere degli allievi dell’Accademia Aldo Galli, realizzate ispirandosi alle poesie presentate. Un intervallo musicale sarà a cura del Conservatorio di Como.
Dopo il successo della I edizione, prosegue il “Premio Internazionale di Poesia e narrativa Europa in versi”, legato al festival e articolato in varie sezioni, tra cui un’ampia sezione dedicata ai giovani: in serata premiazione dei vincitori.
Come per l’edizione precedente sarà pubblicata un’antologia da iQdb edizioni di Stefano Donno che raccoglie alcune poesie dei poeti partecipanti al Festival e dei vincitori del Premio.

Per ulteriori informazioni:


venerdì 10 marzo 2017

The Weeknd - I Feel It Coming ft. Daft Punk

Il borghese. Tra storia e letteratura di Franco Moretti (Einaudi)



La mappa delle vicissitudini della cultura borghese, esplorando le cause della sua storica debolezza e della sua attuale irrilevanza. «Gli studiosi di storia sociale hanno talvolta dei dubbi sul fatto che un bancario e un fotografo, o un costruttore di navi e un pastore, facciano realmente parte della stessa classe. Cosí è in Ibsen; o almeno, essi condividono gli stessi spazi e parlano la stessa lingua. Qui non c'è nulla del mascheramento della classe "media" inglese; questa non è una classe di mezzo, offuscata da quelle che le sono sopra, e ingenua riguardo al corso del mondo; questa è la classe dirigente, e il mondo è come è perché sono loro ad averlo reso tale. Ecco perché Ibsen si trova all'epilogo di questo libro: le sue opere teatrali sono il grande regolamento dei conti del secolo borghese, per usare una delle sue metafore. Ibsen è l'unico scrittore che guarda il borghese in faccia e gli chiede: Allora, dopotutto, che cosa hai portato al mondo?» «Il borghese… Non molto tempo fa, questo concetto sembrava indispensabile all'analisi sociale; oggi invece possono passare anni senza che se ne parli. Anche se il capitalismo è piú potente che mai, la sua incarnazione sembra essere svanita nel nulla. "Io sono un membro della classe borghese, mi sento tale e sono stato educato alle sue idee e ai suoi ideali", scriveva Max Weber nel 1895. Chi potrebbe ripetere oggi quelle stesse parole? Le "idee" e gli "ideali" borghesi: ma che cosa sono?» Inizia cosí lo studio di Franco Moretti sulla presenza della borghesia nella moderna letteratura europea. Nel saggio, la galleria dei singoli ritratti si intreccia con l'analisi di specifiche parole chiave («utile» e «serio», «efficienza », «influenza», «comfort», la «roba»), con le mutazioni formali riscontrabili nella prosa di celebri opere romanzesche (da Defoe, Austen e Flaubert a Goethe, Verga e Pérez Galdós), e con alcuni riscontri paralleli nella coeva arte europea (da Vermeer a Manet). A partire dal «padrone lavoratore» del primo capitolo, passando attraverso l'etica espressa da alcuni romanzi ottocenteschi, l'egemonia conservatrice della Gran Bretagna vittoriana, le «malformazioni nazionali» delle culture periferiche, e chiudendosi con l'autocritica radicale messa in scena dai drammi di Ibsen, il volume traccia la mappa delle vicissitudini della cultura borghese, esplorando le cause della sua storica debolezza e della sua attuale irrilevanza.

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